L’amico americano della Fortitudo

62 anni, da 15 a Seattle, dove da 11 esercita l’importantissimo ruolo di responsabile dello ‘scouting’ e del ‘player development’.
Nel baseball professionistico c’è da 35 anni, dei quali 6 trascorsi nelle ‘Minor Leagues’ in qualità di giocatore con le organizzazioni di Milwaukee, Los Angeles, Cincinnati e Seattle.
Il suo ruolo era catcher e come ricevitore ha anche partecipato alla serie televisiva ‘Home Run Derby’.
Dal 1959 al 1969 si era allontanato dallo sport.
Al rientro il primo lavoro glielo hanno offerto i California Angels. Prima di approdare a Seattle è stato nell’organico delle ‘organizzazioni’ dei Texas Rangers, dei New York Mets e dei Detroit Tigers.
Dalla scrivania di Roger Jongewaard transitano tutti i giovani talenti sui quali i Mariners puntano per il futuro. Il che non è affatto poco: non avendo alle spalle la potenza economica degli Yankees o di Atlanta, Seattle deve sperare nell’abilità dei suoi tecnici per pescare sempre i migliori ‘prospetti’.
Originario di Long Beach in California, Roger vive a Woodinville nello stato di Washington assieme alla moglie Carol. La coppia ha 4 figli adulti e qualcosa come 11 nipotini.

Roger Jongewaard è un nonno dalla voce estremamente giovanile e dai modi decisamente cortesi.
E’ in Italia per lavoro o piacere, Roger? Per piacere. In effetti sono in vacanza, ma questo non esclude che io torni per lavoro. Mi piacerebbe passare un po’ di tempo qui.
In effetti i Seattle Mariners hanno un accordo di collaborazione con la Fortitudo Bologna. Ha un futuro questa esperienza?Sicuramente ha un futuro. Noi crediamo che la ricerca di talenti non debba essere fatta solo in America e infatti abbiamo sotto contratto due fortissimi giapponesi per la squadra di ‘Major’. In prospettiva ci interessa anche l’Europa, sia quella dell’ovest che quella dell’est.
Riconfermerete questo patto con l’Italia? Onestamente non ne abbiamo ancora parlato, ma Seattle è una società che punta a migliorare, ad aggiungere accordi e non a toglierne. E poi, ripeto, sono convinto che prima o poi l’Europa avrà giocatori in ‘Grande Lega’. L’importante è che qui riusciate a portare i migliori atleti al baseball.
Un italiano in ‘Major’ poteva essere Liverziani…. Liverziani ha firmato per noi, ha avuto la sua possibilità e poi è tornato in Italia. Questo non significa che non fosse bravo, semplicemente noi abbiamo valutato che non avesse la possibilità di arrivare in ‘Major’. A voi sarà sembrato un caso straordinario, ma sono situazioni che noi vediamo centinaia di volte. E che Liverziani non ce l’abbia fatta non significa che non ce la faranno altri italiani.
Chiarini e Imperiali, ad esempio? Questi sono ragazzi molto più giovani di Liverziani e l’età per noi è un fattore decisivo. Un giovane innanzi tutto ha più tempo davanti a sé e poi impara più facilmente. Inoltre i nostri tecnici dicono che entrambi hanno i mezzi per farcela. Credo che resteranno almeno qualche stagione con noi.
Lei, da ‘scout’, cosa valuta primario in un ragazzo? Naturalmente il talento, intendo l’attitudine naturale che un giocatore ha per il baseball. Poi si guardano la forza, la velocità e la coordinazione, che possono essere valutate con criteri scientifici.
Far firmare Ken Griffey è stata una bella soddisfazione personale, immagino… Mah, tutti avrebbero fatto firmare Ken Griffey. Era di un’altra categoria, si capiva che sarebbe diventato un giocatore unico. A me dà più soddisfazione scovare del talento in un ragazzo che era passato inosservato.
Ad esempio, tra i talenti in forza adesso a Seattle? Il primo prodotto della nostra ‘Farm’ ad arrivare in ‘Grande Lega’ dovrebbe essere il lanciatore Ryan Anderson. E’ un gigante che può mettere davvero paura: la sua palla veloce ha toccato le 100 miglia all’ora. Credo che inizierà in ‘Triplo A’ e spero che sia pronto per le ‘Major’ a metà stagione. Guardando più avanti, noi contiamo molto sull’interbase Antonio Perez. Ma questo ragazzo lo vedrete nei Mariners tra 2 o 3 anni, penso.
Roger, è inevitabile che le chieda del contratto di ‘A Rod’. E’ la notizia di baseball che, nella storia, ha avuto più spazio sulla stampa italiana! Siete più preoccupati per aver perso il suo talento o più contenti per aver risparmiato 252 milioni di dollari? E proprio questo il punto. Alex Rodriguez è un grande giocatore e mancherà molto a tutti, ma Seattle non si poteva permettere lo stipendio che lui chiede e che ha ottenuto altrove. D’altra parte abbiamo già dovuto rinunciare a Randy Johnson e Ken Griffey. Il nostro ‘scouting’ diventerà ancora più aggressivo e sostituiremo anche Rodriguez con un giovane. Il destino di Seattle è questo.
Lei non sembra troppo preoccupato dalla sempre più marcata differenza che esiste tra i grandi club e quelli medi… No, al contrario. Il problema è molto serio e si deve arrivare per forza ad un livellamento. Credo che si debba parlare a fondo con il Sindacato dei giocatori per raggiungere un vero accordo sul ‘monte salari’.
C’è il rischio di un altro sciopero? Non credo proprio. A chi conviene? Ai giocatori, che in ‘Major’ guadagnano di media 2 milioni di dollari all’anno? Ai proprietari, che hanno appena costruito stadi nuovi e costosi e devono assolutamente riempirli? No, credo prevarrà il buon senso.
Il baseball allora sopravviverà anche al terzo millennio…Non voglio sottovalutare i problemi. Il rischio che qualche piccolo club si trovi in difficoltà finanziarie serie c’è. Ma il baseball sopravviverà, lo ha sempre fatto.
Già, ma ricordiamo che là dove era riuscita solo la guerra mondiale, ovvero a far saltare le ‘World Series’, è arrivata anche una diatriba economica.n

This post was published on 17 Gennaio 2001 11:04

Riccardo Schiroli

Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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