Con 2 vittorie e 5 sconfitte l’Italia ha ripetuto il torneo di quattro anni fa ad Atlanta. C’è una differenza sostanziale, però. Anzi, di differenze ce ne sono due. Quella sostanziale è che ad Atlanta non avevamo Simontacchi e Newman a lanciare e nemmeno Madonna, Sheldon e Di Pace in battuta. Quella marginale è che quattro anni fa quel “record” aveva dato agli azzurri il quinto posto. Questo, viceversa, ci fa arrivare sesti. Il piazzamento finale sembra, e in realtà è, questione di scarsa rilevanza. Cosa volete che cambi dal quinto al sesto posto? Nulla, cambia. Quel che conta sono le 2 vittorie su 7 partite e le 2 vittorie che potevano essere e non sono state. Di questo discutiamo pure. Abbiamo battuto l’Australia, che non era forte come avrebbe voluto essere ma nemmeno era scarsa. Abbiamo vinto in casa loro e lo abbiamo fatto dopo 12 inning. E questo è un risultato da applausi. Abbiamo distrutto il Sud Africa, che certamente era la squadra più debole del torneo ma che ha pur sempre battuto l’Olanda, togliendola dal giro medaglie. Noi con l’Olanda abbiamo perso 3-2, quindi più o meno con lo stesso risultato dell’Europeo di Bologna di un anno fa. Oggi, ammettiamolo, gli olandesi ci sono superiori. Anche perchè loro ci hanno messo contro Rob Cordemans, ‘olandesissimo lanciatore di appena 24 anni. Noi per essere competitivi ci siamo rivolti a Simontacchi e Newman, che possono avere il passaporto italiano, ma che di “scuola” sono decisamente americani. E qui casca il solito asino. Il nostro baseball non produce talenti nei ruoli chiave. Detto così, pare brutto, però è vero. L’unico lanciatore partente nato e cresciuto in Italia che abbiamo oggi è Fabio Betto, che ha 28 anni. Il catcher titolare è Chris Madonna, che fino a febbraio non sapeva nemmeno dov’era il Belpaese. L’interbase è Seth La Fera, anche lui italiano solo di passaporto. Date retta a me, c’è da preoccuparsi. Se invece vogliamo rimanere al contesto del torneo olimpico, allora possiamo tranquillamente affermare che, con un po’ di fortuna e un lanciatore in più, in zona medaglia ci potevamo anche finire. Forse sarebbe bastato il “veterano” Ceccaroli ad allungare la rotazione. Magari un po’ più di coraggio dallo “staff tecnico” non avrebbe guastato. Di certo una mano l’avrebbe data Simontacchi, non mandando all’esterno destro contro gli USA il più comodo dei tiri in prima. E saremmo arrivati quinti, col miglior “record” olimpico di sempre, semplicemente battendo l’Olanda. Questa olimpiade, insomma, non è da buttare, a patto che ci insegni qualcosa. Cioè che a certi livelli senza “italiani d’America” non possiamo competere e che non possiamo giocare contando “solo” su di loro. Gli europei in anni non olimpici o gli intercontinentali, mi permetto di proporre, ci dovrebbero vedere al via con nazionali sperimentali. Per l’Olanda, intanto, provo sempre un po’ d’invidia. Lobbezoo, che non è antillano ma “alto e biondo” (ringrazio per la correzione chi mi legge attento) giocherà in America.
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