Da diversi mesi né il sottoscritto né altri collaboratori pubblicano alcunché nella rubrica Baseball & Marketing. Ciò è dovuto non a mancanza di volontà, ma alla totale assenza di de cuius: troppo impegnato era il Consiglio federale a tirare l’aria fra i denti al fine di sopravvivere almeno fino al termine dell’attività agonistica, per fornire materiale di discussione assumendo iniziative nell’ambito del marketing e della comunicazione.
Se n’è andata così un’altra stagione, con il suo campionato di A1 interessante come non mai negli ultimi anni, con i suoi successi internazionali di juniores e softball, con le sue gioie e i suoi dolori, con le sue storie non raccontate. Se n’è andata senza che nulla, o quasi, venisse fatto per incrementarne la visibilità, che poi in parole povere vuol dire far sapere a tutti gli altri quanto è bello lo sport che amiamo.
In quel ‘o quasi può starci tutta la differenza del mondo, almeno in termini di atteggiamento mentale. Dell’unico passo importante compiuto quest’anno in ambito comunicazionale, infatti, non si può certo ascrivere il merito al dimissionario Consiglio Fibs. L’abbinamento dei playoff con il marchio Sport Week della Gazzetta dello Sport e i conseguenti ritorni in termini di attenzione grazie anche al lavoro, lasciatemelo dire, della redazione di Baseball.it (capace di editare un vero e proprio piccolo quotidiano nella stretta tempistica imposta dai ritmi playoff), sono dovuti all’iniziativa personale di alcuni dirigenti di Società, che sono riusciti a ottenere poi il coinvolgimento, più o meno convinto, dei colleghi, portando a termine un’operazione, sicuramente perfettibile, ma che ha il grande merito di aver aperto la strada (e, speriamo, diversi occhi) per una nuova sensibilità del baseball di vertice nei confronti di queste problematiche. Sicuramente per la prima volta nella storia quattro Società sono riuscite a guardare oltre l’interesse particolare e la contrapposizione agonistica del momento per creare qualcosa collettivamente, per fare insieme qualcosa per il baseball.
Non so se di questa esperienza verrà fatto tesoro da parte del prossimo Presidente federale e del suo Consiglio. L’esperienza mi dice: difficile. Perché sono arciconvinto che la lotta per la presidenza finirà per risolversi nello scontro a due Bertani-Fraccari e i curricula di entrambi questi dirigenti storici del baseball italiano, che sono lì da quando ho memoria, indipendentemente da quanto eventualmente sostenuto in campagna elettorale, parlano di sensibilità marketing oriented vicinissima allo zero. Non so se i tagli previsti dal Coni sui prossimi bilanci saranno sufficienti a cambiare la mentalità di decenni di abitudine burocratico-votaiola. Spero sinceramente che, chiunque vinca, sappia circondarsi di una squadra giusta, vincente, portatrice di idee, con la quale dibattere, anche scazzarsi, ma, alla fine, collaborare. Lo spero per il baseball e il softball altrimenti destinati a rimanere inesorabilmente le ultime ruote del carro sportivo nazionale.
Personalmente è ancora troppo cocente la delusione per il fallimento del ‘programma Dalla Noce nel quale tante speranze avevo riposto solo 12 mesi fa: oggi sono ben contento di non avere la responsabilità del voto e, da osservatore, mi limiterò a elencare di seguito alcune considerazioni sciolte e personalissime. Anzi, alcuni desideri pre-natalizi.
Vorrei che il prossimo Consiglio federale assumesse le attività di marketing come parte integrante e fondamentale della vita del movimento, non come belle parole vuote o voci di spesa per le quali, alla fine, ‘non è stato possibile reperire i fondi necessari. Nessuno, ripeto nessuno, potrà mai procurare al baseball sponsor così fessi da far la parte delle vacche da mungere, che buttano soldi felici e contenti e non rompono i coglioni: queste aziende non esistono! Sponsoring vuol dire cosciente investimento a fronte del quale lo sponsorizzato deve garantire un ritorno, certo e documentato e quindi serietà e rispetto degli impegni presi. Essere sponsorizzati costa fatica!
Vorrei che il prossimo Consiglio federale scoprisse nel vocabolario italiano la parola ‘programmazione e provasse a immaginare un mondo in cui, ad esempio, il numero degli stranieri ammessi, il numero delle partite settimanali, la determinazione delle categorie giovanili, gli staff delle nazionali, i rapporti con la scuola e il reclutamento, gli eventi come l’All star game o i Baseball days, ecc. fossero prestabiliti a priori per i tre, quattro, (oso? Oso!) financo cinque anni successivi!
Vorrei che il prossimo Consiglio federale rispettasse il baseball a tal punto da prendersi il disturbo di consultare qualche tecnico, scoprendo che il nostro sport, soprattutto il nostro sport, deve essere giocato il più possibile per ottenere il miglioramento dei giocatori e si rendesse conto di come la riduzione del numero delle partite della massima serie sarebbe un regresso inaccettabile.
Vorrei che il prossimo Consiglio federale fosse un sincero promotore della Lega delle Società, ma soprattutto vorrei che le Società capissero finalmente l’improrogabile necessità di un organismo di autodeterminazione che, libero da pastoie federali, possa agire efficacemente nel loro interesse collettivo: gli altri sport nostri competitor sui mercati del pubblico, degli sponsor e dei ragazzini che si avviano alla pratica sportiva sono lì a dimostrarlo.
Vorrei che il prossimo addetto stampa federale sapesse cosa sono i ball e gli strike.
Vorrei che dal prossimo anno i comunicati e le statistiche forniti ai media citassero le squadre con il nome dello sponsor eventualmente seguito da quello della città.
Vorrei che il prossimo anno si potessero conoscere in anticipo i piani delle riprese e delle messe in onda televisive, per aver modo di promuoverne la visione fra gli appassionati (attenzione: da marzo 2002 anche molti canali satellitari saranno certificati Auditel!) e almeno preavvertire gli sponsor.
Vorrei anche che nel 2002 chiedere ai dirigenti di Società una linea telefonica per dirette internet o radiofoniche o semplicemente per inviare l’email dell’articolo al giornale non fosse come informarsi sul sistema contraccettivo usato dalle loro figlie.
Vorrei anche tante altre cose, ma non voglio oberare Babbo Natale che già troppe ne ha Chiudo quindi con un augurio per tutte le donne e gli uomini del baseball e del softball italiani: che il prossimo sia davvero l’anno zero in cui rimboccarsi le maniche e cominciare insieme a lavorare per quel salto di qualità che non possiamo più permetterci di rimandare a domani.
Dopo 12 anni, il numero uno dell'ASD Baseball Godo ha rassegnato le proprie dimissioni L'assemblea…
Eletto con 7.827 preferenze (il 56,04% dei voti) contro le 5.965 di Andrea Marcon (42,70%).…
Arriva alla corte del presidente Antonio Pugliese un ventunenne venezuelano con passaporto francese. I toscani…
Nell’immediata vigilia elettorale, il candidato alla Presidenza FIBS sottolinea l’importanza del ruolo della Federazione “che…
In vista dell’Assemblea Nazionale di Pieve di Cento, l’imprenditore romano ed ex-giocatore candidato alla Presidenza…
Intervista esclusiva con l’interno di origini e passaporto taliani che dopo l’esperienza con l’Under 23…