Intervista a Giampiero Faraone

E' da ben tre ore che la Danesi Nettuno si sta allenando sul proprio campo, quello stadio Steno Borghese capace di seimila anime che adesso è vuoto, ma che da lunedì si riempirà per spingere la propria squadra verso la conquista del sedicesimo tricolore.
E' quasi ora di cena eppure c'è ancora chi indugia a fare batting pratice.
Swing da affinare, bunt e linee in campo opposto da piazzare con cura.
Giampiero Faraone, manager del Nettuno e leggenda vivente del baseball italiano, è lì, vicino al box, a controllare uno per uno i propri giocatori.
Il segreto di tanti successi forse è proprio questo.
Tanto allenamento, anche quando il caldo è asfissiante, ma anche tanta allegria in una squadra che non ha mai nascosto di fare della compattezza del gruppo la propria forza.
Quando al calar del sole il manager nettunese manda i suoi ragazzi a fare la doccia, arriva il momento di parlare con lui della semifinale e dell'ottava finale scudetto consecutiva che andrà ad affrontare.



Penso che contro il Parma noi abbiamo meritato ampiamente di passare il turno, tutto questo a maggior ragione se proprio loro ammettono che il risultato del campo è giusto – esordisce – noi abbiamo dato il massimo in tutte le occasioni pur sprecando qualche opportunità di troppo a Nettuno, dove comunque abbiamo costruito la nostra vittoria“.

Quale è stata l'arma in più che avete sfoderato rispetto agli emiliani, oltre ad una condizione evidentemente migliore che si è fatta sentire sia sul monte di lancio che nel box di battuta?
Direi la convinzione sopra tutto il resto, i ragazzi sono scesi in campo con delle motivazioni particolari che hanno decisamente reso sul campo di gioco – ci dice – se sei fiducioso nei tuoi mezzi non c'è avversario che ti può mettere paura e condizionare la tua partita. Spero che quest'aggressività i miei riescano a mantenerla anche nel corso delle finali“.

Parliamo del Rimini avversario rispettato ma non temuto, e di questa serie scudetto. Per Faraone ed il Nettuno è l'ottava consecutiva.
Sono gli attuali campioni in carica, per due anni di fila hanno vinto la regular season lasciando per strada pochissime partite, una squadra indubbiamente forte e contro cui c'è sicuramente da lottare e faticare per averne ragione. Ma è pur vero che a mio modo di vedere abbiamo qualche possibilità in più rispetto al '99“.

Dallo scorso anno cosa è cambiato in loro?
Pochissimo all'apparenza, i loro pitcher sono comunque di tutto rispetto, a cominciare da Cabalisti e passando per gli altri, e poi gente come Liverziani, Sheldon e gli altri è sempre pericoloso trovarsela di fronte“.

Si passa da una serie a cinque partite ad una a sette, con evidenti variazioni nella gestione del parco lanciatori. Aspetti l'immediata vigilia ed avere più tempo a disposizione per decidere?
Con sette partite davanti e con due soli giorni di riposo cambia tutta la strategia, la stessa che invece si poteva pianificare nel caso delle cinque. Di certo c'è che nella prima gara, quella di venerdì, lancerà Cipriano Ventura. Il resto si vedrà strada facendo“.

This post was published on 23 Agosto 2000 00:00

Mauro Cugola

Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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