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Calma Olimpica

Quando la pressante campagna PER IL BASEBALL OLIMPICO condotta da Bruno Beneck dagli anni ’70 portò al torneo dimostrativo di Los Angeles, al quale la Nazionale azzurra prese parte dopo la drammatica vittoria sugli Olandesi agli Europei di Grosseto, tutti gli addetti ai lavori avrebbero scommesso se non su di un vero e proprio boom del batti e corri in Europa e in Italia, almeno su di un consolidamento del seguito.
nSi era, da noi, nel momento di massima attenzione nei confronti di questo sport: a Bologna, Grosseto, Nettuno, Parma e Rimini gli stadi erano costantemente ben frequentati e saltuariamente stracolmi, con alcune piazze interessanti in crescita, i giornali scrivevano con continuità e abbondanza di spazi, anche televisivamente c’era un certo fervore, con coperture sia da parte della RAI che di alcuni circuiti nazionali privati, c’era una più agevole gestione del reclutamento e, dulcis in fundo, c’erano, sulle divise della massima serie, dei gran bei nomi: cito, a memoria, William Lawson’s, Riccadonna, BeCa, Polenghi, Amati, Australian, Parmalat.
nDa Barcellona 1992 il baseball è sport olimpico a tutti gli effetti e l’Italia non ha mai mancato una partecipazione, ma, purtroppo, ciò non è servito a impedire il declino (il crollo? Lo sfascio?) del batti-e-corri italiano.
nI Giochi appena conclusi ne sono un’ulteriore tristissima conferma.
nNon è ovviamente l’aspetto tecnico-sportivo che qui ci interessa, ma il ricavato in termini di comunicazione per il movimento.
nMamma RAI, favorita dagli orari, ha sfruttato la sua esclusiva garantendo complessivamente un buon servizio, anche se la montagna di ore trasmesse da RAISPORT non possono essere valutate perché in onda su un canale satellitare non certificato da Auditel, e, nel nostro paese, rimane molto bassa in termini assoluti l’utenza satellitare. Ha comunque trattato il baseball da sport minore quale è, inserendo alcuni minuti di diretta fra batterie di nuoto, eliminatorie di kajak, lanci di pesi e martelli, eccetera. Purtroppo, se un solo lancio di questi attrezzi può significare tutto l’oro del mondo, mostrare un solo lancio di un pallina da baseball, nell’ambito di una partita di nove inning, non ha quasi significato: anzi, può ottenere il risultato di stimolare il rifiuto per la disciplina da parte di un popolo, quello degli sportivi italiani, che ben poco sa, capisce e se ne cala del baseball.
nSe poi condiamo il tutto con un commentatore che ancor meno sa, capisce e se ne cala, ecco che una grossa fetta delle potenzialità promozionali di una presenza ai Giochi è irrimediabilmente sprecata. Se lo scopo è quello di esserci per esserci, allora va tutto bene, ma temo seriamente che l’essere continuamente trattato come orpello, come lo sport di “quei matti che si credono americani e si divertono a bastonare delle palline portando buffi cappellini”, continuerà a non portare nemmeno un praticante, nemmeno uno spettatore in più al nostro baseball.
nNemmeno l’informazione Mediaset ha fatto di meglio: nelle cronache delle giornate olimpiche del TG di prima serata, praticamente mai è stato citato il risultato della Nazionale azzurra e la più importante presenza di baseball e softball si è avuta in occasione di servizi “di colore”, in cui si parlava di oriundi e italianizzati vari. Ancora una volta il nostro sport trattato dai giornalisti televisivi come un fenomeno alieno, una curiosità, uno “strano ma vero”.
nNon molto di più ha fatto la carta stampata.
nCon la felice esclusione di Gazzetta dello Sport, persino gli specializzati Stadio-Corriere dello Sport e Tuttosport hanno fornito un servizio informativo a dir poco sporadico.
nSui quotidiani generalisti, pur se nella quasi totalità dotati di pagine sportive supplementari ad hoc per i Giochi, stendiamo un velo pietoso.
nTrovo molto divertente la solita polemica, che puntualmente rispunta ogni quattro anni in occasione delle medaglie azzurre, degli sport cosiddetti minori che accusano, nel momento in cui sono baciati da effimera popolarità, il calcio per la sua invadenza sui mass media, i quali relegano ai “pallini” quasi tutto il resto fra un’Olimpiade e l’altra.
nCosì come è gustosa la replica di chi, seduto su di una montagna di miliardi, ricorda a tutti che, con il Totocalcio, ha tirato la carretta per lunghissimi anni, mantenendo tutto lo sport italiano.
nIl baseball non può nemmeno entrare in questa discussione: non può affermare “avete visto che anche se ci ignorate qualcosa vinciamo anche noi?”, né può sostenere “avete visto che anche se non vinciamo gli sportivi ci seguono lo stesso?”
nNo, il baseball ha attraversato per l’ennesima volta il Grande Evento in punta di piedi, quasi a non voler disturbare, praticamente ignorato da tutto e da tutti: è più facile che un italiano sia al corrente della vittoria storica degli USA sugli eterni rivali di Cuba che del piazzamento della nostra Nazionale.
nLa realtà è che l’intero movimento del baseball (e softball) italiano non ha immagine, voglio dire, lo sportivo italiano che ha al massimo visto al cinema La Maschera di Zorro con Banderas, possiede comunque, latente nel suo subconscio, la consapevolezza che “nella scherma, siamo forti” e, magari, può aggiungere che anche a sparare ce la caviamo e se poi le armi ce le siamo finite, potremmo risolvere con due mosse di judo.
nMa lo sportivo italiano non sente come suo il patrimonio di successi europei che, a livello di club o di nazionale, il nostro baseball ha comunque conquistato (in passato).
nIl rilancio, la ricostruzione, non possono prescindere da una valorizzazione che deve partire innanzitutto dall’interno del movimento: dalla creazione e realizzazione di un progetto che parta da una tradizione cinquantennale per ritrovare una considerazione e una dignità che tanti anni di assenza di comunicazione hanno cancellato.n

Marco Landi

Nato a Bologna nel 1965, è sposato con Barbara e papà di Riccardo (31/12/96, batte destro e tira mancino) e lavora da sempre nell'ambito della comunicazione.Dal 1993 al 2004 alla Master Key Bologna, agenzia di consulenza in comunicazione, con competenze specifiche inerenti l'area below-the-line, sponsoring e sales promotion in particolare, e i servizi per l'ufficio stampa.Nel 1991-92 è Coordinatore responsabile della Lega Baseball Serie A, di cui gestisce l'attivita di back office e di comunicazione.Dal 1988 al 1991 è Responsabile marketing e comunicazione della Fortitudo Baseball è stato membro del C.O.L. Bologna per i Mondiali di Baseball Italia '88.In questi anni svolge il lavoro di coordinamento nella redazione dei periodici Fuoricampo e Baseball Magazine.Nel 2002 rientra in Fortitudo e dal 2004 è marketing professional per la Federazione Italiana Baseball Softball. Lettore onnivoro, predilige tematiche di aggiornamento per la propria professionalita, ama il fantasy e colleziona fumetti.Ascolta hard rock in tutte le sue forme.Tenta disperatamente, con il poco tempo a disposizione, di abbassare il suo handicap di golfista, ma questa e un'altra storia...

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