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E' stato l'attacco la vera “salvezza” del Colavita Anzio

L'obiettivo salvezza raggiunto e qualche recriminazione per il Colavita Anzio che a un certo punto della stagione ha accarezzato il sogno play off e poi è tornata a essere invischiata nella lotta per la retrocessione.
Recriminazioni legate a un roster troppo ridotto, al quale sono mancati un lanciatore e almeno un jolly sia per la difesa che per l'attacco.
L'altra faccia della medaglia è che facendo di necessità virtù a fine stagione oltre alla permanenza in A/1 c'è anche il “lancio” di un giocatore come Santolupo (forse il miglior esordiente di tutto il torneo) o di Di Mattia, la crescita di Bosco, l'inserimento di qualche altro giovane.
Inoltre c'è il dato di un Colavita che ha conquistato nel box di battuta la sua salvezza, con la quinta media di squadra del campionato, ha ceduto sul monte – ma non poteva essere altrimenti – e in difesa è settima.
Il manager biancazzurro, Carlo Morville, è comunque soddisfatto di com'è andata: “L'obiettivo è stato centrato, anche se alla fine con tutti a disposizione qualcosa in più potevamo farlo. Penso agli infortuni di Richetti, Sanna, De Rossi, a Ricci che ha lasciato per problemi di lavoro, pur con un roster ristretto potevamo fare qualcosa in più ma va bene lo stesso”.
All'ipotesi play off il manager non ha mai creduto: “Arrivavano le vittorie ed eravamo in una buona posizione di classifica ma sapevo che avevamo superato squadre alla nostra portata. Alla fine del girone d'andata comunque stavamo andando bene, poi gli infortuni…”
E torna il discorso di una squadra senza ricambi: “Lo sapevamo, se fossero stati sempre tutti disponibili questo gruppo bastava ma un piccolo problema anche a un solo giocatore ci avrebbe messo in difficoltà. E' un rischio che conoscevamo”.
Eppure alla vigilia era stato annunciato l'oriundo Martinez come il rientro di Cibati, poi? “Martinez non è più voluto venire, Cibati ha avuto difficoltà col lavoro, abbiamo provato a cercare alternative ma un po' non c'erano e per altre i documenti non erano a posto”.
Una riflessione anche sulla squadra che ha battuto da… play off, di fatto conquistando a suon di valide la salvezza.
“Con quattro giocatori sopra i 300 come Tavarez, Franco, Imperiali e Sanna, altri sopra i 250, si arriva a certi livelli e se c'è una eventuale carenza in un settore si supplisce con quello che va meglio e così è stato”.
Una parola per i giovani, a partire da Santolupo: “Sapevamo che era forte però era all'esordio in A/1 e non ci aspettavamo una stagione del genere, invece non ha avuto paura di nulla, si è subito adattato e ha grandi potenzialità.
Deve migliorare corsa e tiro ma alla sua età ha ampi margini. Di Mattia, invece, soprattutto nel box ci è stato molto utile, ha grinta da vendere. Per quanto riguarda Bosco deve progredire nel box ma giocando con maggiore continuità è migliorato. Morville e Bonacina venivano dalla serie C, hanno fatto esperienza ma non potevamo pretendere di più”.
Morville è Nestore, figlio di Carlo, che rapporto c'è stato? “Magari quando parli è meno attento, comunque buono, anche se non è bene che ci siano padre e figlio in questa situazione perché sei sempre condizionato: se gioca qualcuno può pensare che lo fa perché sei il padre, allora lo tieni in panchina per evitare discussioni e magari ti penti, insomma non è semplice”.
Sul resto dell'A/1 per il manager del Colavita Modena non è stata una sorpresa: “Sono un'ottima squadra e lo stanno confermando nei play off che hanno meritatamente conquistato – ha detto – un gruppo completo, competitivo, con diverse soluzioni sul monte e i battitori giusti e poi ha avuto una stagione senza problemi”.
La finale? “Conterà l'esperienza, Bologna – Rimini è la più credibile”.
L'anno nero del Nettuno? “Dispiace, non conosco cosa sia successo all'interno ma è stata proprio una stagione negativa”.
Al contrario di quella dell'Anzio che di motivi per sorridere, oltre alla salvezza, ne ha diversi, a partire dai suoi giovani.

