Ritorno in campagna

Non vi sembrerà vero ma…della connessione ad internet in camera ancora non se ne parla. Se potete leggere queste righe e gli articoli relativi al rinvio della partita tra Italia e Cuba, il merito è della gentilezza dell’addetto stampa canadese, che mi ha permesso di mettere il tutto on – line dalla sua camera. Altrimenti, avrei dovuto aspettare l’apertura della biblioteca dell’università, domani mattina alle 8.30…in cambio, mi sono dovuto sorbire gli sfottò suoi e del collega americano, che si vantavano del fatto di avere trovato in camera uno un grosso ventilatore e l’altro, appunto, la connessione ad internet funzionante.

Come sempre accade in occasione delle competizioni internazionali, è particolarmente divertente ascoltare i tentativi strampalati degli speaker del luogo di simulare la per loro complicatissima pronuncia italiana, quando si tratta di annunciare al microfono i nomi dei nostri giocatori. Eppure, nel Quebec si parla francese, una lingua non molto diversa dalla nostra…fra quelli degli azzurrini, il nome più difficile da pronunciare per gli speaker locali è quello del viterbese Andrea Sgnaolin, che nella bocca dei nostri amici d’oltreoceano diventa una serie di suoni senza significato. Per fortuna, prima della gara di ieri contro Panama il capo delegazione Landi si è recato nella cabina dell’annunciatore per un corso accelerato di pronuncia italiana. Non che le cose siano migliorate di molto…almeno, però, un tentativo è stato fatto.

A proposito di nomi…una miriade di giochi di parole possono essere creati sfruttando quello di un giocatore panamense, Corro, che ieri, guarda caso, è stato protagonista di una doppia rubata che gli ha permesso di segnare un punto. La mia spiegazione del significato in italiano del suo nome ha provocato l’ilarità degli addetti stampa canadese e americano, come anche quella del cognome di Jason Saltalamacchia, uno dei componenti dello squadrone americano, che l’addetto stampa yankee ci ha confermato avere un nonno italiano. Ieri mi è toccato anche dare qualche piccola lezione di italiano ad un giornalista canadese di nome Francois, che mi ha confessato di desiderare fortemente di visitare il nostro paese.

Di ritorno dallo stadio, con alcuni membri della comitiva mi sono fermato per un panino da Subway, una della più famose catene di fast food americane; rientrati all’università poco dopo la mezzanotte, abbiamo trovato tutti gli inquilini del nostro palazzo sulla strada ad esso antistante, molti dei quali in pigiama, e una camionetta dei vigili del fuoco di fronte all’entrata. Corsi a vedere che cosa fosse successo, ci è stato comunicato che il sistema d’allarme antincendio era scattato all’improvviso, e che i vigili del fuoco avevano ordinato l’evacuazione. Tuttora non è chiaro il motivo del falso allarme.

Stamattina al mio risveglio, ho visto di sfuggita, con gli occhi ancora socchiusi, il mio compagno di stanza, il dottor Squarcia, uscire dalla camera bardato come se fosse inverno; un’occhiata al di fuori della finestra ha confermato i miei timori più profondi, mostrandomi un cielo densissimo di nuvolosi neri a dir poco minacciosi, che mi hanno convinto a seguire l’esempio del compagno di camera, e di indossare qualche indumento più pesante del solito. Dopo la solita scarpinata fino alla sala della colazione, l’automobile noleggiata dalla comitiva azzurra mi ha portato fino ad un vicino mall, che poi è l’unico della zona; se considerate che in nord america in genere ai bordi delle strade si vede un centro commerciale ad ogni battito di ciglia, potete capire ancora meglio come qui siamo veramente al di fuori del mondo civile. All’interno del mall abbiamo incontrato lo staff tecnico cubano, fra cui il manager Rigoberto Blanco, ex coach di A2 in Italia, e abbiamo trascorso un po’ di tempo a discorrere con gli caraibici.
Tra l’altro, rispetto ai centri commerciali che avevamo visitato ad Ottawa, questo era molto meno fornito, e ciò ha fatto sì che il tempo da noi trascorso al suo interno non fosse moltissimo; il fatto che oggi la nostra nazionale non fosse in campo fino alle 19 ci ha permesso anche di tornare, per pranzo, da Mike’s, e gettarci di nuovo su una bisteccona simile a quella che avevamo mangiato appena giunti a Sherbrooke.

