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Baseball, un gioco da….007!

Uno degli aspetti più misteriosi ed affascinanti del gioco del baseball è quello dei segnali.
Quante volte abbiamo pensato che giocatori ed allenatori fossero impazziti vedendoli fare tutti quei gesti apparentemente senza senso. Non conoscerne però il significato è come perdere la principale bellezza del gioco, la strategia.
Spesso il gioco del baseball viene associato a quello degli scacchi, con le sue mosse e contromosse, con il suo continuo cercare di beffare l’avversario, di prevedere le sue mosse in anticipo. E proprio come negli scacchi è spesso la strategia che ti fa vincere le partite. Proviamo quindi a svelare alcuni segreti, a scoprire come funzionano questi segnali e quando vengono applicati, in modo tale da rendervi un giorno ancora più piacevole vedere una partita del meraviglioso gioco del baseball.
I primi segnali furono introdotti da Ned Hanlon, ex giocatore dei Pittsburgh Pirates, che divenne in seguito allenatore dei Baltimore Orioles dal 1893 al 1898. A quel tempo il baseball era giocato in maniera molto semplice, senza particolari tattiche e strategie, per cui l’introduzione dei segnali sconvolse decisamente gli equilibri in campo, tanto che Hanlon fu accusato di praticare un gioco diverso da quello abituale. Tracce dell’introduzione dei segnali le troviamo anche in uno scritto del 1889 di John Montgomery Ward, il cui articolo ‘The Stratagem” recita: ‘Un lanciatore non dovrebbe essere frettoloso nel lanciare la palla. Nel momento in cui il ricevitore gli ritorna la palla, il lanciatore dovrebbe assumere la posizione e pensare al lancio da effettuare; egli dovrebbe prendersi tutto il tempo che l’arbitro gli concederà. Questo gli permetterà di dare e ricevere ogni necessario segnale dal ricevitore……”
Cerchiamo quindi di capire in cosa consistono i segnali ed a cosa servono: i segnali più importanti sono quelli che il ricevitore comunica al suo lanciatore per la scelta del tipo di lancio da effettuare, scelta basata sulle caratteristiche e debolezze del battitore che si sta affrontando; il ricevitore, accovacciato e con il guantone messo sul ginocchio per evitare di essere spiato, con una mano tra le gambe effettua i seguenti gesti: indice dritto equivale ad una fastball; indice e medio aperti equivale ad una breaking-ball (es. una curva); tre dita aperte equivale ad uno slider; quattro dita aperte equivale ad un change-up; mano aperta equivale ad un pitch-out ed infine pugno chiuso con pollice aperto equivale ad un pick-off.
Naturalmente ogni squadra conosce almeno due set di segnali: nel caso in cui ci si accorga che la squadra avversaria abbia cominciato a decifrare il primo, si utilizzerà il secondo. Una particolarità si ha quando un avversario è in seconda base: in questo caso l’avversario si trova sulla stessa traiettoria visiva del lanciatore, per cui si rende necessario cambiare i segnali di base con ulteriori gesti per confondere le idee. Il ricevitore ha la possibilità di chiamare i lanci da lui scelti oppure si farà tramite dei segnali ricevuti direttamente dall’allenatore (ecco perché spesso i ricevitori sono girati verso la panchina). Provate anche a fare attenzione a dove si posiziona il ricevitore un attimo prima del lancio, capirete in anticipo la direzione della palla.
Il tipo di lancio segnalato si riflette chiaramente su tutta la squadra in difesa, per cui anche gli interni ed esterni, con un loro codice, si comunicheranno la posizione da tenere sul diamante. Le comunicazioni tra gli esterni sono di responsabilità dell’esterno centro, il quale comunica e coordina le posizioni degli altri due esterni dopo aver ricevuto il segnale. Il loro posizionamento può essere anche stabilito dagli allenatori in panchina attraverso un sistema di segnali chiamato ‘numerico”: questo sistema suddivide il campo esterno in cinque settori, 7 = forte spostamento a sinistra (segnalato dall’allenatore con il braccio sinistro alzato); 7,5 = leggero spostamento a sinistra (segnalato con il braccio sinistro alzato ed il destro sul gomito sinistro); 8 = posizionamento normale (segnalato con le due braccia alzate); 8,5 = leggero spostamento a destra (segnalato con il braccio destro alzato ed il sinistro sul gomito destro); 9 = forte spostamento a destra (segnalato con il braccio destro alzato); infine l’allenatore potrà comunicare agli esterni di chiudere il buco centrale (gap) compattandosi, in questo caso il segnale sarà fatto con le due braccia alzate unendo i palmi delle mani. Dopo aver posizionato gli esterni in linea orizzontale si dovrà procedere a segnalare la profondità: 1 = accorciare verso gli interni; 2 = normale; 3 = in profondità (nel caso di Barry Bonds al piatto, per intenderci!). Ricordo che i segnali possono cambiare da squadra a squadra, quelli che stiamo illustrando sono quelli più comuni che vengono insegnati nei college. Passiamo agli interni: anche loro devono organizzarsi con dei segnali per anticipare le mosse dell’avversario, e l’allenatore comunica il loro posizionamento a volte con segnali curiosi come le corna; ma non preoccupatevi, non vuole offendere nessuno, solo comunicare ai suoi giocatori di stringere sul cuscinetto di seconda base pronti a girare un bel doppio gioco! Il momento più critico è quando la squadra avversaria ha un uomo in prima base: in questo caso gli interni devono prevedere se sarà rubata la base, se sarà giocato un ‘hit and run” oppure se sarà battuto un ‘bunt”. Il seconda base e l’interbase guardano il segnale e lo verificano segnalandolo l’uno all’altro, decidendo attraverso un loro personale set di segnali (es. bocca aperta o chiusa nascosta dal guantone) chi dovrà coprire la seconda base. Penserete che il battitore può notare i cambi di posizione sul campo e capire che tipo di lancio aspettarsi, ma egli sarà troppo impegnato a guardare il lanciatore per notare qualsiasi altra cosa oltre all’arrivo della pallina!
Un esempio pratico lo troviamo nella quinta e decisiva gara degli ultimi Playoffs tra San Francisco ed Atlanta: i Braves hanno un corridore in terza, uno in prima ed un solo eliminato nella parte inferiore del nono inning con Chipper Jones al piatto; l’allora allenatore dei Giants Dusty Baker segnala al prima base J.T. Snow di stringere sul cuscino di prima base; Nen effettua un lancio interno e Jones lo colpisce esattamente dove si trova Snow, il quale può girare un comodo doppio gioco che elimina Atlanta dalla corsa nei playoffs proiettando i Giants al National League Championship. Un bell’esempio di strategia vincente!
Adesso siete pronti ad apprezzare questo misterioso ma affascinante aspetto del gioco, cominciate quindi a prestare attenzione a questi segnali e proverete la grande soddisfazione di dire:” l’avevo previsto!”

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