In viaggio per il Canada

Per un paio d’ore, ieri pomeriggio, invece che in Canada ho pensato di essere in Cina. Per la sfida del pomeriggio tra Taipei e Panama, lo stadio di Sherbrooke è stato riempito da una comitiva di tifosi asiatici, rumorosissimi e muniti di bandiere e cappellini inneggianti alla loro nazionale; potete immaginarvi la loro gioia quando i loro beniamini sono usciti vincitori 11-10.
E’ stato divertente seguire la partita e allo stesso tempo sentire le urla delle due coppie di radiocronisti panamensi, esaltati come non mai di fronte ad una partita particolarmente combattuta; ho notato anche che uno di loro non si risparmia certo, quando si tratta di bere birra durante le radiocronache(non che ne abbiano bisogno, per andare ‘su di giri”).

Lo staff azzurro ieri sera ha assistito con interesse alla stupenda partita tra Canada e Cuba, che ha attirato così tanta gente che per fare il biglietto bisognava attendere almeno un quarto d’ora in coda; qualcuno dei nostri coach ha anche cronometrato la corsa in prima dei cubani, scoprendo che in qualche caso siamo ai livelli dei migliori delle Major League. Niente male davvero…
Usciti dallo stadio, abbiamo avuto l’ennesima conferma che, se da una parte questa zona è gradevole perchè ricca di verde, la vitalità della città è inferiore a quella di un cimitero di notte. Era sabato sera, eppure il paese era deserta, con buona parte dei bar chiusi e tante insegne spente; la febbre di cui parlava John Travolta, da queste parti, non è nemmeno un leggero raffreddore…

Come vi dicevo ieri, ci hanno sistemati in un’altra zona del campus della Sherbrooke University; all’apparenza si tratta di una parte più ‘di lusso”, e dall’esterno gli edifici in cui risiediamo adesso hanno un aspetto molto gradevole. Dentro, è tutta un’altra cosa.
Va meglio di prima…le stanze sono un po’ più spaziose, e meno calde, ma a livelli di docce e servizi igienici la situazione non è migliorata gran che; si tratta infatti ancora di bagni in comune, e stavolta all’interno delle camere non c’è neanche il lavandino, cosa che invece avevamo trovato sia a Ottawa che nelle nostre vecchie stanze qui. A livello di pulizia, non si può certo essere soddisfatti: qualche ragazzo mi ha detto di aver trovato sulle lenzuola macchie di diversi tipi e dubbia origine, e pare che, quando la comitiva è stata per la prima volta condotta all’interno del nuovo edificio (io ero allo stadio), le condizioni fossero molto peggiori, tali da invocare l’intervento della commissione tecnica della federazione internazionale, che ha dato un’altra ‘strigliata” agli organizzatori.
Un altro problema non trascurabile è il fatto che adesso per andare a fare colazione bisogna camminare circa un quarto d’ora, e attraversare buona parte del campus; stessa cosa per arrivare alla biblioteca ed accedere ad internet, anche se i miei problemi potrebbero essere risolti presto da Pierre, l’organizzatore incaricato dei rapporti con i media, che mi ha promesso che presto farà in modo di attivare la connessione ad internet dalla mia camera. Se aspetta ancora un po’, a ‘navigare” comodamente seduto sul letto non sarò io, ma il prossimo ospite della stanza 240…

Stamattina ci siamo recati per la prima volta a Coaticook, sede del secondo stadio in cui si giocano partite del torneo; si tratta di una cittadina a 45 minuti da Sherbrooke, che pur essendo più piccola di quest’ultima, ha tutta l’aria di essere più viva. La strada che porta da una località all’altra è colma di quegli strani incroci in cui viene dato lo stop alle vetture provenienti da tutti e quattro i sensi, e chi arriva per primo può passare; ma non sarebbe più facile decidere che una via ha la precedenza?
Il breve viaggio ci ha dato la possibilità di attraversare prima la zona residenziale di Sherbrooke, colma di caratteristiche e pregevoli villette, buona parte delle quali dotate di piscina; resta il dubbio riguardo quanti mesi all’anno si possano utilizzare le vasche all’aperto in un posto come questo…(probabilmente d’inverno ci pattinano sopra o giocano a hockey). Abbiamo poi attraversato una zona immersa nel verde, in cui le abitazioni sono state costruite a distanze notevoli l’una dall’altra, che mi ha fatto venire in mente quella del sud degli Stati Uniti in cui fu ambientato il ‘glorioso” telefilm Hazzard…

