Auguri, baseball italiano!

E' capitato quanto avevamo previsto e preannunciato: il consiglio federale, pilotato da un Riccardo Fraccari sempre più pragmatico, desideroso com'è di dare un indirizzo stabile allo sport che rappresenta, ha chiuso una certa storia del baseball italiano, costruita sulla consapevolezza delle debolezze del gruppo.
Da oggi in pratica, potremmo dire, siamo diventati tutti forti.
Ci dobbiamo sentire forti, e in assoluto dobbiamo parlare, agire e reagire da forti.
Le deroghe sono cassate, perchè le deroghe sono debolezze, l'assistenzialismo è andato a farsi benedire.
Volendo scriverla con sussurri politici, siamo in piena deregulation, con la responsabilità servita a pranzo e a cena.
Tutti responsabili: chi sta sulla barca sappia in sintesi che deve navigare.
Uscendo dall'iperbole, è passata la tesi della corsa ad oltranza verso la rifondazione: via gli stranieri da A2 e B, ma dentro in C1 e C2, che nasce, con infiniti auguri.
Una C2 che si traduce subito in un vero e proprio polverone, perchè in C1 a questo punto del discorso, saranno ammesse soltanto le prime classificate della serie C della scorsa stagione, il che crea automaticamente i numeri per stare in C2 (che in caso contrario rischiava di essere frequentata da poche società) e un'infinita serie di recriminazioni, la più ricorrente delle quali è la stessa lamentata dalle società di serie B nella scorsa stagione: di fronte ad una rifondazione della formula non si è concesso l'anno per capire, ma si è imposto il “giro la pagina” in pochi minuti.
E dunque, un bel trauma, perchè questa massa che era abituata a ragionarci su, a muoversi con ritmo slow qui dovrà cambiare marcia, ballare il merengue.
E chi sbaglia passo ecc ecc.
Sta di fatto che in questa C2 rifondata ipso facto, cadono squadre che stavano facendo i salti mortali per ritrovare se stesse: e il Cus Genova, che aveva preso Cameroni per rilanciare la storia di se stessa e della città al punto tale che si prospettava la costruzione di un campo nuovo a Pegli, ricomincia proprio daccapo.
Il romanzo della Lanterna che torna ad illuminare la palla da baseball aveva convinto numerosi atleti a restare in città, evitando le remingate in Piemonte e Liguria, ma ora il progetto scricchiola.
Ma era necessario correre a 100 all'ora, subito?
Soltanto la storia ci dirà chi aveva ragione, fermo restando che il Presidente e il C.F. hanno pieno diritto di stimolare l'inerzia, ma visto che le squadre di A1 e A2 avranno la possibilità di dire la loro nella prossima riunione di gruppo, non si capisce per quale motivo questa stessa possibilità non l'abbiano avute le società di B e di C: quisquiglie, forse, o forse no.
Ma torniamo alle decisioni del C.F.
E' stata rifondata l'area giovanile. Ragazzi sino a 12 anni, poi allievi impacchettati in due soli anni togliendo alla categoria di fatto un anno rispetto alla stagione precedente, cadetti per due anni, juniores per tre, il resto ai campionati veri.
Lo schema piace, è omogeneo, la decisione di imporre la firma di vincolo ai giocatori dalla cadetteria spiega che la prossima mossa sarà quella di dire alle regioni, trattatevi ragazzi ed allievi come ritenete opportuno (è deregulation, è responsabilità individuale ma pure periferica) noi -baseball italiano- ci occuperemo dai cadetti in poi.
E' una formula che può dare fantastici risultati, a patto però che tutti si mettano a correre.
Chi resterà a guardare, chi riterrà che la macchina corre troppo veloce, chi non riuscirà a salire sul tram del desiderio, pagherà pedaggio.
E insomma, se si volesse proprio sintetizzare quanto è capitato a Rimini, è nata la formula “mettiti a correre ragazzo mio, senno perderai l'occasione”.
Ed è auspicabile che tutti sappiano correre e che il baseball si ritrovi compatto su alti ritmi.
Non osiamo prendere in considerazione l'ipotesi del rovescio della medaglia.
Ultima considerazione: visto che si sta rifondando l'impero ci viene in mente che varrebbe la pena di buttare a mare l'attuale meccanismo per il quale una società può essere proprietaria per anni ed anni del cartellino del giocatore, che viene inesorabilmente messo in circolo con la formula del prestito, considerabile un vero e proprio bot.
Considerando che la deregulation è stata servita a tutti, proponiamo di abbattere anche l'assitenzialismo da firma.
Dopo tre anni di prestito il giocatore o torna casa o viene ceduto automaticamente, mettendo tutti nella condizione di decidere: perchè qui, lo avrete ben capito, si tratta di decidere per tutto il sistema.

mario

Nato a Torino nel 1946, è giornalista professionista dal primo maggio 1967 presso la testata Tuttosport di cui è stato redattore capo sino al 12 febbraio 2001.Specializzato in sport vari e marketing, è 'anche' presidente della Juve 98 di cui è stato, proprio temporibus lillipuz anche giocatore.Ha avuto inoltre il merito di portare il padre nel baseball (fu presidente della Juve Lancia per 17 anni) e i due figli che hanno giocato nella Juve 98.

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mario

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