Questa stella che ci cuciamo diceva l'altra notte un giocatore della Sedmenzato Rimini Non ce la toglie più nessuno. Tanto semplice, quanto logico.
Semplici e logici sono i motivi per cui la Semenzato ha vinto: la regolarità e la capacità di sbagliare poco, o meglio, meno dell'avversario.
Quel che è successo a Nettuno però non è casuale. Rimini, dopo la deludentissima sconfitta della finale 2001, ha cambiato pelle. Meno potenza (senza Vatcher, Liverziani e Sheldon) ma molta più agilità (con Carr e Buccheri). In poche parole: una squadra che assomiglia molto di più oggi all'idea di baseball che il suo manager Romano ha, rispetto a quella di un anno fa. E i risultati si sono visti. Rimini ha giocato al meglio delle sue possibilità e ha vinto. Tanto di cappello.
Nel successo riminese sono protagonisti assoluti 2 giocatori che non fanno parte di quelli che i tifosi votano nei sondaggi.
Parlo di Seth La Fera e Mario Chiarini.
La Fera è un interbase di quelli che non si tuffano ogni 3 secondi. Ma praticamente non sbaglia mai. Non sbaglia le palle decisive. Con Carr ha formato una linea centrale formidabile, il vero punto di forza della Semenzato.
Chiarini è un giovanissimo, anche se ha già giocato professionista. Un giovanissimo di qualità, che a 21 anni (senza bisogno di tante regole dell'under) ha trovato il suo spazio in prima squadra, mettendo le sue doti atletiche non comuni al servizio della causa. Se migliorerà in battuta sui lanci ad effetto ( e non si vede perchè non dovrebbe) diventerà una vera e propria star.
Una cosa che ha sorpreso nella vittoria della Semenzato è il fatto che la squadra di Romano abbia contato su 4 lanciatori soltanto. In questo caso, è stata la qualità a fare la differenza.
Cabalisti, meritatamente riconosciuto l'MVP delle finali, è stato semplicemente superlativo. Moceri in gara 3 quasi eroico.
Sanchez è apparso meno brillante nella seconda parte della stagione rispetto al suo sfavillante avvio, ma è un talento cristallino.
Ilo Bartolucci è il classico “ultimo ma non infimo”. In campo sempre (o quasi) a gestire situazioni difficili, e senza troppa possibilità di recupero, si è rivelato 'closer' coi contro fiocchi.
La Danesi Nettuno non è inferiore al Rimini in assoluto. I punteggi chiusi delle prime 3 gare lo dimostrano.
Però non ha dato il meglio di sè, soprattutto in difesa.
In questo senso, il continuo alternarsi di Schiavetti, D'Auria e nelle ultime gare anche di Castrì tra terza e seconda base non ha aiutato troppo.
Le finali insegnano un'altra cosa: guai sottovalutare la 'stagione regolare' e usarla per fare esperimenti. I difetti che le squadre accumulano in 5 mesi, difficilmente li perdono in 5 partite.
Infine, una nota negativa: le gare durano troppo. Proteste, pause e 'rituali' non aiutano affatto iul pubblico ad apprezzare il nostro sport. Meditiamoci.
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