Categories: Majors and Minors

Una giornata con Imperiali e Mazzanti

Io sono un Italo americano. Due dei miei quattro, tra zii e zie, sono nati a Pollina, vicino a Cefalù, in Sicilia. Mio padre è il primo componente della sua famiglia a essere nato in America.

Mio padre ha 84 anni e non è mai stato in Italia. Forse non ne aveva bisogno, perché suo padre, che lo ha cresciuto, parlava pochissimo inglese. Sua mamma. Ovvero mia nonna, è morta quando lui era un ragazzino

Ma la mia generazione viaggia di più. Io sono stato in Italia 5 volte, 2 in Sicilia e una proprio a Pollina.
E’ difficile spiegarlo, ma in un certo senso mi sento più a casa in Italia che negli Stati Uniti, anche se non parlo l’Italiano abbastanza bene per cavarmela. Anche adesso, a 50 anni, a volte mi chiedo se sopravviverei, dovessi vivere in Italia per un periodo lungo.

Francesco Imperiali e Giuseppe Mazzanti non hanno 50 anni. Hanno da poco superato i 18 e, come si dice, hanno tutta la vita davanti.
Sono belli, simpatici ed educati. Sono ragazzi che hanno iniziato l’avventura della loro vita. Sono a 15.000 chilometri da casa in una città dell’Arizona che si chiama Peoria e che non ricorda per nulla l’Italia.
Peoria è una città nuovissima ed è frutto di una iniziativa dei Seattle Mariners e dei San Diego Padres, che hanno voluto costruire uno stadio in comune per lo Spring Training 7 anni fa.
Oltre allo stadio principale ci sono diversi campi secondari. Imperiali e Mazzanti sono al lavoro sul campo più lontano.

Qui ai giocatori danno da mangiare a pranzo e soldi una volta alla settimana per la cena. Succede solo durante lo Spring Training, perché durante la stagione i giocatori devono spendere parte del loro modestissimo salario (175 euro a settimana) per pagarsi da mangiare.
I ragazzi mangiano sotto un tendone, seduti a tavoli da campeggio. Sono almeno 40, ma in tutto il Camp ce ne sono 125. Ridono e scherzano, anche se si stanno contendendo un posto.

Imperiali e Mazzanti fanno comunella con i giocatori latini.
L’Italiano e lo Spagnolo sono simili ci spiega Imperiali Ma frequentiamo anche gli americani. In effetti, il loro soprannome tra gli americani è ‘meatballs’ (polpette).
E il cibo in sé com’è? La pasta non è male…ma sì, mi piace
Essendo lontano da loro, ho chiesto cos’anno mangiato. Cos’erano ‘ziti con polpettone”?
Francesco ride: Direi di no…beh, non lo so cos’era. Ma non era male!
Con la pasta mangiano insalata e bevande con integratori per combattere il caldo.
Già, il caldo. Non ci sono posti in Italia con un clima come quello dell’Arizona. Forse il sud della Puglia e della Basilicata sono così secche, ma quando pensate all’Arizona dovete avere in mente i film di cowboy, con i cactus e tutto il resto.


E’ dura adattarsi a vivere in un posto come Peoria? Certo. Qui è davvero MOLTO caldo. Dopo che finisce lo Spring Training c’è caldo. E non piove mai. Oltretutto continua Imperiali Qui non ci sono spiagge. C’è un lago, tutto qui. Almeno non ci sono zanzare. Certo, mi manca Nettuno, con la sua spiaggia.

Personalmente, a 18 anni l’unica cosa che avevo in mente erano le ragazze.
Avete notato quante belle ragazze seguivano lo Spring Training? Ho notato. Oltretutto, qui a molte donne piacciono gli italiani.
Ma nessuno di voi due esce con ragazze americane, giusto? No, non ancora. Ma oggi è venerdì, chissà…
Non c’è solo da divertirsi, ovviamente. I 2 hanno a che fare con Mike Goff, istruttore degli interni dei Mariners da 11 anni.
Gli ho chiesto di fare un paragone tra i ragazzi italiani e gli altri giocatori del camp: Non li paragonerei ai migliori giocatori che escono dall’Università. Il loro livello è quello dei ragazzi di Junior College. Ovviamente dipende dalla conoscenza del gioco ancora limitata che c’è in Italia e dall’esperienza che accumulano. Purtroppo in Italia il tempo non consente di giocare tutto l’anno.

Ho fatto notare a Goff il fatto che i ragazzi appaiono molto contenti per avere l’opportunità di giocare tutti i giorni: Come tutti i ragazzi che abbiamo qui, lavorano duro. Sono bravi ragazzi, non si lamentano. Il nostro compito è portarli al livello di conoscenza del gioco dei latini e degli americani.
E la lingua? Non è un problema. Io parlo spagnolo, l’Italiano è simile allo Spagnolo e, mal che vada, c’è solo qualche incomprensione.

In effetti Imperiali parla abbastanza bene l’Inglese. Mazzanti, che è al suo primo anno ed è un ragazzo silenzioso, si serve di Imperiali come interprete.
Presumo che sentano nostalgia di casa, così chiedo se hanno trovato un posto che possa ricordare l’Italia. Significativa la risposta di Imperiali ‘No! No, no, no, no, no, no. No, andiamo al ‘mall’ che c’è dall’altra parte della strada. Mangiamo lì, andiamo al cinema. Non ci allontaniamo da casa. Ci incuriosisce guardare come mangiano gli americani. In fretta, senza piacere. Una cosa difficile da capire.

Questi ragazzi sono qui per inseguire un sogno: le Major League. Non è una situazione molto diversa da quella di migliaia di loro connazionali, compresi i miei nonni, che lasciarono l’Italia all’inizio del ventesimo secolo: Il gioco è lo stesso. La differenza è che in Italia giochi solo contro squadre italiane. Qui giochi contro latini, americani. Il livello è più alto. La velocità, ad esempio. Sia io che Mazzanti abbiamo notato che le palle dritte sono molto più veloci.
Le Majors sono solo un sogno? Spero di no. Certo, è dura. Noi però ci proveremo.
Cosa ne pensano i Mariners? Mike Goff dice la sua: Riescono ad emergere per la voglia di arrivare che hanno. La loro etica di lavoro è eccellente e quella è una cosa che nessuno può insegnarla. Inoltre imparano presto. E’ facile allenarli. Immagino queste siano qualità che hanno appreso in Italia e che li aiuteranno parecchio qui.

Ci sono già stati giocatori di Major League nati in Italia. Ma si parla dell’inizio del 1900 e nessuno di loro aveva imparato a giocare in Italia. Non so se Francesco e Giuseppe riusciranno ad arrivare nelle Grandi Leghe. Ma anche se non saliranno così in alto, tutti gli Italiani, e in particolare gli Italiani d’America, dovrebbero essere orgogliosi di loro.

mich

50 anni, Michale Duca vive nei pressi di San Francisco in California. Collabora al sito mlb.com, sia per quel che riguarda le partite degli A'S che quelle dei Giants. Nel passato ha scritto per diverse pubblicazioni specializzate nel baseball e ha contribuito al 'Grande libro delle statistiche del baseball americano'. Michael è sposato con Kelli e ha 5 figli: Ryan di 17 anni, 3 gemelli di 16 di nome Stephen, Arthur e Ad e una ragazza di 12 anni di nome Maureen.

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