Prima della partita abbiamo fatto un giro nei dintorni dello stadio, e ci siamo fermati a dare un’occhiata ad un piccolo mercatino di roba usata allestito personalmente da un signore nel suo garage, e segnalato agli automobilisti con dei vistosi cartelli ai bordi della strada; siamo poi entrati in un piccolo market, in cui mi ha stupito vedere delle curiose macchinette self-service con cui si potevano riempire di granita alla frutta degli appositi bicchieri.
Un’occhiata al banco ha poi confermato un’idea che già mi ero fatto: se io fossi un fumatore, e venissi ad abitare in Canada, smetterei subito. Da noi la scritta ‘nuoce gravemente alla salute” è piccola, su sfondo bianco, mentre qui, qualunque sia il colore del marchio, metà di ogni pacchetto ha un tetro sfondo nero, su cui campeggia una grossa scritta in bianco che avverte dei rischi che si corrono fumando ed è accompagnata da una foto che illustra ciò che c’è stampato sotto. Rispetto a quello che avviene da noi, direi che è molto più convincente, però non deve avere grande effetto sulla gente, visto che qua la percentuale dei fumatori è molto più alta che negli Stati Uniti…

Lo stadio di Coaticook, dal punto di vista del terreno di gioco, è sicuramente migliore di quello di Sherbrooke, se non altro perché l’esterno sinistro è perfettamente in pianura; unica pecca la zona di foul di dimensioni veramente irrisorie. Allo stadio ho rivisto il mio collega di Montreal, a cui ho ‘tirato le orecchie” per essersi perso la partitona di ieri sera tra Canada e Cuba; mi ha quindi spiegato che il motivo della sua assenza era il fatto che il giornale l’aveva mandato a seguire una gara di nuoto, e che il vincitore in un’intervista con lui ha ‘sparato fango” (in realtà ha usato un’altra espressione) sulla federazione canadese.
Lo speaker per il pubblico, a Coaticook, era un signore abbastanza avanti con gli anni, a cui piaceva intrattenere la gente che colmava le tribune dello stadio (guarda caso giocava il Canada…) con una lettura abbastanza ‘colorita” dei punteggi e delle situazioni; ad un certo punto ha cominciato a prendere in giro un tizio di cui era stata ritrovata la patente, insieme ad un biglietto per un autolavaggio, che probabilmente per la vergogna no si è presentato a ritirare il tutto. Davanti a, invece, me era seduta una coppia abbastanza anziana; la signora continuava con la testa a colpire lo schermo del mio portatile, e il marito si è rivolto più di una volta verso di me, definendola scherzosamente ‘un’imbranata” e proponendo di spostarsi al posto di lei per evitare danni all’apparecchio.

Il viaggio a Coaticook, immersi nella celeberrima ‘natura” canadese, è stato un modo per evitare il ‘supplizio” della cena alla mensa universitaria, che comunque negli ultimi giorni era stata più volte snobbata, non solo dal sottoscritto, e ci ha dato la possibilità di provvedere al pasto serale in un ristorante di Coaticook, in cui finalmente abbiamo potuto mettere sotto i denti qualcosa di accettabile. Domani, purtroppo, si gioca ancora a Sherbrooke…

Matteo Gandini

Giornalista pubblicista e collaboratore di Baseball.it dall’ottobre 2000, Matteo è un grande appassionato in genere di sport, soprattutto del mondo sportivo americano, che segue da 10 anni in modo maniacale attraverso giornali, radio, web e TV (è uno dei pochi fortunati in Italia a ricevere la mitica ESPN).Per Baseball.it ha iniziato seguendo le Majors americane. Ora, oltre ad essere co-responsabile della rubrica giornaliera sul baseball a stelle e striscie, si occupa di serie A2. Inoltre, nel 2002, per il sito e l’ufficio stampa FIBS ha seguito da inviato lo stage della nazionale P.O. in Florida, la Capital Cup e i mondiali juniores di Sherbrooke (Canada), il torneo di Legnano di softball, e la settimana di Messina, a cui ha partecipato anche la nazionale seniores azzurra. Nel 2003 è stato invece inviato agli Europei Juniores di Capelle (Olanda). Nel 2001 ha anche collaborato alla rivista “Tutto Baseball e Softball”.Per quanto riguarda il football americano, da 3 anni segue il campionato universitario e professionistico americano per Huddle.org, oltre ad essere un assiduo collaboratore alla rivista AF Post. Nel 2003 partecipa al progetto radio di NFLI, ed è radiocronista via web delle partite interne dei Frogs Legnano.Dopo aver collaborato per un periodo di tempo ai siti web Inside Basketball e Play it, nel 2001 ha seguito i campionati di basket americani (NBA e NCAA) per Telebasket.com, in lingua italiana e inglese. Ora segue la pallacanestro d’oltreoceano per Blackjesus.it.Più volte apparso come opinionista di sport americani a Rete Sport Magazine, trasmissione radiofonica romana, lavora stabilmente nella redazione di Datasport, dopo una breve esperienza in quella di Sportal.Nel 2003 ha lavorato anche per l’Ufficio Stampa delle gare di Coppa del Mondo di sci a Bormio.Ha 26 anni, è residente in provincia di Lecco e si è laureato in scienze politiche alla Statale di Milano. La sua tesi, ovviamente, è legata allo sport: il titolo è “L’integrazione dei neri nello sport USA”. Il suo sogno è dedicare tutta la vita al giornalismo sportivo, in particolare nel settore sport USA.

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