Bagialemani: prima volta da coach

NETTUNO – E appena finita garatre dell’ultima di regular season tra Danesi Nettuno e Grosseto. La formazione campione d’Italia si è congedata dal suo pubblico, almeno per quello che riguarda il campionato, con due brutte sconfitte. Prestazioni giustificabili solamente con il fatto che non sarebbero contate nulla per la classifica, e c’era aria di esperimenti nell’aria. Altrimenti non si respirerebbe in casa Nettuno la solita aria di ottimismo che aleggia prima di ogni post season.

Da venerdì comincia un campionato tutto nuovo, ed esattamente come lo scorso anno di fronte ci sarà subito l’Italeri Bologna, vogliosa di riscatto dopo il pesante 4 a 1 del 2001. Abbiamo incontrato il manager della Danesi, Ruggero Bagialemani, alla vigilia del primo play off della sua carriera da allenatore.

Che ne pensi?

Che va bene così, adesso speriamo solo di risolvere questa pratica con meno di sette partite per arrivare più freschi in finale…

Questo vuol dire che sei convinto di vincere?

Si deve sempre essere convinti di vincere, altrimenti è inutile proprio scendere in campo ed io non avrei accettato l’incarico di allenare il Nettuno ad inizio stagione. Adesso comincia un campionato nuovo, abbiamo concrete possibilità per arrivare alle finali, poi sarà il campo a dire se meritiamo più noi o il Bologna di giocarci lo scudetto.

Alle spalle la Caffè Danesi ha un campionato che sembra più che altro un calvario, tra infortuni a raffica e una sfilza incredibile di occasioni perse e sconfitte rocambolesche.

A parere mio, penso che il Nettuno peggio di questa regular season non poteva fare. A parte l’ultima sconfitta, quella di stasera, che non contava proprio niente per la graduatoria, delle precedenti sedici ne abbiamo ‘regalate” almeno 10, se non di più, e siamo arrivati a due lunghezze di distacco dalla vetta. Significa che potenzialmente siamo ancora noi la squadra da battere, ma ripeto quello che ho detto prima, dobbiamo dimostrarlo sul campo, non solo a parole.

Chi temi del Bologna?

Nessuno, rispetto tutti quanti perché sono sicuramente una buona squadra, ma non dimentichiamoci che abbiamo il miglior parco di partenti d’Italia. Rispettiamo tutti, è giusto che sia così, ma non temiamo nessuno.

Hai fatto diversi esperimenti nelle ultime uscite?

Sono nove partite che provo soluzioni varie, da quando siamo matematicamente nei play off la formazione che è scesa in campo non è stata mai la stessa. Di questo trittico ad esempio contava raggiungere perlomeno la certezza matematica del terzo posto, se ci pensate bene potevo tranquillamente vincere con Vigna sia in garadue, sia a Firenze la settimana scorsa, ma volevo vedere se questi due ragazzi potevano essere dei partenti. Sono state delle prove, il primo posto parziale non è mai stato importante. Ora posso dire di avere in mente la squadra base per i play off.

Due partite a Bologna venerdì e sabato, con la domenica di riposo, ti danno la possibilità di schierare Vigna a rilievo.

Certamente, la rotazione dipende dall’andamento delle partite, adesso era importante portare tutti gli elementi del bullpen freschi all’appuntamento. A parte Masin che in garatre ha effettuato 100 lanci, nessuno ha superato gli 80 nelle ultime tre settimane. E devo registrare la nota positiva di Mauro Salciccia, che ha cominciato male la stagione ed invece adesso sta andando bene, ha delle grosse potenzialità e spero che continui così.


This post was published on 16 Settembre 2002 11:31

Mauro Cugola

Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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