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ARod a Boston, una rivoluzione sfumata per un soffio

Sarebbe stato lo scambio più clamoroso nella storia del baseball americano. Ma, almeno per ora, Alex Rodriguez, l'uomo che tre anni fa firmò il contratto più ricco nella storia dello sport USA (252 milioni di dollari per 10 anni) rimarrà ai Texas Rangers. E Manny Ramirez, nonostante i suoi frequenti disaccordi con la dirigenza bostoniana, rimarrà ai Red Sox. Ma ci è mancato poco.

Sarebbe stato uno scambio apprezzato da tutte le parti in causa. ARod, stanco di passare tutto l'anno sul fondo delle classifiche nonostante il suo rendimento sempre su livelli da MVP, era stato il primo a suggerire l'idea al proprietario dei Rangers Tom Hicks. La cosa avrebbe avuto senso: i Rangers avrebbero potuto scaricare almeno parte di un salario pesantissimo (da poter ri-investire per rinforzarsi sul monte), ingaggiando in cambio un giocatore molto valido. Boston si sarebbe liberata di un “discolo” spesso al centro di critiche per il suo scarso impegno (Ramirez, appunto), e avrebbe liberato il posto a Rodriguez cedendo Nomar Garciaparra, una delle icone dello sport bostoniano (anche visto il suo recente matrimonio con la stella del “soccer” femminile Mia Hamm), ma un giocatore di livello inferiore rispetto a ARod. Inizialmente si diceva che Garciaparra sarebbe stato ceduto ai Dodgers, magari in cambio di Paul LoDuca, ma poi nell'equazione sono entrati i White Sox, che in cambio di Nomar erano pronti a dare Magglio Ordonez.

Se n'era iniziato a parlare nei giorni immediatamente successivi alle World Series. Molti pensavano che si trattasse di una delle solite voci infondate, ma il giorno della consegna del suo primo titolo di MVP era stato lo stesso Rodriguez a confermare la trattativa. E dopo quasi due mesi di discussioni, l'accordo tra le due squadre era stato raggiunto, mancava solo un'ultima condizione: che ARod ristrutturasse il suo contratto per limitare, seppur marginalmente, l'impatto monetario del suo arrivo a Boston. Qui tutto si è bloccato. Non per colpa di Rodriguez, che si era detto dispostissimo anche a rinunciare a parte del denaro, pur di trasferirsi in una squadra di vertice. Per volere dell'Associazione Giocatori.

Temendo che si creasse un fastidioso precedente, di un giocatore costretto a rinunciare a parte dello stipendio in cambio della cessione ad un'altra squadra, la Major League Player Association si è messa in mezzo alle due parti. L'accordo sarebbe stato approvato solo se dei 179 milioni dovuti a Rodriguez nei prossimi 7 anni ne fossero stati tagliati al massimo 12 o 13. Troppo pochi per i Red Sox, che avrebbero voluto ridurre il totale di 28-30 milioni. Dopo una settimana di febbrili trattative tra le tre parti (Texas, Boston e l'Associazione Giocatori), e dopo diversi ultimatum partiti da tutte e tre e passati senza trovare soluzioni, l'accordo è stato ufficialmente considerato “morto”. “Ci siamo resi conto che la spaccatura tra le varie parti era troppo grossa – ha detto Tom Hicks, il proprietario dei Rangers – e che la questione era diventata troppo complessa“. Larry Lucchino, il presidente dei Red Sox, si è limitato a dire che “al momento non sono previste ulteriori discussioni riguardo questa trattativa“.

