Paul Auster è uno degli autori USA più in voga degli ultimi anni.
A dargli fama consolidata da noi è stata soprattutto l' allucinata “Trilogia di New York“, tre storie ai confini del poliziesco, il cui finale rimanda sempre all' impossibilità di trovare un senso reale alle vicende umane.
Non per niente a proposito della letteratura di Auster si è parlato di “giallo filosofico”.
Naturalmente il 56 enne scrittore del New Jersey è, come molti tutti i suoi colleghi nord americani, un fanatico del baseball.
Nella trilogia il batti e corri è citato con pochi ma indelebili tocchi.
Quinn, l'estemporaneo detective privato protagonista del primo racconto (La città di vetro) è un malinconico tifoso dei sempre perdenti Mets.
Un bello sprazzo della seconda sezione ricorda la prima partita di Jakie Robinson nel line up dei Dodgers, primo afro americano nella storia delle Major Leagues.
In un altro splendido romanzo invece, “Mr Vertigo“, a fare quasi da co-protagonista, nelle ultime pagine è una indimenticabile figura di un pitcher sul viale del tramonto, che non vuole arrendersi all' evidenza del suo declino. Dizzy Dean il suo nome e ai tempi gloriosi “il suo controllo era un mistero di fede, il suo caricamento una meravigliosa macchina di braccia, gambe e potenza muscolare, uno spettacolo sublime“.
Dopo qualche anno “era già tanto se di palle si reggeva le sue, e qualsiasi checca riusciva a spedire i suoi lanci dove voleva“
Mi piace moltissimo Mr Vertigo.
E' una bellissima storia sul momento magico che è dato a ciascuno di noi e che, prima o poi, quasi sempre, svanisce.
Tale è la conoscenza e la passione di Auster per il nostro sport che anni fa in un periodo di difficoltà economiche, al difficile decollo della sua carriera letteraria, pensò di guadagnarsi da vivere inventando un gioco da tavolo dedicato al baseball.
Una specie di monopoli del batti e corri.
Due mazzi di carte per le due squadre, quella attaccante e quella in difesa. Più il cartone che riproduce il diamante, gli omini-corridori e gli omini difensori.
Apre il pitcher ovviamente. Se estrae un ball prende un'altra carta.
Potrebbe essere strike, o indicare il giro di mazza del battitore. In questo caso l' attaccante scopre la sua carta. Che potrebbe essere un homer o un foul o un singolo, o un giro a vuoto. E così via.
Non c'è situazione che non sia prevista dal lancio pazzo all'errore.
Chi difende può annunciare il doppio gioco. Chi attacca il bunt o la rubata. Le carte decretano il successo dell'intenzione.
La storia del terrificante flop di questa idea di Auster è narrata in “Sbarcare il lunario- cronaca di un iniziale fallimento …“.
Action baseball è solo uno dei tanti insuccessi cui andò in contro il nostro compagno di fede nel corso di anni avventurosi in cui si inventò vari mestieri (fra i quali il marinaio).
Al gioco e alla sua storia infelice sono dedicate pagine davvero divertenti, anche un po' istruttive per chi coltiva questa passione dello scrivere di baseball sperando che, forse, chi lo sa …
Il bel volume di Einaudi (Editore italiano della vasta produzione di Auster) riproduce anche le carte di Action baseball ed il suo puntigliosissimo regolamento.
In appendice ci sono alcuni altri lavori di quel periodo di scalata faticosa alla notorietà. Tre atti unici buoni, ma non particolarmente interessanti dal nostro punto di vista ed un romanzo in stile chandleriano, “Gioco suicida” tutto ambientato nel mondo del batti e corri.
Il protagonista, Max Klein, naturalmente un investigatore privato precario e malinconico dichiara fin da subito che il baseball, nella sua manifesta irrealtà, è una specie di medicina-placebo per le sue tante tristezze.
Sarà un gioco spremuto visto allo stadio a suggerire a Max la soluzione del caso.
Da non perdere.
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