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La grazia a Ruggero Bagialemani

La grazia a Bagialemani, giusta?
Ci sono mille modi per interpetare questo bel gesto che da tempo i presidenti federali cercavano di portare a compimento.
Varrà la pena di ricordare a questo proposito che già Everardo Dalla Noce aveva tentato analoga operazione di bon ton, ispirato da quel senso di buonismo che è tipico di ogni nuovo reggente, il quale, con un'affettuosa stretta di mano ha la pretesa -storica, politica, ma pure legittima, dai- di dire che il peggio è passato e che il presente sarà migliore.
E questo garbo comportamentale, questo sussurro di intenti carini passa anche attraverso la grazia nei confronti dei reprobi.
Ma quell'incidente violento di cui fu protagonista Bagialemani era qualcosa di più rappresentativo: perchè c'è di mezzo l'amore e l'odio per la squadra più “calda” -va bene calda, per indicare Nettuno?- del baseball italiano.
Franceschetti, l'arbitro, proprio su queste colonne del web si è chiamato fuori considerando il bel colpo di spugna inaccettabile.
Lui fu parte lesa e quel famoso calcione non lo ha mai dimenticato. Altri reputano che ormai Bagialemani abbia scontato tutto quello che c'era da scontare, perchè ha perso l'dentità di giocatore alla quale lui teneva più di ogni altra cosa. Ma, sensazione molto personale, se Bagialemani non fosse stato del Nettuno probabilmente avrebbe ottenuto già al giro precedente, quello di Dalla Noce, il perdono degli uomini di buona volontà. Ma essendo sic te timpliciter bandiera del Tirreno ora passa per essere un beneficiato dal destino che vuole questo presidente federale bisognoso di recuperare in fretta tutto il plotone, unito, più che mai, ci mancherebbe, il Nettuno, ed allora – et voilà – Bagialemani ha ricevuto un gran bacio giudaico immerso nell'opportunismo.
Per queste molte cose, pur trovando assolutamente pertinente una grazia federale (capita in tutti gli sport) io avrei lasciato Ruggero a vivere i suoi ultimi giorni di castigo, perchè in questo modo sarebbe stato evitato il solito refrain del colpo al cerchio (Faroane in nazionale, chi allena allora il Nettuno?) e del colpo alla botte.
La giustizia sportiva che si è ben espressa avrebbe avuto il suo ciclo completo, Franceschetti non avrebbe scritto quel che ha scritto (detto per inciso, che esista un procedimento penale nel riflesso sportivo non vuol dire nulla) e i maligni, in sintesi, non direbbero che per conquistare il Nettuno il presidente eccetera eccetera.
In sintesi, in sintesi, questa patata bollente poteva continuare a restere sul fuoco, per raggiungere il punto giusto della cottura.
Così, per forza di cose, qualcuno faticherà a masticarla.

mario

Nato a Torino nel 1946, è giornalista professionista dal primo maggio 1967 presso la testata Tuttosport di cui è stato redattore capo sino al 12 febbraio 2001.Specializzato in sport vari e marketing, è 'anche' presidente della Juve 98 di cui è stato, proprio temporibus lillipuz anche giocatore.Ha avuto inoltre il merito di portare il padre nel baseball (fu presidente della Juve Lancia per 17 anni) e i due figli che hanno giocato nella Juve 98.

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mario

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