“Mi raccomando di citarmi nei tuoi articoli” mi ha appena detto Jack Lazorko, ex lanciatore Campione d'Italia e d'Europa con il Parma Così i miei amici italiani sapranno che vi sono venuto a trovare. Lazorko è in visita a Claudio Corradi, suo amico fraterno ai tempi della permanenza italiana. Sono passati 10 anni tondi, ma Jack non è cambiato per niente. Solito fisico da bull dog, solito sorriso moderatamente sfrontato e solite battute fulminanti. Appena mi ha incrociato alle 9 di mattina mi ha squadrato ben bene e poi se ne è uscito con un significativo: “Dormi, alla notte…”.
Evidentemente sono i giorni dell'amarcord. Ieri a seguire la sfida contro i giocatori di Minor dei Mets c'era l'ex azzurro Daniel Di Pace. Reduce dallo Spring Training con Detroit, “Pacione” (come lo chiamavano in squadra) giocherà nella “Northern League”, ma mi ha confessato che il suo obbiettivo è tornare in Italia al più presto.
Ieri è successa una cosa veramente stranissima. Sul 4-3 per la formazione dei Mets, con Pantaleoni in battuta e 2 uomini in base, il manager di New York Howard Johnson ha notato che il suo lanciatore era in difficoltà. Gli ha parlato e ha appurato che non era in grado di proseguire. Allo stesso tempo non aveva lanciatori pronti, così ha deciso unilateralmente che si finiva lì.
Ma come, per noi è un piccolo evento e tu mi tratti la partita come una sfida tra scapoli e ammogliati? Neanche nella sfida tra radio di Parma e Bologna (1987, allora potevo permettermi di giocare ancora con la 'palla piccola') si arrivò a tanto, benchè la gara fosse già bella decisa e le costine sfrigolassero sulla griglia.
Dopo un attimo di sorpresa gli azzurri se ne sono fatti una ragione. Meno gli italo americani della Loggia di Stuart, presenti in tribuna, che l'hanno presa malissimo.
“Stavamo recuperando” è stato l'unanime, e corrucciato, commento. Un signore si è anche messo a urlare cose abbastanza sconnesse, del tipo: “In America non si fa così, abbiamo anche il coraggio di perdere”.
I tecnici dei Mets non avevano parole. Sal Varriale è uscito dalla panchina azzurra e gli si è rivolto con tono sommesso: “Stai calmo, amico. Siamo ospiti. Non è successo niente”. Insomma, la diatriba si è risolta prima di diventare un caso.
Da parte mia, io ho seguito la partita da bordo campo. Ascoltare i suggerimenti dei coach ai giocatori è manna, per il mio personale bagaglio di tecnico. Dopo che qualcuno mi ha accusato di essere un “improvvisato giornalista di baseball”, ci tengo a sottolineare che ho il tesserino da allenatore in tasca dal 1989, lo sapete.
Vedere a occhio nudo a che velocità viaggia la pallina a questi livelli invece è, come diceva il Maestro Berti nel 1972, “istruttivo”.
Sulla via del ritorno all'albergo la comitiva ha ricevuto, tramite il mio cellulare, una telefonata del Presidente Federale Riccardo Fraccari, che da buon toscano si è divertito a seminare il panico chiedendo qualcosa del tipo: “Allora, state lavorando o vi ho mandati in Florida in vacanza”.
Sguardi sospettosi mi hanno interrogato: “Ma scherzava?”.
A cena presso la loggia del nostro John Di Mola mi sono presentato clamorosamente per ultimo. La sede è giusto a 2 minuti di strada dall'Holiday Inn, cosi nessuno si è preoccupato di aspettare nessuno e quando sono arrivato erano tutti già a tavola.
I 'Sons of Italy' si stanno superando. Hanno preparato spaghetti, roast beef, patate al forno, una splendida torta. E soprattutto si è creato un clima davvero molto rilassante, nel quale i giocatori si trovano a loro agio. La trasferta, insomma, sta procedendo come meglio non potrebbe.
Non pare che ci siano invece buone notizie sul fronte dei guai d'amore del mio amico. L'oggetto del suo desiderio non ha risposto ad un messaggio romantico mandato di notte. Brutta storia. Intendo: se il mio amico perde le speranze, mi devo trovare un nuovo tormentone per la prossima trasferta internazionale. Va bene che ci dovrebbe essere tempo, però sono siceramente preoccupato.
Per chiudere la giornata, ieri mi sono aggregato ad una comitiva nettunese (il manager Faraone, il suo braccio destro Morville, il capo delegazione Cancelli e il medico Schiavottiello) della quale, come sapete, posso far parte in qualità di 'oriundo'. A piedi abbiamo risalito parte della Federal Highway per soddisfare il desiderio di un gelato. Vi garantisco che gli automobilisti di passaggio ci guardavano come animali rari. E forse, ad essere onesti, li eravamo.
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