Dopo aver esaminato la settimana scorsa la preparazione del lineup da parte dell’allenatore, passiamo ad esaminare un altro aspetto fondamentale del gioco del baseball, e cioè la gestione dei lanciatori. Durante la stagione regolare e prima dell’espansione del roster a quaranta giocatori possibile dal 1 settembre, l’allenatore ha a disposizione soltanto 25 giocatori divisi tra battitori e lanciatori. Normalmente un allenatore inizia la stagione con 14 battitori ed 11 lanciatori, ma questi ultimi possono anche aumentare a 12 in base alle scelte tecniche fatte dal manager e dal suo staff. La suddivisione standard ed anche quella che dà le migliori garanzie dal punto di vista degli infortuni e dell’affaticamento dei giocatori prevede una rotazione di cinque lanciatori partenti, con cinque ( o sei) lanciatori di rilievo ed un closer. E’ ormai prassi consolidata che la rotazione dei lanciatori partenti sia formata da cinque giocatori: uno studio fatto tanti anni fa da un gruppo di esperti di medicina sportiva ed in particolare di baseball, arrivò alla conclusione che un lanciatore dopo aver effettuato in una partita una media di 100 lanci, necessita di un riposo di almeno quattro giorni liberi per rendere al meglio nella successiva partita. La curiosità è che un eventuale quinto giorno di riposo spesso non aiuta il lanciatore, facendolo ‘raffreddare troppo e facendogli perdere un po’ la meccanica del lancio. Il discorso cambia leggermente quando una squadra si trova a giocare nei Playoffs: in questo caso l’importanza delle partite induce gli allenatori ad affidarsi principalmente ai loro bracci migliori, passando così ad una rotazione a quattro od addirittura a tre, come fece il manager di Arizona Bob Brenly durante le World Series del 2001 contro i New York Yankees cercando di sfruttare al massimo il vantaggio di avere come lanciatori partenti i due fuoriclasse Randy Johnson e Curt Schilling. Chiaramente il rischio di aver un lanciatore ‘cotto dopo pochi inning aumenta con il diminuire dei giorni di riposo….
Il primo posto nella rotazione dei partenti spetta all’asso della squadra, al lanciatore su cui maggiormente si punta ad inizio stagione, ed ottenere il ruolo di lanciatore partente nell’Opening Day, cioè nella prima partita della stagione, è motivo di orgoglio per ogni lanciatore. Assegnato il posto nella rotazione al nostro miglior lanciatore si procede a completare la rotazione assegnando il secondo e terzo posto ai lanciatori con maggiore esperienza e bravura, lasciando gli ultimi due posti ai lanciatori più giovani, a meno che non siate i New York Yankees che grazie al portafoglio del loro presidente si possono permettere una rotazione formata nientedimeno da Clemens, Mussina, Wells, Pettitte e Weaver (o Contreras), wow! E’ strategicamente importante anche avere nella rotazione un’alternanza tra lanciatori destri e sinistri: se pensate che ogni squadra viene affrontata con miniserie da tre partite, poter contare su una rotazione di lanciatori destro-sinistro-destro può mettere maggiormente in difficoltà i battitori avversari i quali non potranno avere il vantaggio di ‘abituarsi ai lanci effettuati sempre dallo stesso lato del piatto. Ad un partente si chiede nella peggiore delle ipotesi di lanciare per almeno sei innings, tenendo sempre sotto controllo il ‘pitch count, il conto dei lanci effettuati. Il campanello d’allarme scatta mediamente intorno al centesimo lancio effettuato, sta poi alla bravura ed all’intuito del manager capire se è il momento di sostituire il proprio giocatore o lasciarlo lanciare per l’intera partita (‘complete game). Un pessimo esempio di gestione di un lanciatore partente lo abbiamo avuto in una recente partita dei Chicago Cubs quando il neo allenatore Dusty Baker ha deciso di lasciare sul monte di lancio il fenomeno Mark Prior anche all’ottavo inning con la sua squadra in vantaggio per sette a zero e con ben 114 lanci già effettuati dal suo pitcher; alla fine Prior ha concluso la sua partita all’ottavo inning con la bellezza di 132 lanci, rischiando inutilmente di infortunarsi e compromettere le chance di Playoffs della sua squadra…..Una curiosità, sapevate che il conto dei lanci viene spesso tenuto in panchina dal lanciatore che dovrà effettuare la partenza il giorno successivo? Un bel sistema per tenerlo ben concentrato!
