Categories: Punto e a capo

Una nazionale che ha futuro

Si è chiuso il periodo di preparazione della nazionale azzurra in Florida.
Sta per iniziare la stagione e di nazionale non si riparlerà per almeno 2 mesi, per questo ho l’obbligo di fare qualce considerazione tecnica.
Sono le più rischiose, le considerazioni tecniche. Perché è possibile non prenderci e, quando succede, se lo ricordano tutti. Ma accetto volentieri la sfida.

Come è andata? La risposta è ‘benissimo”. La rosa di giocatori presente in Florida ha lavorato con impegno e il miglioramento dalla prima all’ultima uscita è stato assolutamente evidente.
Se mi chiedete che peso possono avere queste iniziative sul progetto ‘Squadra Azzurra’, avete centrato il problema. Nel senso che la nazionale deve lavorare a scadenze fisse, approfittando dei momenti dell’anno in cui non finisce con l’intralciare il campionato. Questo per formare un gruppo e per consentire al manager di prendere in mano la squadra.
Se parliamo però di ‘migliorare il livello’ dobbiamo sapere che il vero salto di qualità lo faremo quando avremo un gruppo di 20-25 giocatori impegnati a giocare tutti i giorni.
Calmi tutti: non è che sto dicendo che lo facciamo domani o che voglio che la Federazione ‘rubi’ i migliori giocatori alle società. Dico solo che, in un modo o nell’altro, a questo si dovrà cercare di arrivare.
Il discorso si sta facendo troppo politico e io vi avevo promesso di occuparmi della parte tecnica.
Prima di addentrarmi in questo terreno minato, però, ‘passeggerò” su un altro.

Gli oriundi Il manager Giampiero Faraone ha parlato chiaro fin da quando si è insediato: ‘Io tra un oriundo e un italiano, a parità di rendimento scelgo un italiano”.
A me, lo sapete, questo discorso non piace. Lo status di ‘oriundo’ non c’è. Un giocatore, una persona, o è italiano o straniero. E se la legge proclama qualcuno italiano, non me la sento io (che faccio il giornalista e non il Presidente del Consiglio dei Ministri) di dire che non è vero.
Va detto però che molti dei giocatori che ottengono il doppio passaporto lo fanno solo per giocare. E l’Italia non sanno neanche dov’è. Da loro non si può comunque pretendere che rifiutino una convocazione per un Mondiale o un’Olimpiade. Allora, prima di varare una squadra che va in giro per il mondo con scritto ‘Italia” sul petto, è dovere di tutti valutare quanto chi ne farà parte si rende conto di cosa questo rappresenta. Questo dal punto di vista ideale. L’aspetto tecnico è un’altra cosa. Nel senso che ci sono ruoli che il nostro campionato stenta a coprire. E allora, l’amaro calice bisogna berlo.

Lanciatori I ragazzi presenti in Florida hanno lavorato splendidamente. Però loro stessi sono ben consapevoli di alcune cose. Ad esempio, gli unici potenziali ‘partenti’ che il nostro baseball ha oggi sono Betto e De Santis. Aggiungiamo pure Cossutta (che per le Olimpiadi festeggerà le 40 primavere, per altro) e Cristian Mura (che a quanto mi consta ha problemi fisici), e sinceramente io qui mi fermo.
Nava è un grande talento, ma sembra più destinato a diventare un ‘rilievo’. A me, anche per caratteristiche fisiche, ricorda molto il Bobo Mari degli anni ’80.
Restando a chi era in Florida, Badii è uno specialista della curva con tutte le potenzialità per diventare un ‘set up man’ anche ad alto livello. Martignoni è certamente molto efficace a tutti i livelli, ma su distanze brevi o brevissime. Bartolucci ha giocato le sue migliori partite a livello internazionale venendo dal ‘bull pen’. Ci sono poi i giovani nettunesi Salciccia e Mariani. Il primo è sufficientemente autoritario, ma certamente ancora piuttosto acerbo. Il secondo in Florida si è visto poco e nulla, perché si trascinava un problema al braccio.
Se pensate poi che la nostra storica rvale, l’Olanda, ha 2 partenti di livello mondiale come Cordemans e De Lange, la morale è: in questo ruolo abbiamo bisogno di aiuto.

Ricevitori A Port St. Lucie si sono comportati molto bene sia Landuzzi che Malagoli. Entrambi sono però elementi con caratteristiche da ‘back up’, essendo atleti dai quali non è lecito attendersi una evoluzione particolare rispetto allo standard attuale.
Escludendo Gambuti (che nel 2004 avrà 43 anni), restano realisticamente i soliti Illuminati e Baldacci del Rimini e Gasparri del Grosseto.
Buoni giocatori, certo. Ma non sarebbe scandaloso se si pensasse anche in questa posizione ad un famigerato ‘oriundo’.

Esterno centro Drammaticamente, nel nostro campionato di interpreti del ruolo che valgano De Franceschi non ce ne sono. E anche lui sarà vicino alla fatidica soglia dei 40, tra 2 stagioni. A livello internazionale all’inefficienza degli esterni non si rimedia, quindi un buco in quel ruolo non ce lo si può permettere. D’Agostino del Modena (un oriundo, per l’appunto) va tenuto sotto attenta osservazione. Come ogni altra proposta che venga dalla prossima stagione.

Diamante Qui siamo a posto. Nel senso che mai come in questo avvio di terzo millennio siamo ricchi di giocatori in grado di ricoprire le 3 posizione dell’infield. In Florida abbiamo visto giocare in seconda Dallospedale e Pantaleoni, interbase Schiavetti e Bissa, in terza D’Auria, l’unico trentenne del lotto, e ancora Pantaleoni. Considerato che La Fera può fare a buon diritto parte del gruppo e che in America stanno giocando Imperiali e Giuseppe Mazzanti, non serve scervellarsi più di tanto. Piuttosto, serve che questi ragazzi lavorino al loro livello. Cioè, che non si abituino a girare ad un regime più basso delle loro potenzialità perché ‘tanto in campionato basta così”.

Line Up Mi diceva un azzurro a Taiwan che ‘noi siamo pieni di terzi e quinti in battuta”. In effetti, un bel bombardiere alla Bianchi o Castelli non lo abbiamo. O meglio, Castrì lo potrebbe anche diventare. Nel senso che ha tutto per riuscirci. Ma è evidente che il quarto in battuta potrebbe anche succedere che abbia il doppio passaporto.
Le altre posizioni sono coperte. Certo, non abbiamo corridori devastanti, ma questo è un limite che il baseball italiano ha avuto anche nei suoi momenti migliori e anche con nazionali imbottite di oriundi.
A livello di mazze, stiamo abbastanza tranquilli. A Port St. Lucie l’Italia ha avuto ottimi giri da parecchi giocatori. Si sono messi in evidenza in momenti diversi Frignani, un battitore che quasi sempre ‘tira’ la palla, Ettore Finetti, che ha caratteristiche non dissimili, e Leonardo Mazzanti, che è invece più un battitore di contatto.

Gruppo Quello si sta formando. O forse si è già formato. Certo, partecipare ad un torneo con in palio un posto per le Olimpiadi è diverso che non condividere uno ‘Spring Training’ ad inizio aprile. Ma siamo sulla buona strada.

Personalmente, io sono molto fiducioso. Anche perché ho molto rispetto di Giampiero Faraone e di uno staff che ho visto lavorare eseguendo perfettamente le sue direttive.
Resta da aggiungere che il momento per compiere un salto di qualità è questo.
Buon lavoro, quindi.

Riccardo Schiroli

Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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