Ho itinerato talmente tanto, che la scorsa settimana non ho nemmeno avuto tempo di scrivere il diario del cronista itinerante. Triste destino, il mio. Guardate qui a che ora mi sono dovuto ridurre per non privare il mondo anche questa settimana delle mie riflessioni. Perchè in questo caso erano troppo importanti.
Per prima cosa, vorrei organizzare una votazione tra voi tifosi. E' legittimato un manager che alla prima partita dei play off sta perdendo a fregarsene di chi paga il biglietto e mandare a lanciare un suo coach? Secondo me, no.
So che in questo momento sto facendo arrabbiare un mio amico, ma se allo sport si toglie il sale della competizione, della speranza di recuperare dell'it ain't over til it's over…allora ho paura che non sia più sport. E non so se mi piace.
Riconosco comunque che il lavoro di capo allenatore non è agevole. Personalmente, come manager dilettante di una squadra di amatori ho rischiato molto a parlare delle mie imprese in questo diario. Anche perchè tutt'ora sono giocatore. Così, succede che ad ogni mia…diciamo incertezza…qualcuno mi si avvicina e pronuncia l'inevitabile domanda: “Ne parlerai di questo nel diario?”. Ditemi voi se è giusto.
Tra i crucci della mia vita c'è quello di non riuscire a convincere il personale degli autogrill del fatto che a me i panini abbrustoliti sulla piastra non piacciono tanto. Almeno, non piacciono quando sono abbrustoliti troppo, scottano e la mia voracità mi obbliga a mangiarli senza quasi sentire il sapore.
Consigliatemi voi una formula. Io le ho esaurite tutte e sono reduce da un 'Capri' richiesto “appena caldo” e arrivato tutto striato di nero. Non bastasse questo, è arrivata anche la beffa della barista: “Vedrai, tostato è più buono”.
Un altro cruccio è quello di non riuscire a convincere i compilatori di classifiche alla fine dei tornei che MVP non significa “giocatore più utile”, bensì “giocatore di maggior valore”, quindi “miglior giocatore”.
E' una storia incredibile, perchè come “giocatore più utile” nei tornei italiani viene sempre premiato uno che ha ricoperto 7 o 8 ruoli diversi. In America invece non capita di rado che l'MVP sia un bestione che ha comprato l'ultimo guantone a 7 anni e poi si è specializzato a fare fuoricampo. Come Barbaro Canizares, cubano, MVP dell'ultima “Coppa Intercontinentale”, giocata tutta da battitore designato.
L'MVP insomma è quello che ci fa vincere. E per gli americani solo in casi straordinari può essere un lanciatore, che raramente resta in campo tutta la partita. Ci sono poi le eccezioni che confermano la regola, come Vigna nel 2001 e Cabalisti nel 2002. Eccezioni, appunto.
Ho grandi novità per il mio amico degli 'sms'. Anche io ho finalmente degli scambi di messaggini con una persona che resta anonima e stimola la mia curiosità.
Ho fatto molte ricerche sulle mie varie agende per scoprire a chi appartiene quel numero, ma per ora senza successo. Oddio, un sospetto su chi potrebbe essere ce l'ho. Ma in effetti non ho ancora deciso se voglio veramente scoprirlo chi è, almeno per ora.
Certo, se poi si scopre che è il mio amico degli 'sms' sotto mentite spoglie, è una bella delusione. Ne convengo.
E ora il cronista itinerante va a dormire. Che è ora.
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