Giovanni Del Giaccio

Un uomo di baseball "prestato" alla cronaca. Il ruolo di direttore di baseball.it è stato oltre a un onore ed onere una sorta di "rivincita" sul giornalismo in prima linea che l’ha allontanato dai campi di gioco. Giornalista professionista, redattore del "Messaggero" da luglio 2005, prima capo redattore del quotidiano 'La Provincia'-edizione di Latina ma dal 1990 redattore al quotidiano "Latina Oggi". Un ruolo che lo ha costretto a rinunciare all’attività nell’Anzio baseball, società per la quale è stato un pessimo giocatore e un giorno – quasi per caso – si è trovato ad allenare una formazione giovanile."Tante sconfitte ma anche la soddisfazione di vedere qualcuno che ho allenato giocare in serie A". E’ stato tra i promotori alla Coach Convention di Bologna del 1989 dell’inserimento della regola dei 4 punti nella categoria Ragazzi e dopo essersi battuto per anni ha avuto la soddisfazione del reinserimento di una categoria 'intermedia' tra Ragazzi e Cadetti.L’impegno con il giornale, però, non ha più consentito di stare sul campo di baseball per allenamenti e partite, cosa che prima era possibile per l’attività nell’emittente locale Radio Omega Sound e in piccoli giornali locali "conciliata" anche con l’università che lo ha portato a conseguire la laurea in Sociologia.Si è occupato prima di scuola, sanità e mondo del lavoro, quindi dei principali fatti di cronaca.Per "Latina Oggi" ha seguito le manifestazioni internazionali che si sono svolte in Italia dagli Europei del ’91 ai Mondiali del ’98.Nel 1992 è stato tra i fondatori della la cooperativa "Il Granchio", editrice dell’omonimo settimanale in edicola ad Anzio e NettunoDal 1995 al 2007 è stato corrispondente Ansa per la provincia di Latina, ha collaborato con altre emittenti, ha seguito in diretta da Parma la finale scudetto del ’96 per Radio Omega Sound e da Nettuno i collegamenti di quella del ’97 per Radio Dimensione Suono. Ha diretto – ma solo formalmente non avendo giornate di 48 ore – la testata giornalistica di Radio Omega Sound.Il ritorno al baseball c’è stato, in verità, nel 1997 con i Pirati di Anzio che per divertirsi in C/2 avevano bisogno di un manager. Allenamenti… zero, salvo qualche volta nel giorno di "corta", e partite la domenica pomeriggio, con la soddisfazione però di vincere il campionato. Un gruppo di vecchi amici che poi ha deciso di appendere il guantone al chiodo.Nel 2001 durante l'aspettativa a "Latina Oggi" per l’incarico all’ufficio stampa del Comune di Anzio, il ritorno come addetto stampa dell’Anzio baseball ma soprattutto sul campo, come allenatore della Primavera della stessa società. Finita l'aspettativa... addio al campo di gioco e ritorno alla 'normalità'. Si fa per dire, perché nel 2002 alla vigilia del play-ball è nata Arianna, portata al 'Reatini' la prima volta che è uscita di casa. Gaia, arrivata a giugno 2005, ha aspettato un po' di più e sono serviti i play-off. Il rimpianto? Non essere riuscito a trasmettere alla moglie Sabrina la passione per il baseball, neanche facendole vedere più volte "L’uomo dei sogni". Ha tentato, inutilmente, di "convincere" Ettore, il suo gatto e ora spera in Arianna che buttando a terra una pallina ha fatto a casa un piccolo guaio, mentre Gaia (giugno 2005) sembra preferire il pallone da calcio.Ama il mare, la buona cucina ("la minestra di pesce è come un fuoricampo che ti fa vincere la partita all’ultimo inning"), la musica jazz, raccoglie ritagli di giornale e quando può - ma quando? - va a nuotare in piscina.

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