Il problema del vincolo (e del corrispondente svincolo) dei giocatori è oggi al centro dell’attenzione dello sport italiano. Il filo che lega un atleta ad una società, in ambito dilettantistico, è spesso la sola tutela del proprio investimento per la seconda, ma anche un legame praticamente ‘eterno per il primo, a volte causa di controversie particolarmente dolorose.
Baseball.it vuole analizzare questa problematica, sulla quale sta lavorando da tempo la Commissione atleti della Fibs, da tutti i punti di vista, a cominciare da quello di chi fa del reclutamento e della cura del settore giovanile la propria attività principale.
Massimo Meo, con i suoi Athletics, gestisce il vivaio più ricco della provincia di Bologna, dichiara subito: ‘Non sono al corrente delle ultime novità in merito o dello stato dei lavori della Commissione. Certamente già l’aver innalzato all’ultimo anno cadetti il limite del vincolo ha creato problemi non piccoli, con ragazzi e genitori, soprattutto che intavolano trattative con questa o quella società a seconda degli obiettivi, della simpatia nei confronti dei tecnici o di eventuali ridicoli rimborsi spese, umiliando il lavoro di chi investe ore ed ore e anche risorse in campo per vedersi soffiare i giocatori sotto il naso senza la minima contropartita, nemmeno tecnica. Portare tale limite fino ai 18 anni, come si sente dire, significherà secondo me la morte di molte società specializzate nei settori giovanili.
Sulla stessa linea Alfonso Gualtieri dei Lions Nettuno: ‘Noi investiamo una montagna di energia e 7-8000 euro l’anno per categoria e sul più bello arrivano altri a raccogliere il frutto del nostro lavoro! Nessuno vuole arricchirsi, ci mancherebbe, ma garantirsi la sopravvivenza sì.
Sono allo studio dei parametri per dare di ogni giocatore una valutazione oggettiva da garantire.
‘I parametri non potranno essere utilizzati a scaletta, scendendo dai nazionali A fino alla categoria ragazzi prosegue Gualtieri perché non possono tenere conto delle potenzialità reali dei ragazzi, così come di ttuo quanto investito per farne dei giocatori. Allora meglio sarebbe sfasare nel tempo la valutazione. Ovvero: tu società ‘grande vuoi un mio ragazzo? Bene, vediamo come lo curi, come gioca e dopo tre anni lo valutiamo per quel che ha dimostrato sul campo! Bisogna tutelare le piccole realtà, perché sono la linfa vitale dello sport.
Enzo Bissa, che con la Polisportiva Praissola di San Bonifacio si occupa sia di baseball che di softball ribadisce: ‘Il vincolo a 18 anni sarebbe vermante la morte per tante società minori. In questo modo si agirebbe a solo vantaggio di chi non costruisce niente, ma cannibalizza il lavoro altrui, portando via atleti a chi li ha faticosamente costruiti, magari per non farli mai giocare, con il risutato che presto non ci saranno più giocatori italiani. Ci troveremo in breve con squadre di soli ‘oriundi e non credo sia questo che vogliamo: la Federazione, il baseball e il softball, sono quelli che creano partendo dal basso, dalla base, non le 10 squadre di A1!
Anche i parametri non serviranno a nulla, secondo me. La soluzione sarebbe quella di obbligare chiunque abbia un’attività seniores, sia anche la C2 baseball, a fare attività giovanile, pena la non iscrizione ai campionati! Multe che costano meno dell’attività stessa non risolvono nulla!.
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