Intervista a Mauro Mazzotti

A 41 anni Mauro Mazzotti è ancora un giovane tecnico.
Opera però da oltre un decennio ai massimi livelli, ha già vinto uno scudetto e, soprattutto, è uno dei pochi allenatori italiani (se non l'unico) a dedicarsi al baseball a tempo pieno: “Io vivo di baseball” ci dice al telefono dalla sua abitazione milanese “la prima cosa che faccio al mattino è accendere il computer. Mi devo tenere aggiornato su tutto quello che succede in America“.

Vivere di baseball non sembra ti abbia creato troppe simpatie nell'ambiente. O mi sbaglio?: “Non vorrei dedicare troppo tempo a questo argomento. E' un po' delicato. No, chiedimi qualcos'altro…

Detto e fatto. Chiarini e Imperiali, ti dicono niente questi nomi?: “Vuoi scherzare? Li ho fatti firmare io per i Seattle Mariners…

Era una domanda retorica, naturalmente. La domanda vera è: ce la faranno?: “Di sicuro parteciperanno allo Spring Training 2001. Io sono convinto che avranno la possibilità di giocare. Chiarini, per la verità, ha già fatto una stagione a livello Rookie League e con buoni risultati. Imperiali ha giocato solo a livello di Instructional League. Il problema loro è anche il passaporto…

Un po'come per gli Extra Comunitari nel nostro sport professionistico…: “Certo. Esattamente così. Là ogni organizzazione può chiedere una trentina di visti di lavoro per giocatori non americani e così a volte succede che, a parità di talento, vengano preferiti gli statunitensi“.

Tu sei Scout per l'Europa dei Seattle Mariners. Complimenti: “….Certo non è che per loro il nostro mercato sia davvero rilevante, ma a Seattle continuano a dirmi che presto faremo un Draft a livello mondiale…“.

Come e quando nasce Mazzotti come scout? “Nasce nel 1994“.

Abbiamo risposto al quando, per il come mi devi raccontare la storia… “Ero amico di George Zurov, l'assistente del General Manager di Seattle. Lo avevo conosciuto all'Università di Miami alla fine degli anni '80 ed eravamo rimasti in contatto. Lui mi aveva mandato un paio di stranieri per il Milano, poi mi aveva invitato a fare il coach per la squadra di Singolo A di Seattle…

Stipendio? “Lasciamo stare….Poi sono andato a fare il coach a Portorico, con l'allenatore del Parma di allora Gonzalez, e in Venezuela…

Stipendio? “Ma lo sai! Ero un volontario. Ho investito molto, in quel periodo“.

Un investimento che ha fruttato, però: “Beh, mi hanno chiamato all'Instructional League e poi mi è stata prospettata l'eventualità di essere uno scout. Prima che tu me lo chieda, primo compenso un piccolo rimborso spese ogni mese“.

E siamo al '94… “Siamo al momento della firma di Liverziani, la svolta. Perché all'inizio furono molto impressionati da lui e quindi capirono che anche dall'Italia poteva arrivare qualche buona segnalazione“.

Il resto è storia recente, compreso il diploma di quest'autunno: “Ho frequentato un corso organizzato dalla Major League Scouting Bureau, un'esperienza fantastica“.

E faticosa? “Anche. Noi non ci immaginiamo la professionalità degli americani. Si lavorava dalle 9 alle 19, tra teoria e pratica. Ho visto partite di tutti i livelli e ho imparato tanto“.

Ad esempio? “Che la caratteristica più importante per uno scout è rendere a parole quello che vede. Cosa tutt'altro che facile. Poi ho imparato i loro sistemi di valutazione…

Già, gli scout non valutano un giocatore per quel che è, ma per quel che sarà… “Certamente. Nel quadro di un giocatore vengono valutate diverse caratteristiche fino a creare schede molto dettagliate“.

Ma il baseball italiano in America che considerazione ha? “Dove sanno che in Italia si gioca, buona. Specie tra i giocatori, che vedono l'Italia come una opportunità di lavoro in più“.

A proposito di lavoro, adesso sei in Italia. Già pronto per la prossima stagione con Bologna? “Stiamo lavorando sul mercato. Prepariamo qualche sorpresa“.

Questo è interessante… “No, no. Non vado oltre, non ci provare“.

Io ci proverei. Ma le nuove generazioni dei Mazzotti hanno più potere di un povero giornalista e reclamano l'attenzione del loro papà.

Alla prossima e-mail, Mauro.

Riccardo Schiroli

Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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