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Incontro con il mito

Quando il primo giorno di permanenza a Port St. Lucie nel complesso di allenamento dei Mets i coach azzurri Sal Varriale e Claudio Corradi mi hanno indicato un tizio con la divisa di New York e detto ‘Quello è Howard Johnson” non ci avevo sostanzialmente creduto.
Howard Johnson? Il terza base dei Mets Campioni del Mondo del 1986? ‘Ho Jo”? Quello che giocava quando io stavo sveglio di notte attaccato alla radio?
Non poteva essere lui, perché con un mito non potevo bere il caffè alla mattina, pranzarci assieme. Un mito non potevo incontrarlo in bagno.
Così, per una settimana non ho fatto il mio mestiere. Non l’ho intervistato.

L’ultimo giorno di permanenza al Camp dei Mets, però, l’Italia ha battuto la squadra allenata da Ho Jo e questo mi ha dato il coraggio. Anziché abbassare lo sguardo intimidito, quando l’ho incrociato nella sala dei coach ho preso il coraggio a 2 mani e gli ho chiesto di parlare. E il mito mi ha preso molto sul serio.

L’Italia mi ha fatto un’ottima impressione ha detto Johnson Trovo che siano migliorati moltissimo rispetto alla prima amichevole che abbiamo giocato lunedì. Ci hanno battuti meritatamente.
Trovi che ci siano giocatori azzurri con possibilità di giocare negli Stati Uniti? Questo è difficile dirlo. Però sono rimasto certamente impressionato da 2 lanciatori: De Santis e Nava. Ammetto che non mi aspettavo che in Italia ci fossero ragazzi capaci di lanciare così.
Nell’ultima partita che abbiamo giocato mi hanno anche impressionato come giro di mazza Castrì e Pantaleoni
.

Quest’anno sarai il manager dei Brooklyn Cyclones. Deve essere un onore portare il baseball in una parte di New York dalla quale mancava da mezzo secolo: Lo scorso anno è stata la prima stagione per l’affiliata dei Mets di Brooklyn. Ero con la squadra ed eravamo tutti molto eccitati da questa prospettiva. E’ stata un’esperienza memorabile e devo dire che sia io che Bobby Ojeda, mio pitching coach ed ex compagno di squadra, non vediamo l’ora di ricominciare. Sono convinto che sarà una grande stagione.

Parliamo di te. Che esperienza è passare da grande giocatore ad essere uno dei tanti manager di Lega Minore? Mah, io sono stato famoso, è vero…ma non è tutto nella vita. Sinceramente, non mi interessa troppo questo aspetto. Piuttosto, il successo che ho avuto mi permette di rivolgermi ai giocatori sapendo che mi ascolteranno. Loro sanno che io e Ojeda abbiamo vinto ai massimi livelli e si rivolgono a noi con grande rispetto.
Certo, essere coach è molto diverso che non giocare: Ah, fare il coach non è per tutti gli ex giocatori. Ci vuole personalità, ma bisogna avere anche pazienza e voglia di insegnare. Qualità non da fenomeni, magari, ma che non tutti hanno.
Una curiosità: so che da giocatore avevi il sogno di fare pubblicità alla catena di Motel chiamata Howard Johnson. Lo hai coronato? No! E’ veramente un mio sogno. Ho già pensato moltissime volte a quello che potrei dire nello spot, ma non me lo hanno mai chiesto. Confermo che la farei davvero volentieri.

I tuoi Mets non sono partiti molto bene: Già. Fanno un sacco di errori in difesa, vero?.
Cosa che nessuno si aspettava accadesse, con un diamante formato da Alomar, Alfonzo e Ordonez… Precisamente. E’ proprio sorprendente. Il fatto è che abbiamo questa tendenza ad una partenza lenta. L’anno scorso l’abbiamo pagata cara. Spero non ci costi troppo quest’anno. Restare indietro può voler dire giocare un intero campionato sotto pressione.
Qualcuno dice che non avere un prima base fisso è il motivo delle incertezze in diamante: Tutto può essere. Certo, un bravo prima base aiuta. Ma non può essere questa la causa di tutti gli errori.

Certo che il baseball è molto cambiato dai tuoi giorni migliori… Sono assolutamente d’accordo. Quando ho esordito nella ‘National League’ tutti sapevano che per avere successo in questo campionato era necessario saper correre, battere e essere buoni difensori. Oggi trovo che tra la National League e l’American League non ci siano differenze.
Anche la taglia dei giocatori è decisamente aumentata. Da ‘Passatempo Nazionale’ il baseball sta diventando uno sport per supermen…E’ inevitabile. Il gioco è sempre più veloce e per tenere il ritmo servono atleti formidabili. I battitori sono fortissimi e i lanciatori devono fare ricorso sempre più a lanci ad effetto.
Non ti soddisfa? Il gioco è spettacolare, ma ci sono contro indicazioni. Ci sono più cambi di lanciatori e le gare durano di più. Comunque i cambiamenti sono ciclici. Non escluderei che tra qualche anno ci possa essere una contro tendenza.

Le tue opinioni sono condivise da molti grandi del recente passato. Ma la direzione che ha preso il gioco non è casuale. Come mai il baseball si è evoluto in questo modo? Per soddisfare i tifosi. A loro questo baseball muscolare piace. E sono loro che pagano il biglietto.

Riccardo Schiroli

Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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Riccardo Schiroli

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