Passiamo ora ad esaminare il ruolo del lanciatore di rilievo, a sua volta suddiviso in tre categorie: la prima è data dal ‘rilievo lungo, cioè da quei giocatori che dispongono di buona resistenza e che sono in grado di lanciare per tre o quattro inning senza particolari problemi di stanchezza. Spesso in questo ruolo troviamo ex lanciatori partenti caduti in disgrazia, o per colpa dell’età avanzata o per colpa di infortuni che non gli hanno più permesso di poter lanciare per molti innings. Entrano in campo soltanto in particolari situazioni, ad esempio quando il lanciatore partente viene colpito dalle mazze avversarie così duramente da costringere il manager a toglierlo anticipatamente dal monte di lancio, nei casi di infortunio nei primi inning del partente o nel caso in cui una partita si prolungasse agli extra innings. Sono però spesso le prestazioni di questi lanciatori, poco conosciuti e spesso lontani dai riflettori, a decretare il successo o meno di un’ intera stagione. Un altro tipo di lanciatore di rilievo è quello che viene chiamato al sesto o settimo inning, a volte per affrontare soltanto un battitore su cui ha delle buone statistiche. Qui l’alternanza tra lanciatori destri e sinistri diventa strategicamente fondamentale, e sta al manager conoscere alla perfezione il ‘matchup tra lanciatore e battitore, cioè la possibilità che ha il proprio lanciatore di eliminare il battitore avversario in base alle statistiche accumulate negli anni. Normalmente un lanciatore destro ha il vantaggio su un battitore destro ed un mancino ha il vantaggio su un battitore sinistro, ma le statistiche sono comunque l’ essenza del nostro gioco. Un esempio: l’anno scorso i Los Angeles Dodgers acquistarono il lanciatore quarantaseienne (!!) mancino Jesse Orosco da San Diego in quanto aveva delle statistiche fenomenali contro il mancino Barry Bonds, fuoriclasse dei San Francisco Giants e quindi rivale di Division; ebbene il vecchietto Orosco riuscì nell’impresa di eliminare quasi sempre Bonds, incredibile ma vero!
Una volta arrivati al nono inning, se la nostra squadra si trova con un vantaggio non eclatante, arriva il momento del lanciatore finale, il cosiddetto closer: su questo affascinante ruolo del baseball abbiamo già dedicato un intero articolo precedentemente, per cui ci soffermeremo in breve solo su alcuni aspetti: il closer ha quindi la responsabilità di chiudere la partita mantenendo il vantaggio che gli altri lanciatori hanno faticosamente raggiunto, per cui pensate a quanta responsabilità si senta addosso quando sale sul monte di lancio. Non è raro assistere a fantastiche prestazioni dei lanciatori partenti a cui viene negata la meritata vittoria per colpa di un closer in cattiva giornata. In particolar modo nelle partite in cui il closer entra con un solo punto di vantaggio basta un piccolissimo errore per compromettere l’intero incontro, a meno che non siate tifosi dei Los Angeles Dodgers a cui, grazie alle incredibili prestazioni del loro closer Eric Gagne, basta arrivare alla fine dell’ottavo inning per festeggiare la vittoria!
Concludendo, l’importanza di avere un parco lanciatori di valori è fondamentale nel nostro gioco: c’è un vecchio adagio nel gioco del football americano che recita: ‘l’attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite, nel baseball potremmo dire che una squadra che dispone di grandi battitori ha sicuramente buone possibilità di vincere delle partite, ma state certi che se non ha dei lanciatori all’altezza difficilmente potrà aspirare al premio finale, le World Series.
Vi aspetto la settimana prossima per la terza ed ultima parte del nostro approfondimento sul ruolo del manager, in cui parleremo dello staff che circonda il capo allenatore, a presto!
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