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Visibilità: ragazzi, siamo ai minimi!

Mi ero ripromesso di utilizzare questa rubrica per informare e commentare in merito alle attività di comunicazione che il nuovo corso del baseball italiano avrebbe messo in atto nel perseguire il recupero della visibilità del nostro sport, cavallo di battaglia elettorale del gruppo vincitore. Fortunatamente per la mia salute, non ho trattenuto il respiro nell’attesa, e tanto ho aspettato inutilmente uno spunto, anche minimo, che ho deciso di esternare lo stesso alcune considerazioni.

Dal punto di vista della comunicazione, lo sfascio del baseball italiano era tale che non erano razionalmente ipotizzabili risultati tangibili in poche settimane o nei famosi primi cento giorni che tanto vanno di moda in politica. Ma dopo sei mesi almeno una presa di coscienza, un’analisi dei problemi e l’elaborazione di un programma di intervento avrebbero dovuto essere comunicati al movimento. Invece, il nulla più assoluto.

Oggi siamo a metà, nel cuore pieno della stagione agonistica, con un campionato bello tecnicamente, incerto sia in testa che in coda alla classifica, che ha offerto fin qui spunti interessanti, come ad esempio il ritorno ai vertici dell’Italeri, la crisi del Cantine Ceci, il bell’esordio della prima matricola siciliana, eccetera. Eppure, dal punto di vista della visibilità, siamo ai minimi. Sono in corso, mentre scrivo, le Coppe europee di club e siamo ai minimi. Sono in arrivo gli Europei e siamo ai minimi.

Facciamo una breve carrellata sui diversi mezzi di comunicazione, per vedere il trattamento riservato fin qui alla Serie A1 di baseball.



Televisione
Saltato a piedi pari tutto il girone d’andata (pur con la solita brava troupe in attività dalla prima giornata a riprendere settimanalmente una partita) sono finalmente iniziate le sintesissime (il termine è brutto, ma credo renda l’idea) su Rai Sport Satellite, decentemente collocate in palinsesto (attorno alle 21-22 del lunedì), commentate dallo storico duo Mangini-Lucchini (quest’ultimo l’unico giornalista della Rai a capire qualcosa di baseball, come la Peppi Franzelin col tedesco – e chi glielo toglie il concerto di Capodanno?).

Forte del contratto in esclusiva, mamma Rai si comporta con il baseball come fa con tutta una serie di sport minori, ovvero valorizza ZERO un prodotto che paga (seppur poco) anche con i nostri soldi. Certo, a conti fatti, se il parametro di giudizio fosse la presenza di pubblico, il base avrebbe anche più di quel che merita, ma intanto è importante continuare ad esserci; va però sottolineato che, dal punto di vista quantitativo, e dell’appetibilità, ad esempio, per gli sponsor, Rai Sport, come tutti i canali satellitari, ha scarso valore, non essendo rilevato dall’Auditel (ma forse, anche questa, non è poi una grande sfortuna, visti i dati patetici che lo sport extracalcistico vanta sui canali certificati).

Quello che manca, in sintesi, è una promozione, anche minima, della trasmissione su Rai Sport e la creazione di un secondo circuito, sul quale veicolare una seconda sintesi e/o una trasmissione di commento.

Inoltre dovrebbe essere obiettivo da perseguire in futuro l’accordo con una TV locale per ciascuna squadra, sia per la diffusione e lo scambio delle immagini, sia per fornire materiale di studio ai tecnici.

In conclusione, l’avvento del presidente Dalla Noce, uomo-TV, non pare aver apportato il minimo cambiamento su questo fronte.



Radio
A livello nazionale non esistiamo e, francamente, sull’eventuale utilità di un Tutto il diamante minuto per minuto nutro seri dubbi.

Meglio sarebbe lavorare per la ricostituzione del Pool Radiobaseball, con una radio ufficiale locale per ciascuna squadra a seguire in diretta le partite: a Bologna lo si fa, ma le altre piazze sono praticamente sparite.

A volte è capitato pure sentir dire ad alcuni dirigenti che le radiocronache tolgono pubblico allo stadio: nella situazione attuale tali parole non hanno bisogno di commento.



