Giampiero Faraone: “La mia nazionale”

Giampiero Faraone, nemmeno tre mesi fa campione d'Italia con la Danesi Nettuno, da domenica è il nuovo allenatore della nazionale italiana di baseball. Succede a Silvano Ambrosioni, che lo ha tenuto nel suo staff per tanti anni, e a Jim Davenport, che di fortuna con la squadra azzurra ne ha avuta veramente poca. Faraone, tra i tanti record della sua carriera, può vantare anche quello di essere stato nominato manager della nazionale per la seconda volta in un anno. La prima arrivava alla vigilia di Pasqua, ma la storia dell'incompatibilità del doppio incarico lo aveva convinto dopo nemmeno tre giorni a non salire su una barca già traballante e a rimanere al Nettuno. Scelta quanto mai azzeccata, se si pensa che la nazionale non è che abbia particolarmente brillato, ed i motivi ce li spiegherà anche lui, con il Nettuno invece ha vinto lo scudetto. Domenica, la penultima prima di Natale, il nuovo Consiglio Federale lo rinomina manager. Ed è finalmente la volta buona. Incontriamo Giampiero di mattina al lavoro, tranquillo come al solito, in effetti ci vuole veramente ben altro per scuoterlo. ‘La mia nomina era nell'aria, c'è una grande stima nei miei confronti e l'avevo avvertita da tempo‘. Finisce la sua storia con il Nettuno, una storia di successi arrivati prima da giocatore e poi da allenatore, tanto che è lecito pensare che di conoscitori del baseball italiano come lui ce ne siano veramente pochi. Siamo al momento dell'addio. ‘Diciamo che era una cosa che prima o poi doveva succedere, lascio il Nettuno con la morte nel cuore ma sono contento che avvenga così, perché questo è il modo migliore di staccarmi dal Nettuno, andando alla nazionale italiana. Comunque i rapporti continueranno anche in futuro, perché qui siamo prima di tutto amici‘. Cos'è che lasci al Nettuno e cosa è che pensi di trovare in azzurro? ‘Lascio una squadra ed una società fiera e gloriosa, che ha vinto tanto e che ha ancora una gran voglia di vincere, e che devo ringraziare per quanto mi ha dato – dice Faraone – trovo una nazionale che quest'anno ha incontrato tantissime difficoltà, in una situazione di sbando. Non si può rendere al meglio se non si ha il pieno appoggio della Federazione, ed il risultato alla fine non è stato soddisfacente anche per questo. Per questo che ripongo grande fiducia in questa gestione federale‘. Hai già in mente l'ossatura della tua nazionale? Farai ricorso a giocatori oriundi? ‘La nazionale avrà sicuramente composta da gente che ha veramente la voglia di vestire la maglia azzurra, per loro deve essere un punto di arrivo. Scelte tecniche è prematuro annunciarle, saranno importanti le indicazioni che mi fornirà il campionato, che seguirò il più possibile e con grande attenzione. E' pur vero che con due squadre di serie A1 a due passi da casa sarà molto agevole farlo, ma girerò anche gli altri stadi‘. Programmi a breve termine? ‘Per il 2002 di competizione internazionale c'è solamente la Coppa Intercontinentale, tra le altre cose a fine stagione, vedremo di fare dei raduni perché la squadra azzurra non può rimanere così tanto tempo ferma. Sarebbe d'aiuto se il campionato finisse qualche settimana prima per dare modo alla squadra di prepararsi meglio‘. I collaboratori che porterai con te in questa avventura? ‘Li ho già scelti, li ufficializzerò a breve‘. Abbiamo iniziato parlando del Nettuno, terminiamo parlando del Nettuno. Un consiglio da dare al tuo successore in maglia verdazzurra, chiunque egli sia. ‘Per guidare il Nettuno può servire poco o molto, dipende dai punti di vista, noi questo gioco ce lo abbiamo nel sangue, così come la voglia di lottare e di vincere. Serve carisma, il resto lo farà la squadra – conclude – e magari, se proprio devo darlo questo consiglio, il Nettuno ha uno staff tecnico di primissimo ordine, mi auguro che rimanga tale senza essere smantellato, perché tanti successi non arrivano per caso, ma sono il frutto del lavoro di tutti‘.

Mauro Cugola

Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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