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Una passione chiamata baseball

Ero tranquillamente seduto in poltrona davanti alla televisione a gustarmi una partita della stagione 2003, quando una telecamera della ESPN ha inquadrato tra la folla un ragazzo con un cappellino con su scritto ‘Baseball is Life.” Da quel momento la mia mente ha cominciato a rovistare tra i ricordi di una vita passata con il baseball sempre nel cuore, inseparabile compagno di avventure e di emozioni.
Ho iniziato così a ricordare la mia infanzia passata tra uno stato e l’altro dell’America, a salire e scendere da quegli enormi aerei pieni di gente, sempre pronto ad ascoltare le storie che mio padre mi raccontava, storie di baseball. Alcuni ricordi sono certamente sbiaditi, d’altronde il tempo ci obbliga a cancellare le cose, ma altre rimarranno per sempre impresse nella mia memoria. Ricordo quel natale del 1971 passato a casa della cara signora Cody, mentre nella sua splendida villetta del New Jersey aspettavamo l’arrivo di Babbo Natale; ricordo la frenesia nell’aprire il mio dono, avevo chiesto un guantone da baseball, ma non avrei mai pensato di ricevere il guantone da baseball più bello del mondo, ancora gelosamente custodito in un cassetto del mio armadio. Ricordo quando il mio papà, durante un afoso pomeriggio newyorkese, mi propose di andare a vedere una partita degli Yankees, raccontandomi durante il tragitto metropolitano da Lexington Avenue al Bronx, la storia dello stadio che ‘Babe Ruth costruì”. Ricordo l’indescrivibile emozione nel varcare i cancelli e ritrovarmi davanti a quel campo, con l’erba verdissima ed il logo NY impresso sull’esterno centro. Ricordo ancora l’odore micidiale delle patatine fritte all’aglio, gioia e dolore di grandi e piccini sugli spalti del Fenway Park, a Boston; ricordo il tassista fermarsi presso Yawkey Way dirmi che eravamo arrivati allo stadio mentre io lo cercavo disperatamente affacciandomi a destra ed a sinistra. Ricordo quando mio padre mi disse che saremmo andati a vedere una partita degli Oakland A’s, e che per arrivarci avremmo preso un treno che andava sott’acqua! Immaginate la mia delusione quando mi accorsi che ci sarebbe passato attraverso un tunnel, ma in fondo ai ragazzi piace un po’ fantasticare….Ricordo la passeggiata che porta all’ingresso dell’ Oakland Alameda County Coliseum, mentre tutto bardato dai colori dei San Francisco Giants guardavo preoccupato mio padre (ma le rivalità sportive in America sono fortunatamente molto diverse dalle nostre….). Ricordo la stretta di mano di Rickey Henderson, il suo sorriso mentre mio padre scattava la foto.
Ricordo quando mi recai per la prima volta da solo in uno stadio, il glaciale Candlestick Park allora casa dei Giants; l’attesa della navetta a Union Square, il rubare timidamente i commenti e le emozioni degli altri tifosi, il girovagare per lo stadio due ore prima della partita alla scoperta della visuale migliore per la prossima partita.
Il baseball mi ha dato tanti ricordi ed emozioni, e mi ha insegnato altrettanto: ho imparato infatti a rispettare lo sport, a rispettare l’avversario, a capire che un evento sportivo è una festa, una riunione tra persone desiderose di passare alcune ore di sano divertimento, cose purtroppo abbastanza rare da noi. Ho imparato, attraverso le frasi ed i comportamenti dei campioni di questo sport, ad avere nella vita pazienza, fiducia nei propri mezzi e di dare sempre tutto quello che si ha dentro. Ho imparato a non esaltarmi troppo nei momenti belli ed a non avvilirmi in quelli brutti, nella vita e nel lavoro, perché domani ci sarà sempre un’altra partita da giocare. Ricordo ancora le parole pronunciatemi dal prima base dei Giants J.T. Snow durante lo Spring Training del 1999 a Scottsdale in risposta ai complimenti che gli rivolsi: ‘I play my game, I play hard then go to my family, win or lose is always the same”; il senso mi sembra facile da capire: fai sempre il tuo dovere, fallo con il massimo impegno e tornerai a casa sempre a testa alta…..
Oggi ho 37 anni, una bellissima famiglia con due minuscoli tifosi dei Giants, tanta serenità ed una autentica passione per il gioco più bello del mondo!
Provate a mandarmi per e-mail le vostre esperienze, le emozioni provate nell’assistere ad un incontro, episodi simpatici che vi sono accaduti ed altro, vedrete che scrivere i vostri ricordi sarà come riviverli…..


Francesco Paolo Falanga

Sposato dal 1999 con Ester, Paolo ha due maschietti, Federico di 2 anni (lanciatore destro!) e Carlo di un anno (battitore mancino!), che spera prendano la sua stessa passione per il baseball.Commercialista di professione, adora la sua famiglia e la casa con le quali passa tutto il tempo possibile.Come hobby ha la televisione (è un divoratore di eventi sportivi in TV), internet e viaggi, ha passato molto tempo negli Stati Uniti dove ha avuto la fortuna di visitare molti stadi di baseball e di vivere da vicino l'educazione sportiva degli americani.Ha collaborato saltuariamente con qualche rivista in America ed è un grande tifoso dei San Francisco Giants. (Spera di rendersi utile al sito cercando di trasmettere quelle stesse emozioni che prova ancora oggi nel vedere una partita del 'meraviglioso gioco del baseball'....

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