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C'é poco da ridere…

Sono distrutto. Psicologicamente, intendo. Perchè fisicamente, va detto, la vita dell'inviato di sport è ancora alla mia portata, nonostante l'età che avanza. Compio gli anni sabato prossimo, a proposito.
Sono distrutto psicologicamente per questa mia dichiarazione: “Secondo me, va a finire che l'Italia arriva terza. Ci batte la Russia”.
Lo dissi verso il mese di maggio, impressionato dalle prestazioni della Russia durante la sua tournèe americana. Ma lo dissi provocatoriamente. Mica ci credevo sul serio, che i russi ci battessero. I russi, quelli che all'Europeo del 1999 erano rimasti senza mazze. Quelli che hanno un lanciatore che viene dal giavellotto e ha iniziato a giocare a baseball a 25 anni.
Proprio lui: Rinat Makhmoutov. Oggi sembrava un mostro: Ma non sarà mica stato Nolan Ryan! mi ha detto un azzurro appena finita la partita. Infatti, no. Ma lo dico io a voi, ragazzi. Cosa è successo? Perchè va bene che Rinat abbia lanciato la gara della vita (3 giorni prima aveva preso una selva di legnate dalla Spagna, che le palline sono ancora lì che fischiano, per la cronaca…) ma battergli solo UNA valida in 6 riprese e un terzo è veramente clamoroso.
Questa e altre domande inquietanti mi giravano per la mente, mentre percorrevo i pochi metri che seperavano la mia postazione dalla panchina dell'Italia. Quando ho visto che aria tirava, sono però andato sul cauto. Lisio guardava nel vuoto. La Fera sembrava una statua di sale. Marchesano aveva l'espressione di una a cui tra un po' dicono che era uno scherzo e in finale ci va lo stesso…e potrei continuare.
Mi sono avvicinato così a Babbo Davenport, che aveva le lacrime agli occhi. E a me dispiace davvero, per questo gentiluomo del Vecchio Sud (degli USA, ovvio) che ha messo in parte a rischio un nome quasi leggendario per venire ad allenare l'Italia e subisce questa delusione. Non lo meritava. Ci poteva fare anche poco, poi. Perchè l'Italia in base non ci è arrivata mai.
Dall'altra parte invece si respirava l'impresa. Il solito Protexter mi ha presentato Makhmoutov, che ha 35 anni e ne dimostra 10 di meno. Non alto, per essere un lanciatore, ma tonico, mi ha stretto la mano in maniera vigorosa tra le sue, quando gli ho detto “congratulations”. Lui parla solo russo, ma evidentemente uno che ti allunga la mano e sorride non ha troppo bisogno di parlare per farsi capire.

Adesso come la mettiamo, con il fatto che per me questa è stata una bellissima settimana? Ovviamente, non posso dirlo. O meglio, a ben pensarci, posso dire che “E' stata una bellissima settimana a parte le 2 giornate di sabato”.
Il 28 luglio, quando mi hanno perso la valigia (che chiarirò: mi è stata recapitata, ho di che vestirmi…grazie per l'interessamento). Il 4 agosto, quando l'Italia ha perso contro la Russia. Cosa volete che sia, era solo dal 1957 che non mancavamo la finale di un Europeo. Non solo non ero nato, a quell'epoca, ma i miei genitori dovevano ancora conoscersi…
Sono anche preoccupato per un'altra questione: non è che qualcuno convince lo staff azzurro che io porto male e mi lasciano a casa dai prossimi eventi, a cominciare dai Mondiali di Taiwan?

Oggi qui a Bonn (ma io per la verità sono in una frazione che si chiama Feiersdorf) c'è stato tempo variabile. Quelle classiche giornate che ti vesti e ti svesti ogni 3 secondi.
Allo stadio “Rheinaue” hanno pensato bene di smontare la tribuna stampa, già piccolina, che c'era i primi giorni. Esigenze della 'Televisie' olandese, che fra l'altro mi ha dedicato una serie di primi piani mentre scrivevo. Chissà, se piaccio magari mi fanno fare una 'fiction'…
Comunque, i giornalisti adesso non si sa dove devono mettersi. Personalmente ho dedotto che andasse bene una sorta di tendone modello Camping, anche perchè li sotto almeno non pioveva. Non fortissimo, diciamo.
C'era però un'altra difficoltà: il signor Hoffman dell'antidoping.
Per descrivervelo, dirò che è una sorta di Schwarzenegger accorciato. Minaccioso, quindi. Voi cosa fate se uno così vi si mette davanti? Niente, naturale. Vi chiederete in compenso perchè vi si dovrebbe mettere davanti. Ma per sorteggiare i nomi dei 2 giocatori su cui fare il test, per che altro?.
Hoffman e la sua assistente hanno preparato dei bigliettini con i numeri dei giocatori, li hanno deposti in 2 cappellini portati alla bisogna e poi hanno effettuato il sorteggio. Tutto questo, ovviamente, mentre si giocava. Inoltre, il nostro ha dovuto spiegare non meno di 4 volte la procedura. Come se non bastasse, infine, una delle squadre ha consegnato una lista di cui faceva parte un giocatore che era già tornato a casa. Cosa fare, se viene pescato proprio lui? Se ne pesca un altro? Manco per idea…Alla fine hanno creduto che il giocatore era veramente tornato a casa e hanno eliminato il suo numero, ma quanta fatica

. Oggi è anche andata malissimo dal punto di vista dei pasti. Dal punto di vista del bilancio di baseball.it, è andata benissimo, in compenso.
Sto anche cercando di capire cosa fanno esattamente qui al 'Gustav Stresemann Institut'. Il portiere di notte, l'ho beccato. Fa il 'mollicone' con tutte le dipendenti. Dico gli ospiti, a parte quelli che giocano a baseball. C'è un sacco di gente, altra ne continua ad arrivare, ma l'occupazione maestra sembra sia stare a chiacchierare sotto la finestra della mia camera quando dormo. E' un luogo talmente frequentato, che ieri quando mi sono svestito ho sentito un applauso. Era di alcune studentesse, che avevano visto la scena. Cosa dite, voi? Secondo me l'applauso ne aveva dell'ironico…

Ho appena puntato la sveglia alle 7. Già, uno dei non indifferenti inconvenienti della sconfitta azzurra di oggi è che la finale per il terzo posto si gioca a Colonia alle 10. Fatti 2 conti, tra l'ora buona di strada e il tempo per inserire queste mie note, 3 ore di bonus mi ci vogliono tutte.
Ci sentiamo dopo Italia-Francia, quindi. Non temete, poi. Anche se non la gioca l'Italia, la finale nei dettagli la trovate comunque su baseball.it.
Ah, una comunicazione: grazie ancora a tutti i lettori che mi scrivono. Non posso rispondervi in questi giorni perchè, come intuirete, la mia produzione è moderatamente intensa. Risparmiate i vostri messaggi per la prossima settimana: da casa, risponderò a tutti: promesso!

Riccardo Schiroli

Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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