Con lui il Nettuno ha vinto praticamente tutto, sette titoli quando era giocatore (l’ultimo nel 1973), quattro da allenatore, partendo da quello scudetto conquistato a Rimini nel 1990, dopo diciassette anni di digiuno in riva al Tirreno.
In mezzo c’è sempre e solo lui, Giampiero Faraone, manager della Danesi che proprio venerdì ha ricevuto la felice notizia di essere il nuovo skipper della nazionale italiana. Così la visita del presidente federale, Everardo Dalla Noce, che venerdì sera ha lanciato la prima palla della partita allo stadio Steno Borghese, aveva anche un doppio significato.
Un breve summit nella tarda serata, una stretta di mano e la speranza che l’Italia, dopo i successi della gestione Ambrosioni, riesca a conquistare traguardi ancora più prestigiosi. A cominciare dagli Europei di questo 2001, che si disputeranno a Bonn, ma anche dagli Intercontinentali e dalla settimana di Haarlem.
Lo incontriamo nel suo spogliatoio all’interno dello stadio Steno Borghese, tra la seconda e la terza partita contro il San Marino, in uno dei pochi momenti di relax che ha in un sabato passato interamente sul campo.
Non è la prima volta che diventi allenatore della nazionale di baseball. C’è stata un’altra occasione. Ci dici quale?
Io la nazionale l’ho già allenata nel 1982, per un anno, quando partecipammo ai campionati mondiali in Corea nel 1982. A dire il vero non è che andò proprio tutto per il verso giusto, arrivammo se non sbaglio penultimi, ma ci siamo tolti la soddisfazione di battere in quell’occasione nelle prime due partite proprio i padroni di casa ed il Giappone.
La voce della tua “chiamata” in nazionale a dire il vero circolava da una decina di giorni, prima di queste indiscrezioni ti aspettavi di diventare allenatore?
Era da giovedì scorso che sapevo che probabilmente sarei stato nominato manager della nazionale. Sono senz’altro rimasto sorpreso, in effetti ero convinto che con la nuova presidenza federale Ambrosioni sarebbe stato esonerato, e visto che facevo parte del suo staff ero nello stesso tempo conscio che avrei fatto la stessa fine. Invece sono cominciati ad arrivare molti segnali di stima e pian piano ho cominciato a capire, sino alla telefonata di Zangheri che praticamente ha sancito la mia nomina.
La tua prima reazione …
Contento sicuramente, contentissimo, è una carica di prestigio che arriva dopo cinquant’anni che trascorro sui campi di gioco.
In cosa differirà la tua gestione della nazionale rispetto a quanto ha fatto Ambrosioni sino a questo momento?
Con Silvano ho un rapporto splendido che dura dal lontano 1977, di correttezza, di stima reciproca. Mi dispiace molto per lui, stamattina tra l’altro l’ho anche chiamato di persona, in fondo capisco il suo stato d’animo nel momento in cui si perde una carica così prestigiosa. Ma allo stesso tempo sono contento per me. Per la gestione, aspettiamo i primi appuntamenti ufficiali per vedere se ci saranno cambiamenti.
Oriundi sì, oriundi no. Per la nazionale che politica seguirai?
Dipende dalle situazioni, se sono dei buoni giocatori, che possono essere utili sì. Altrimenti il solo fatto di essere oriundi per me non è sinonimo di vantaggio rispetto agli italiani. Tutt’altro.
Hai già in mente la tua nazionale, prevedi qualche novità?
Aspettiamo, il campionato è appena cominciato ed i valori devono ancora uscire allo scoperto.
Adesso oltre ai giocatori della tua squadra, dovrai seguire con attenzione anche quelli avversari.
E’ esattamente quello che facevo prima, i consigli che davo a Silvano arrivavano proprio dal campo. Di certo il fatto che almeno per quest’anno allenerò sia il Nettuno che la nazionale mi permetterà di agire in prima persona, ed eventualmente affidarmi alle indicazioni del mio staff.
Qualche nome sui componenti dello staff tecnico della nazionale. Hai già scelto i tuoi collaboratori?
Ancora no, è una decisione che sarà presa tra qualche giorno.
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