Giornataccia.
Sono a Messina in una camera d'albergo e sono reduce dal viaggio che ha portato qui la Nazionale Universitaria. Viaggio iniziato alle 8.30 e finito alle 17. Ed è andato anche tutto bene, fra l'altro. E' proprio che Messina da Parma è lontana e anche scomoda da raggiungere, perchè non ha un aeroporto suo.
E' curiosissimo essere in un albergo pieno di vacanzieri per lavorare (sempre parola grossa, in verità), ma sono sicuro che mi adatterò presto e che questo soggiorno lo ricorderò.
Per questo, non ho fretta di parlarvene e rimando l'argomento Sicilia ai prossimi giorni.
Tornando allo scorso fine settimana, ho un annuncio di rilevanza notevole da fare: ho ritrovato i miei Oakley.
Mi ha commosso l'interesse che lo smarrimento dei sopra citati occhiali oggetto di culto (chiunque scende su un campo da baseball o da softball tende ad averne un paio) ha suscitato. In effetti, al “Gianni Falchi” di Bologna ho ricevuto più domande del tipo “Ma gli occhiali, li hai poi ritrovati?” di quanto potessi aspettarmi. Anzi, sono sicuro che riceverò certamente meno 'auguri' di buon compleanno l'11 di agosto, data della finale del Mondiale. Giustamente, visto che ne compio 39 e ogni giorno che mi ci avvicino ricordo una frase di un film recitata da Billy Crystal in maniera più vivida: “A 39 anni tendono a crescerti peli nei posti più strani, tipo il naso e le orecchie, e mancarti dove li vorresti”. Non che mi riguardi, visto che a me “dove li avrei voluti” mancano da 3 lustri.
Giornataccia, ve lo dicevo.
Torniamo agli Oakley. Un arbitro di serie A1 mi ha quasi rimproverato perchè, tramite il mio diario, sua moglie ha scoperto cosa costavano. Le mogli non sanno mai cosa costano gli Oakley, nemmeno la mia. Che infatti si era offerta per regalarmeli al compleanno, ignara.
Adesso vado ad indossarli un po', i miei Oakley.
Il mio amico coi problemi sentimentali si è riconosciuto in una delle 3 risposte. Quindi, questo vuol dire che è reale (lo è, lo è, ci potete giurare…) ed esclude una delle 3 risposte. In realtà, lui ne ha scelta una, ma secondo me non ha capito tanto bene che 'can che morde ma abbaia troppo” non è esattamente un complimento. Lui, forse, aveva inteso “can che abbaia ma morde troppo”, che in effetti avrebbe un altro significato.
Lingua strana e affascinante, l'Italiano. L'Inglese, che pure a me piace tanto, non è così affascinante. E' più schematico, preciso, adatto agli annunci negli aeroporti e alle canzoni rock. Ma questo adesso cosa c'entra?
Nulla, direi. Però mi permette di annunciarvi che sto lavorando ad un progetto in onore di un 'amico' del forum. Si tratta di un fumetto dal titolo “Le avventure di mezza base ball”.
Già che sono risolvo il mio debito ad un altro autore: le avventure si chiuderanno con la frase “…dal vostro affezionato vicino di casa mezza base ball”. Una domanda: 'Mezza' lo mettiamo maiuscolo o minuscolo?
Inquietante, la vista dalla mia finestra. C'è la Calabria là davanti tutta illuminata. Non so se sono contento del fatto che vogliono fare un ponte da qui a là. Esteticamente, faceva lo stesso. Ma mi rendo conto che nel 2002 avere un braccio di mare di 3 chilometri non collegato alla terra ferma è un po' un assurdo. Speriamo che, gia che ci sono, non pensino di fare una bella autostrada che collega le Eolie l'una all'altra.
Venerdì sera a Bologna ho parlato un sacco di oriundi e “oriundismi”. Sarebbe interessante chiedere a questi oriundi cosa ne pensano, ad essere considerati una terza categoria di persone rispetto ad Italiani e Americani 'tout court'.
In realtà, non credo che noi europei possiamo capire cosa significhi avere “un'origine”. Noi è ovvio che siamo italiani o francesi o tedeschi o inglesi. (Ovvio fino a lì lo sarà tra un po'…ma ne riparleremo quando ci saranno italiani di origine senegalese o marocchina in abbondanza) Ma per un americano non c'è nulla di strano a dire “io sono italo americano”. Forse a questi ragazzi dovremmo un po' più di rispetto.
A Bologna ho visto anche del gran bel baseball, un lanciatore che tirava 90 miglia (Shinada), un battitore che faceva paura (Liverziani) e un pubblico che si divertiva. Era baseball, insomma. Vuoi vedere che siamo sulla strada giusta?
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