Ora (ammesso che la questione sia effettivamente chiusa), tornare indietro non sarà facile. Il problema per tutte le parti coinvolte è come fare accettare ai tifosi e in generale all'opinione pubblica locale il fatto che, alla fine, tutto si sia risolto in una grande bolla di sapone, scoppiata. Vale per i Rangers: i tifosi di Texas sanno bene che ARod era stato il primo a spingere verso la sua cessione, e ora l'accoglienza che riserveranno al giocatore sui campi, la prossima stagione, potrebbe non essere delle migliori. Già Tom Hicks ha tentato di mettere almeno in parte le cose a posto mandando una lettera a tutti gli abbonati, spiegando loro che la squadra per la prossima stagione sarà costruita attorno a ARod. E lo stesso Rodriguez ha dichiarato: “Sono contento che tutto sia finito. Ora io e Hicks lavoreremo insieme per portare i Rangers nella giusta direzione“. Difficilmente basterà.

Anche a Boston, probabilmente, niente sarà come prima e le conseguenze potrebbero essere ancora più gravi. L'accordo per spedire Garciaparra ai White Sox era stato raggiunto, ed è stato annullato solo quando è tramontato lo scambio Rodriguez-Ramirez. Nomar, sentendosi in un certo senso “tradito” dalla squadra, difficilmente rinnoverà il suo contratto, che scade alla fine della stagione 2004. Anche i rapporti con Ramirez, già protagonista di più di un dissidio con la dirigenza della squadra, potrebbe farsi ancora più tesi. Tutti rebus che metteranno subito alla prova l'abilità manageriale di Terry Francona, nuovo “skipper” dei Red Sox. Per i poveri tifosi di Boston, a secco di successi da quasi un secolo, l'ennesima delusione, dopo la doccia fredda di gara 7 di finale dell'America League, contro i rivali di sempre. Per loro, la “maledizione di Babe Ruth” ha colpito ancora…

Matteo Gandini

Giornalista pubblicista e collaboratore di Baseball.it dall’ottobre 2000, Matteo è un grande appassionato in genere di sport, soprattutto del mondo sportivo americano, che segue da 10 anni in modo maniacale attraverso giornali, radio, web e TV (è uno dei pochi fortunati in Italia a ricevere la mitica ESPN).Per Baseball.it ha iniziato seguendo le Majors americane. Ora, oltre ad essere co-responsabile della rubrica giornaliera sul baseball a stelle e striscie, si occupa di serie A2. Inoltre, nel 2002, per il sito e l’ufficio stampa FIBS ha seguito da inviato lo stage della nazionale P.O. in Florida, la Capital Cup e i mondiali juniores di Sherbrooke (Canada), il torneo di Legnano di softball, e la settimana di Messina, a cui ha partecipato anche la nazionale seniores azzurra. Nel 2003 è stato invece inviato agli Europei Juniores di Capelle (Olanda). Nel 2001 ha anche collaborato alla rivista “Tutto Baseball e Softball”.Per quanto riguarda il football americano, da 3 anni segue il campionato universitario e professionistico americano per Huddle.org, oltre ad essere un assiduo collaboratore alla rivista AF Post. Nel 2003 partecipa al progetto radio di NFLI, ed è radiocronista via web delle partite interne dei Frogs Legnano.Dopo aver collaborato per un periodo di tempo ai siti web Inside Basketball e Play it, nel 2001 ha seguito i campionati di basket americani (NBA e NCAA) per Telebasket.com, in lingua italiana e inglese. Ora segue la pallacanestro d’oltreoceano per Blackjesus.it.Più volte apparso come opinionista di sport americani a Rete Sport Magazine, trasmissione radiofonica romana, lavora stabilmente nella redazione di Datasport, dopo una breve esperienza in quella di Sportal.Nel 2003 ha lavorato anche per l’Ufficio Stampa delle gare di Coppa del Mondo di sci a Bormio.Ha 26 anni, è residente in provincia di Lecco e si è laureato in scienze politiche alla Statale di Milano. La sua tesi, ovviamente, è legata allo sport: il titolo è “L’integrazione dei neri nello sport USA”. Il suo sogno è dedicare tutta la vita al giornalismo sportivo, in particolare nel settore sport USA.

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