Stampa
È la vera nota dolente. Sulle pagine nazionali il baseball è quasi sparito, anzi, peggio, appare sporadicamente, ovvero quando proprio non sanno con quale pallino chiudere la colonna delle brevi. Sugli sportivi la situazione non è tanto più ‘rosea”, infatti anche su La Gazzetta dello Sport, che pure si distingue per puntualità e competenza, non si esce dal Tuttonotizie e Stadio-Corriere dello Sport, per lo meno nell’edizione distribuita al nord, spesso e volentieri ‘buca” completamente sia la presentazione delle giornate che i risultati: a ulteriore riprova la scelta di ignorare le Coppe di club, con tre squadre emiliano-romagnole (vabbè, una è la T&A San Marino, pignoli!) impegnate. Per Tuttosport quasi non esistiamo, ma questa è storia vecchia.

A livello di edizioni o pubblicazioni locali, una certa attenzione c’è, anche se non minimamente paragonabile a quella di alcuni anni or sono.

La riconquista di spazi è l’opera fondamentale alla quale deve dedicarsi un Responsabile comunicazione con il supporto dell’Ufficio stampa, attraverso il contatto, la conoscenza e la personalizzazione dei servizi nei confronti degli operatori dei media che la moderna tecnologia consente: non mi pare che questo lavoro sia stato nemmeno iniziato e che, al contrario, nuove difficoltà si presentino a coloro che invece da sempre lavorano e scrivono per il nostro sport.



Qualche attenzione la stanno avendo Elio, Faso e l’Ares, anche se per ora non appare finalizzato un progetto organico: purtroppo, ad esempio, al bel servizio a loro dedicato apparso sul numero 65 di Sportweek, il supplemento del sabato della ‘rosa”, fa da contraltare un articolo sul presidente federale dal tono ironico, nel quale l’autrice dipinge un Dalla Noce un po’ svampito che gioca a fare il gran capo di mazze e palline, senza poi capirne in fondo granché.

Non so se il ‘taglio” del pezzo sia stato concordato: se sì, mi pare proprio un errore di comunicazione insistere sull’Everardo svanito di Quelli che il calcio, mentre bisogna invece proporsi come un movimento dalle idee chiare. Se no, l’errore è doppio.



Internet
E poi ci siamo noi. Branco di matti a cui tutti, in un modo o nell’altro, fanno riferimento: in un mondo in cui la comunicazione latita, le notizie si muovono alla velocità di una tartaruga asmatica, i risultati ci mettono un giorno ad apparire al Televideo, ecco arrivare Baseball.it, con le sue cronache in tempo reale, i suoi commenti e approfondimenti, la sua competenza e le sue centinaia di notizie pubblicate al mese.

Forse non tutti, oggi, hanno ancora capito l’importanza e la potenzialità del nostro lavoro. Certamente lo hanno capito i giornalisti, che ne sono la linfa vitale, lo ha capito pure l’Ufficio stampa federale, che ne trae spesso e volentieri ‘spunto”, ma soprattutto lo avete capito voi baseball-navigatori che ci leggete fedelmente.

Il futuro è in questo prezioso strumento fatto di uomini e tecnologia: riuscirà il baseball italiano a mancare anche questa opportunità?

Marco Landi

Nato a Bologna nel 1965, è sposato con Barbara e papà di Riccardo (31/12/96, batte destro e tira mancino) e lavora da sempre nell'ambito della comunicazione.Dal 1993 al 2004 alla Master Key Bologna, agenzia di consulenza in comunicazione, con competenze specifiche inerenti l'area below-the-line, sponsoring e sales promotion in particolare, e i servizi per l'ufficio stampa.Nel 1991-92 è Coordinatore responsabile della Lega Baseball Serie A, di cui gestisce l'attivita di back office e di comunicazione.Dal 1988 al 1991 è Responsabile marketing e comunicazione della Fortitudo Baseball è stato membro del C.O.L. Bologna per i Mondiali di Baseball Italia '88.In questi anni svolge il lavoro di coordinamento nella redazione dei periodici Fuoricampo e Baseball Magazine.Nel 2002 rientra in Fortitudo e dal 2004 è marketing professional per la Federazione Italiana Baseball Softball. Lettore onnivoro, predilige tematiche di aggiornamento per la propria professionalita, ama il fantasy e colleziona fumetti.Ascolta hard rock in tutte le sue forme.Tenta disperatamente, con il poco tempo a disposizione, di abbassare il suo handicap di golfista, ma questa e un'altra storia...

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