La decisione di partire non è stata difficile. L'idea di andare in America ce l'avevo da molto tempo, direi da un paio d'anni, ma ancora non conoscevo le possibilità che il Rotary Club mi offriva, e inoltre non mi sentivo pronto a livello tecnico. Ma la decisione non è stata pesante. Al telefono, la voce di Flavio Rinaldi è quella di un ragazzo sicuro dei suoi mezzi e coraggioso; non potrebbe essere altrimenti, visto che a 16 anni, nell'agosto del 2002, è salito su un aereo in partenza da Fiumicino per gli Stati Uniti, consapevole che per un po' non avrebbe più rimesso piede in patria.
A un anno dalla sua partenza, Flavio si è conquistato un posto stabile come clean-up hitter dei Longhorns della W.T. White High School, un liceo di Dallas, trascinando la squadra al dominio assoluto nella regular season del campionato locale. Le sue cifre parlano chiaro: una media di .557 nella gare del distretto, secondo miglior battitore del raggruppamento, con 7 doppi e 26 punti battuti a casa nelle 12 gare, tutte vinte dalla sua squadra.
I tecnici e i compagni mi hanno accolto molto bene in squadra, fin da subito. Il coach, in particolare, è stato molto contento di avermi tra i suoi ragazzi. Da quel punto di vista non ci sono stati certo problemi, dice Flavio, che al suo arrivo nel Texas ha dovuto trasformarsi in interbase, dopo avere giocato quasi sempre nel ruolo di ricevitore in Italia. Rinaldi, che il baseball l'ha scoperto in tenera età grazie ad una serie di cartoni animati, è cresciuto nelle giovanili della Lazio, con cui ha esordito in serie B a 15 anni. Le sue migliori stagioni in Italia sono state il 2000-2001 e 2001-2002, quando in serie C ha battuto con medie superiori a .450, prima di approfittare dell'offerta della Rotary Organization, gruppo che organizza scambi tra studenti, e partire per gli USA.
Questa esperienza mi sta facendo capere cosa significa veramente la vita di un vero giocatore di baseball, anche di un giocatore professionista – ha detto Rinaldi – Credo che la cosa principale che ho imparato, come Mazzanti, Imperiali e Liverziani prima di me, è che qui, fuori dal campo sono tutti amici, ma dentro il campo anche i giocatori della tua squadra diventano i tuoi peggiori nemici, perchè tutti hanno voglia di giocare e di dimostrare quello che valgono. Se tu sei fortunato e sei titolare, devi impegnarti al massimo e far vedere all'allenatore che vali, ogni domenica, perchè al primo errore, il giocatore che sta in panchina dietro di te è pronto a prendere il tuo posto, e chissà quanto ci vorrà prima di riprenderlo, quel posto. E secondo l'allenatore David Shepherd, il posto di titolare Flavio non lo perderà facilmente. Non sapevamo cosa aspettarci quando è arrivato, e abbiamo dovuto metterlo nel ruolo di interbase perchè avevavmo perso quello dello scorso anno, mentre come catcher eravamo già a posto. In questa stagione è molto migliorato.
Tra poco con i suoi Longhorns inizierà l'avventura nei playoffs dello stato, ma Flavio pensa già al futuro. L'anno prossimo tornerò qui per diplomarmi, poi se qualche college mi offrisse una borsa di studio sarei pronto ad accettarla. Credo che frequentare un'università americana sia un passo importante per tentare l'avventura di giocatore professionista, che è il mio sogno. Non l'unico obiettivo di Rinaldi, però, che a breve termine ha un altro “progetto”. Mi piacerebbe molto giocare nelle nazionali giovanili, indossare la maglia azzurra sarebbe per me molto importante. Spero che prima o poi accada. Nel frattempo, l'avventura americana continua.
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