Jim Davenport: la mia Italia

Mi creda, è un onore. Con un ampio sorriso, Jim Davenport ha aperto a baseball.it il ‘dug out’ della nazionale italiana, che sotto le sue direttive sta svolgendo a Parma, presso il Centro federale ‘Quadrifoglio’, il primo raduno della nuova stagione.
Jim Davenport guarda diritto negli occhi, quando parla. La sua voce profonda tradisce l’inconfondibile accento del sud degli Stati Uniti. Davenport indossa la divisa numero 18: Per la verità, il mio numero da giocatore era il 12.
Gli fa eco il figlio Gary, il suo vice, che mostra la catena che porta al collo, appesa alla quale si trova il numero che Babbo Jim ha onorato nelle ‘Majors’.
Signor Davenport, lei il primo contatto con l’Italia l’ha avuto nel 1985, quando suo figlio si trasferì qui per giocare. Cosa provò allora? Ero contento di sapere che Gary aveva un’altra opportunità di giocare. Certo, non mi sarei immaginato che questo lo avrebbe portato così lontano da casa. Sono 15 anni che vive qui e ormai ha una sua famiglia.
Gary è di fatto colui che ha selezionato i giocatori per questo raduno, giusto? Certo, io prima di arrivare lo scorso fine settimana non conoscevo nessuno di questi ragazzi. Ma mi lasci dire che sono molto impressionato dalle loro potenzialità e dal loro entusiasmo. Mi sto facendo una cultura velocemente. In questo fine settimana vedrò le partite tra Nettuno e Grosseto e seguirò anche almeno una gara di Anzio-Caserta.
E’ una nazionale curiosa, nella quale si parla Italiano, Inglese, Spagnolo….La lingua non è un problema. Quasi tutti capiscono l’Inglese e comunque mio figlio e gli altri coach parlano sia l’Inglese che l’Italiano.
Non è comunque facile costruire un gruppo, con queste premesse. Ad esempio, la nazionale che ha disputato le Olimpiadi ha perso Madonna e Simontacchi, che hanno firmato per le organizzazioni di Oakland e Minnesota. Potrebbe succedere anche a voi di perdere qualcuno….
Dopo uno sguardo d’intesa, risponde alla domanda Gary Davenport: Simontacchi e Madonna sono stati fondamentali a Sydney. Quest’anno potrebbero essere decisivi Marchesano e Lisio o qualcun altro. So dove vuole arrivare, ma le dico subito che questa selezione non è stata fatta guardando i passaporti, ma solo scegliendo chi stava giocando meglio. Il messaggio che vogliamo dare ai giocatori è proprio questo: in nazionale va chi se lo merita.
Torna a prendere la parola Jim: Sia chiaro, a parità di livello privilegeremo comunque i giocatori nati e cresciuti in Italia. Evidentemente, chi non è stato convocato oggi potrebbe esserlo al prossimo raduno. Così come non è detto che tutti i convocati di oggi vengano a Rotterdam o a Bonn. Al torneo in Olanda andremo con 22 giocatori, all’Europeo con 24. Inoltre, devo anche fare i conti con la disponibilità, visto che qualcuno dei convocati ha anche impegni di lavoro.
L’Europeo lo affronterete per vincere o per fare esperienza? No, decisamente per vincere. Chiameremo quelli che riterremo i migliori. A me piace vincere. So che oggi non siamo al livello di Cuba o degli Stati Uniti, ma le Olimpiadi sono tra 3 anni. Può succedere di tutto.
Come si è svolto il lavoro di questo primo raduno? Abbiamo fatto molto lavoro di battuta. La prossima settimana invece ci occuperemo del gioco difensivo. Farò lavorare i giocatori sulle situazioni e sui fondamentali.
Per lei abituato alla quotidianità del lavoro in America, sarà piuttosto duro lavorare così… Non c’è dubbio che sia difficile. Con i miei coach dobbiamo però trovare la soluzione per far rendere al massimo questi pochi giorni di lavoro che abbiamo a disposizione ogni tanto.
Il resto dello staff, oltre che da Gary Davenport (il cosiddetto ‘bench coach’), è formato da Beppe Massellucci (sarà il coach di prima) e Mauro Mazzotti (coach di terza base). Con la nazionale dovrebbero lavorare anche Claudio Corradi e Mike Romano. Il ‘pitching coach’ è l’americano Ernie Broglio, istruttore con un passato di 8 stagioni come giocatore in ‘Major League’.
Un italo americano. Scelta studiata, signor Davenport? Beh, non l’ho scelto solo per la sua origine italiana, ma certo questo fatto non disturba. Ho visto che i lanciatori sono molto recettivi ai suoi insegnamenti. Non avevo dubbi, dato che come istruttore di lancio l’ho visto all’opera a San Josè. Credo farà un lavoro eccellente.
Per chiudere, presumo che la sua scelta di accettare la guida della nazionale italiana non sia dipesa dall’offerta economica….Guardi, non dico che sono ricco. Però ho di che vivere fin che campo…a meno che (ride, n.d.r.) Mio figlio non sperperi tutto…sarei venuto anche per niente…ma questo non lo scriva. Comunque, l’offerta della Federazione Italiana è stata più che soddisfacente.

Riccardo Schiroli

Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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