Intervista a Stefano Michelini

E’ la volta di Stefano Michelini, presidente della Fortitudo Bologna, chiamato a rispondere alle dieci domande di Baseball.It. Allora…
nPerchè si diventa presidenti di una società di baseball e qual’è stata la tua storia personale?
n”Io mi sono avvicinato al baseball nel modo più classico: portato da un amico, sugli spalti, nel 1972. E all’inizio fu Derbigum, l’altra squadra di Bologna allora. Poi però passai subito alla Montenegro, perchè quella era la squadra che vinceva ;-)! Tifoso puro lo sono stato fino al 1980, quando Alfredo Meli mi coinvolse nei programmi del CNT, del quale divenni fiduciario provinciale. E’ stato nel 1983 che sono entrato a far parte della dirigenza Fortitudo con l’ingresso di Enzo Montanelli in società. In consiglio sono rimasto fino al 1986, dopo essere stato nel 1985 vicepresidente con Alfredo Pacini. In tutto questo tempo, l’esperienza più bella comunque sono stati i 15 anni come radiocronista. Rientrato in Fortitudo nel 1998 come addetto stampa, eccomi nel 1999 a fare il presidente”.
nAppunto, perchè?
n”Perchè sono stato l’unico a non dire no! E credo sia così per molti in Italia”.
nIl tuo giudizio sul movimento baseball in generale e sulla massima divisione in particolare. Come si potrebbe fare un salto di qualità sia tecnico che di immagine?
n”La situazione non è cero florida. Stiamo vivendo problemi specifici nostri, ma anche i problemi di tutti gli sport poveri. Il ritorno ad una serie A1 a dieci squadre è un piccolo segnale, speriamo che non sia un caso. Qualcosa di più bisognerebbe farlo, ma non chiedetemi cosa: sicuramente cercare di ampliare il reclutamento. Su questo bisognerebbe partire con un programma a lunga distanza e smettere di perdere tempo”.
nMazze di legno e oriundi…
n”Quella sulle mazze di legno è stata la decisione più saggia degli ultimi 20 anni. Ha accorciato la media delle partite, le ha rese puiù competitive, era assolutamente indispensabile. Gli oriundi vanno bene, hanno fatto all’epoca la fortuna del nostro baseball (Croce, Minetto), calmierano i costi dei giocatori italiani, che non ci sono. Il loro utilizzo può portare spettacolo, ma va regolamentato, per evitare di abusarne”.
nLa formula ideale per il mnassimo campionato?
n”Questo è un argomento nel quale ci si potrebbe avventurare. La formula dei play off io però non la vedo sbagliata. Il girone unico infatti rischierebbe di portare spesso a un monologo. A mio avviso invece il fondamentale è dare un obiettivo al maggior numero di squadre possibile, e in mancanza di coppe o altro, i play off questo scopo lo raggiungono”.
nSponsor e pubblico: quale futuro?
n”Siamo noi a dover dare uno spettaccolo che attiri pubblico, per poi avere sponsor: dobbiamo rompere la catena. Noi, a Bologna, il trend dal punto di vista del pubblico siamo riusciti ad invertirlo, su numeri minini, per adesso, ma è un segnale”.
nFederazione e nuovo statuto…
n”La federazione andrà adesso alle elezioni, e tre candidature le ritengo un segno di vitalità. Si tratta di guardare però ai programmi e non alle semplici enunciazioni di principio, pensando a tutto. Il nuovo statuto invece cambia poco, se non nulla!”.
nUna lega delle società potrebbe favorire il rilancio?
n”Se ben organizzata una Lega del genere potrebbe aiutare, ma dovrebbe essere assolutamente indipendente ed autosufficiente. Non un qualcosa tuttavia necessariamente conflittuale con la federazione, ma piuttosto con la forza economica per trattare alla pari quando l’accordo non c’è. Ma tutto questo oggi il nostro movimento non è in grado di esprimerlo”.
nUn giudizio sull’ultima stagione della sua squadra.
n”Moderatamente positivo. Non avevamo nel 2000 un obiettivo dichiarato, bensì la speranza in una qualificazione ai play off. L’essere rimasti fuori dopo esserci virtualmente stati per tre quarti della stagione non vuol dire aver fallito… però… Contenti in ogni caso dobbiamo esserlo, perchè stiamo ritornando ad una dimensione accettabile per noi”.
nI mezzi di comunicazione: come aumentare la visibilità?
n”Fra gli sport poveri non so se è questo quello che il baseball merita. Certo il nostro è uno sport televisivamente difficile per chi non lo conosce. Non sono un tecnico dei media, ma non credo ci si possa illudere, almeno su tempi brevi, senza soldi… Magari avere di nuovo per tutte le squadre una radio che trasmettesse le radiocronache delle partite, come una volta, potrebbe essere qualcosa”.
nInternet potrà essere il mezzo di rivincita per chi è ignorato dai “media” tradizionali?
n”Internet ha grosse potenzialità. E’ molto usato dagli addetti ai lavori e da chi è già tifoso: non comporta però, al momento almeno e secondo me, un vero valore aggiunto. Interet è il futuro, ma non può essere una cosa lasciata lì da sola, non può essere il tutto: occorrono collegamenti con gli altri mezzi, magari su piazza”.

Mino Prati

Mino Prati, giornalista dal 1979, ha scritto di baseball per 'Il Giornale Nuovo', la 'Gazzetta di Bologna', 'Stadio', 'Tuttobaseball' e 'Baseball International' e 'Agenzia ANSA' e 'Il Resto del Carlino', oltre ad essere stato il curatore del sito BaseballNow. É stato anche direttore responsabile, a livello bolognese, di diverse testate tra cui 'Fuoricampo', 'Baseball Time' e 'Baseball Oggi', nonchè addetto stampa della Fortitudo Bologna. Ha lavorato per l'Ufficio Stampa F.I.B.S. Ha pubblicato l'Almanacco del Baseball, per la Nuova Sagip, nel 1980. Oltre che giornalista, vanta un'esperienza anche dall'altra parte "della barricata": ex-tecnico, dirigente di società, a livello di categorie minori praticamente da sempre (dal 1972) a Minerbio (in provincia di Bologna dove è stato uno dei fondatori della società), e come Direttore Tecnico nelle Calze Verdi Casalecchio (Serie A2-1991) prima e nella Fortitudo Bologna (Serie A1-1992/93) poi. Più volte eletto negli organismi locali della Federbaseball a livello provinciale e regionale. E' stato il Responsabile Editoriale di Baseball.It nel 2002.

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