Ho sempre giudicato eccessivo un verso di una canzone di Matt Johnson, in arte “The the”, musicista inglese del quale forse sono l'unico fan italiano. Il verso dice: “C'è sempre qualcosa che va male, quando credi che le cose ti vadano bene”. Ieri però ho dovuto dare ragione a Matt.
Un po' perplesso per l'andamento della seconda amichevole azzurra, che i Mets hanno fatto durare solo 5 inning e mezzo, mi sono accomodato in pullman per scrivere un po'. Sedendomi, ho avvertito uno 'strap' sospetto. Per un po' ho scritto, chiacchierato, inviato 'sms' e meditato (che è poi, non necessariamente in quest'ordine, quello che faccio di solito). Poi lo 'strap' mi è tornato in mente e, circospetto, sono andato a tastare il retro dei miei pantaloni. Dove la mia mano ha avvertito nettamente…l'aria.
Naturalmente, proprio ieri era l'unico dei giorni di nostra permanenza in Florida che non prevedeva il ritorno in albergo, bensì un viaggio verso Fort Lauderdale, per incontrarci con il gruppo Pre Olimpico di Beppe Massellucci, e il proseguimento fino a Miami, dove al 'Pro Player Stadium' ci attendevano i Marlins e gli Expos. Morale: non potevo cambiarmi. Potevo, viceversa, acquistare un nuovo paio di pantaloni, oppure tenermi quelli strappati e sperare che nessuno se ne accorgesse.
Sceso a Fort Lauderdale dal pullman, mi sono guardato in uno specchio e ho notato subito che passare inosservato sarebbe stata dura. Così ho deciso di rimanere seduto la maggioranza del tempo. E finchè siamo rimasti in corriera, non c'è stato problema. Diverso è stato quando siamo arrivati allo stadio. All'interno del negozio di souvenir ho notato che le commesse se la ridevano molto. In tribuna uno spettatore proprio non ce l'ha fatta e si è sganasciato dalle risate.
Ma dentro uno stadio stare seduti è la norma. Per le 3 ore della partita non ho avuto quindi preoccupazioni. Sfortunatamente, però, la gara è finita e siamo dovuti uscire dallo stadio.
Ho cercato, con circospezione, di far passare tutta la squadra prima di alzarmi. Senza successo, però. Temo che ci fosse un piano all'uopo preparato, perchè mi risulta che sia stata realizzata documentazione fotografica dell'orrendo squarcio nei miei calzoni.
Quando il General Manager degli Expos Omar Mynaya ha raggiunto il puillman per salutarci, non ho assolutamente avuto il coraggio di presentarmi, perchè uno “spokesman” della Federazione (come mi definisce la stampa locale) non può avere un aspetto così indecente.
Comunque, se è vero che “c'è sempre qualcosa che va male, quando le cose sembrano andar bene”, è anche vero che anche le cose peggiori finiscono. Questa non l'ho virgolettata perchè è di Schiroli, non Matt Johnson.
Quel che voglio dire è: siamo arrivati all'albergo e la giornata è finita.
Tornando al 'Pro Player Stadium', va detto che a vedere i Marlins c'erano pochissimi tifosi. Temo che, se “contraction” sarà, la squadra del sud della Florida rischierà seriamente di incapparci. Gli Expos sono un'altra candidata. Non a caso un tifoso ha cancellato dalla sua casacca replicata il nome di una star per scrivere Bud Selig, il 'Commissioner' che ha avuto l'idea di ridurre le squadre.
Gli Expos hanno vinto 9-7, mettendola sul piano dei muscoli. Il nostro vecchio amico Ed Vosberg, rilievo degli Expos, si è beccato un fuoricampo da Floyd che è ancora là che vola. Ma il giocatore che più ha impressionato è la giovane star dei canadesi Vladimir Guerrero. Uno swing impressionante, come anche gli azzurri si dicevano tra di loro durante il viaggio di ritorno.
Finalmente ho visto il nostro Matteo Gandini, 'rookie' al seguito di una squadra azzurra. L'ho visto perfettamente ambientato nel gruppo dei PO e decisamente felice di essere stato coinvolto in questa avventura. Il baseball sta dando tanto a tutti noi. Che, senza falsa modestia, siamo per altro convinti di dare parecchio in cambio.
Mi sovviene or ora che la nostra permanenza in Florida è ormai giunta alla fine. Tra 45 minuti gli azzurri inizieranno l'ultima amichevole. Poi avremo appuntamenti sociali di congedo (un barbecue con i 'Figli dell'Italia', ad esempio) e sarà ora di riprendere la via della penisola, dove mi risulta troveremo un clima decisamente peggiore di quello del sud della Florida.
Visto che questo è stato il diario delle citazioni, concludiamo che “anche le cose belle finiscono”. Questa non è nè di Matt Johnson nè di Schiroli. E' il titolo dell'ultimo episodio della serie di telefilm “Star Trek, the next generation”. Giusto per la cronaca.
This post was published on 12 Aprile 2002 01:10
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