Robert Coover, Il Gioco di Henry, Roma, Fanucci, 2002.
Titolo originale: The Universal Baseball Association, Inc., 1968
Henry Waugh è un impiegato contabile di 56 anni, single, moderatamente insoddisfatto del suo lavoro, con un problematico rapporto con il suo capo, i colleghi e, più in generale, con il mondo che circonda la sua vita, fatta del solito bar, delle solite compagnie e delle solite giornate tutte uguali.
C'è però una luce che illumina il grigio della sua esistenza: la sua UBA, Universal Baseball Association. Henry ha infatti scoperto molti anni addietro di avere una sola, allagante passione: il baseball, ma non quello reale, giocato negli stadi, bensì il baseball come concetto astratto, come schema generale perfettamente organizzato e precisamente descritto da simboli statistici.
Procedendo a tentativi, continuamente perfezionando il metodo, Henry ha ordinato in tabelle tutti gli eventi che possono verificarsi su di un campo da baseball nel corso di una partita, assegnando ad ognuno un valore numerico proporzionale alla concreta possibilità di accadimento. Ogni lancio del pitcher corrisponde a un lancio di tre dadi e da qui, a seconda del totale, la giocata può concludersi o portare a nuove tabelle e a nuovi lanci di dadi relativi a eventi sempre più rari.
Ma c'è molto di più. Nel corso di dieci, trenta, cinquanta e oltre campionati, Henry ha via via arricchito il suo gioco, creando squadre con i loro dirigenti, giocatori con le loro vite private, generazioni che si susseguono, giornalisti, articoli, stazioni televisive che si contendono i diritti.
Nuovo demiurgo, ha inventato e fatto vivere un intero mondo, costruendo un passato e un presente, una precisa personalità per ciascuno dei personaggi che lo popolano, le cui vite dipendono da lui e da quell'unico elemento fatale che è l'incognita di un tiro di dadi.
Il coinvolgimento nelle vicende del gioco assorbe sempre più l'attenzione e la vita di Henry, e va di pari passo con le sue difficoltà sul lavoro e nel rapporto con gli altri, in una concatenazione causa-effetto sempre più vorticosa che lo porta, come Alice nello specchio, a distaccarsi sempre più dalla vita reale, anzi a confonderla completamente con quella virtuale della sua UBA.
Un evento impronosticabile, dettato da una serie improbabile di combinazioni di dadi, porterà Henry all'estremo passo: addomesticare un tiro di dadi può essere considerato un semplice “barare” in un gioco che condotto solo con se stessi, o è piuttosto la completa, perfetta sostituzione con Dio, dominatore ultimo di tutte le cose e di tutti i destini? È, ancora, estrapolare dal deludente sé un intero universo vivo e palpitante?
Coover trascina il lettore nello stesso abisso in cui sprofonda Henry (o è piuttosto lo stesso volo siderale?), portando anch'esso a non poter più distinguere la realtà dalla fantasia, in un finale assolutamente destabilizzante.
Ma destabilizzante lo è tutto il romanzo, in cui l'autore utilizza con grande maestria molteplici registri della letteratura, dal grottesco al colloquiale, dal comico al drammatico, espressi attraverso una ricchezza di linguaggio imprevedibile, che avvince il lettore nella stessa misura in cui lo fa il racconto, lungo viaggio a spirale nelle profondità della mente che potrebbe essere quella di ciascuno di noi, con la sua comunissima vita, fino al punto di rottura definitiva con la realtà, in un'immersione completa nel virtuale che anticipa di trent'anni la diffusione di internet e videogiochi.
Anche per questo Coover, nato nell'Iowa nel 1932, è oggi considerato uno dei principali autori della letteratura americana contemporanea.
Per saperne di più su Robert Coover:
http://cas.buffalo.edu/english/faculty/conte/syllabi/370/Student_Projects/Hendler/English370.html
http://www.comune.bologna.it/iperbole/boll900/melloni.htm
La casa editrice: www.fanucci.it
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