La gara odierna degli azzurri si gioca ancora a Coaticook, il che significa un altro viaggetto di 45 minuti lungo la campagna canadese, e forse una cena un po’ migliore. Dico forse, perché al momento in cui vi scrivo l’inizio della partita degli azzurri è stato ritardato di almeno un’ora, vista la sospensione per pioggia della gara tra Panama e Olanda, e questo mette molta incertezza sia sulla possibilità che domani per noi sia effettivamente un giorno libero (se non si gioca stasera con tutta probabilità si recupererà domani), sia su luogo e modalità della nostra cena. Di certo, c’è che il sottoscritto resisterà ancora solo pochi minuti al profumino di hot dog che si respira qui all’interno dello stadio, e fra poco si incamminerà verso il bar…comunque, anche a causa della lentezza con cui gli addetti al campo hanno steso i teloni in copertura della base (circa 15 minuti dopo l’inizio della pioggia), dubito fortemente che si possa riprendere entro la serata.

Lungo la strada tra Sherbrooke e Coaticook, siamo stati tutto il tempo con l’occhio fisso sui negozi ai bordi della strada; qualcuno sosteneva infatti di aver intravisto durante il viaggio dell’altro ieri un piccolo negozio di tipici souvenir americani, ma purtroppo stavolta l’edificio in questione ci è sfuggito, e abbiamo dovuto mettere da parte l’idea di fare un po’ di shopping. Ho notato che a un certo punto della strada, a pochi chilometri da Coaticook, c’è un passaggio a livello di quelli non protetti da barriere, che in Italia penso siano ormai stati aboliti da decenni…un altro segno del basso grado di civilizzazione del luogo; lungo il percorso c’è anche un tratto in cui le case sono così distanti che…andare a casa dei vicini significa usare l’automobile.
Ad un certo punto ho anche pensato (o forse è meglio dire temuto…) di essere finito all’interno del film ‘Duel”, di Steven Spielberg, visto che un grosso autotreno verde seguiva minacciosamente, e da vicino, la nostra vettura, su una strada deserta, fiancheggiata solo da enormi distese verdi. Per fortuna, dopo qualche minuto un’altra automobile è uscita da un incrocio e si è inserita tra noi e il ‘nemico”, mettendo fine alla mia illusione cinematografica.

La mia carriera giornalistica è in serio pericolo…qui a Coaticook c’è il radiocronista cubano che mi ha prestato l’ULTIMA penna che mi è rimasta; se me la dovesse chiedere indietro…come fa un giornalista a lavorare senza penna?

Matteo Gandini

Giornalista pubblicista e collaboratore di Baseball.it dall’ottobre 2000, Matteo è un grande appassionato in genere di sport, soprattutto del mondo sportivo americano, che segue da 10 anni in modo maniacale attraverso giornali, radio, web e TV (è uno dei pochi fortunati in Italia a ricevere la mitica ESPN).Per Baseball.it ha iniziato seguendo le Majors americane. Ora, oltre ad essere co-responsabile della rubrica giornaliera sul baseball a stelle e striscie, si occupa di serie A2. Inoltre, nel 2002, per il sito e l’ufficio stampa FIBS ha seguito da inviato lo stage della nazionale P.O. in Florida, la Capital Cup e i mondiali juniores di Sherbrooke (Canada), il torneo di Legnano di softball, e la settimana di Messina, a cui ha partecipato anche la nazionale seniores azzurra. Nel 2003 è stato invece inviato agli Europei Juniores di Capelle (Olanda). Nel 2001 ha anche collaborato alla rivista “Tutto Baseball e Softball”.Per quanto riguarda il football americano, da 3 anni segue il campionato universitario e professionistico americano per Huddle.org, oltre ad essere un assiduo collaboratore alla rivista AF Post. Nel 2003 partecipa al progetto radio di NFLI, ed è radiocronista via web delle partite interne dei Frogs Legnano.Dopo aver collaborato per un periodo di tempo ai siti web Inside Basketball e Play it, nel 2001 ha seguito i campionati di basket americani (NBA e NCAA) per Telebasket.com, in lingua italiana e inglese. Ora segue la pallacanestro d’oltreoceano per Blackjesus.it.Più volte apparso come opinionista di sport americani a Rete Sport Magazine, trasmissione radiofonica romana, lavora stabilmente nella redazione di Datasport, dopo una breve esperienza in quella di Sportal.Nel 2003 ha lavorato anche per l’Ufficio Stampa delle gare di Coppa del Mondo di sci a Bormio.Ha 26 anni, è residente in provincia di Lecco e si è laureato in scienze politiche alla Statale di Milano. La sua tesi, ovviamente, è legata allo sport: il titolo è “L’integrazione dei neri nello sport USA”. Il suo sogno è dedicare tutta la vita al giornalismo sportivo, in particolare nel settore sport USA.

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