Halladay, dal singolo A al Cy Young Award

Il Cy Young Award, il premio che ogni anno viene assegnato al miglior lanciatore di ogni lega, è andato, per l'American League, a Roy Halladay, dei Toronto Blue Jays. Il lanciatore della squadra canadese completa così un percorso che l'aveva visto costretto ad un ritorno in singolo A solo due stagioni fa. Durante lo spring training del 2001, infatti, la dirigenza dei Blue Jays lo aveva spedito a Dunedin, visti i suoi grossi problemi di controllo. Halladay, che in stagione ha vinto 22 gare (numero uno nelle Majors) è stato messo al primo posto sulle schede di 26 degli aventi diritto, conquistando un totale di 136 punti. Secondo nella votazione, a debita distanza, si è classificato Esteban Loaiza, dei White Sox.

Nessuno ha vinto più gare di Halladay nelle ultime due stagioni nelle Major League, e ad un certo punto, nel 2003, il neo-vincitore del Cy Young ha ottenuto 15 successi consecutivi. Ma il lanciatore dei Jays ricorda benissimo l'inizio del 2001. “Quando sono caduto così in basso, ho avuto paura – ha detto Halladay dalle Hawaii, dove si trova in vacanza – non avevo idea di come fare per tirarmi su, ma poi per fortuna ci sono riuscito“. Ha poi aggiunto che buona parte del merito della sua rinascita deve andare a Mel Queen, il pitching coach dei Blue Jays, oltre che allo psicologo sportivo Harvey Dorfman, che ha messo a posto la sua testa. “Penso che siano due cose che vanno spalla a spalla, e entrambe hanno fatto la differenza“, ha detto il 26enne, che non aveva mai vinto più di otto gare in stagione fino al 2001. Due sconfitte senza vittorie, e un pgl di 9.23 avevano spinto i Jays a rimandarlo in singolo A.

Ma a quel punto, Queen ha modificato il movimento di lancio di Halladay, e Dorfman lo ha aiutato a concentrarsi di più su ogni lancio. Il 1° luglio del 2001 Roy è tornato con la squadra di Toronto, ottenendo un record di 5-3 nella seconda parte dell'annata. Poi, nel 2002, la sua definitiva esplosione, con 19 vittorie, 7 sconfitte e 2.93 di pgl. Infine il 2003: record di 22-7 e 3.25 di pgl, imbattuto dal primo maggio al 27 luglio, con nove partite complete. E ora il premio più ambito.

Matteo Gandini

Giornalista pubblicista e collaboratore di Baseball.it dall’ottobre 2000, Matteo è un grande appassionato in genere di sport, soprattutto del mondo sportivo americano, che segue da 10 anni in modo maniacale attraverso giornali, radio, web e TV (è uno dei pochi fortunati in Italia a ricevere la mitica ESPN).Per Baseball.it ha iniziato seguendo le Majors americane. Ora, oltre ad essere co-responsabile della rubrica giornaliera sul baseball a stelle e striscie, si occupa di serie A2. Inoltre, nel 2002, per il sito e l’ufficio stampa FIBS ha seguito da inviato lo stage della nazionale P.O. in Florida, la Capital Cup e i mondiali juniores di Sherbrooke (Canada), il torneo di Legnano di softball, e la settimana di Messina, a cui ha partecipato anche la nazionale seniores azzurra. Nel 2003 è stato invece inviato agli Europei Juniores di Capelle (Olanda). Nel 2001 ha anche collaborato alla rivista “Tutto Baseball e Softball”.Per quanto riguarda il football americano, da 3 anni segue il campionato universitario e professionistico americano per Huddle.org, oltre ad essere un assiduo collaboratore alla rivista AF Post. Nel 2003 partecipa al progetto radio di NFLI, ed è radiocronista via web delle partite interne dei Frogs Legnano.Dopo aver collaborato per un periodo di tempo ai siti web Inside Basketball e Play it, nel 2001 ha seguito i campionati di basket americani (NBA e NCAA) per Telebasket.com, in lingua italiana e inglese. Ora segue la pallacanestro d’oltreoceano per Blackjesus.it.Più volte apparso come opinionista di sport americani a Rete Sport Magazine, trasmissione radiofonica romana, lavora stabilmente nella redazione di Datasport, dopo una breve esperienza in quella di Sportal.Nel 2003 ha lavorato anche per l’Ufficio Stampa delle gare di Coppa del Mondo di sci a Bormio.Ha 26 anni, è residente in provincia di Lecco e si è laureato in scienze politiche alla Statale di Milano. La sua tesi, ovviamente, è legata allo sport: il titolo è “L’integrazione dei neri nello sport USA”. Il suo sogno è dedicare tutta la vita al giornalismo sportivo, in particolare nel settore sport USA.

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