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Anche il CONI è per i “giocatori di scuola italiana”

Quanto annunciato dal CONI in materia di limitazione degli atleti stranieri interessa direttamente poco o nulla il mondo del baseball. Almeno per l’immediato. Tre tesserabili e due o tre in campo, per la serie A1, sono ampiamente sotto la soglia limite che si vorrebbe veder applicata.
La Giunta del CONI ha votato l’idea all’unanimità. Tutti d’accordo per salvaguardare i vivai. Tutti d’accordo. Meno l’Unione Europea, ma questo è un altro paio di maniche. E il CONI a questo proposito pare pronto ad andare in guerra, contro le attuali normative e connessa sentenza Bosman.

La faccenda diventa interessante però anche per il nostro piccolo mondo, se guardiamo
Il tutto dal punto di vista dell’uso nel baseball dei cosiddetti ‘oriundi”, il cui vasto impiego da parte di talune squadre, e da parte della nazionale, ha fatto storcere il naso a qualcuno.
Quando si parlava dell’opportunità di limitare in qualche modo il numero degli oriundi la risposta che se ne riceveva era che sarebbe stato andare contro il CONI e contro la legge.

A scorrere invece ieri e oggi le agenzie e i giornali sull’argomento stranieri mi è sembrato che le cose non stiano invece mica così.
La salvaguardia dei vivai è per il CONI quello che bisogna fare assolutamente. E in nome di questo sacro principio si può andare contro a tutto e tutti, compresa appunto, nel caso specifico del numero degli stranieri, l’Unione Europea.
A rigore quindi perchè una Federazione non potrebbe, volendolo, fare altrettanto? E magari proprio a proposito degli oriundi.
Ma non è neppure così. Non c’è bisogno di dar battaglia a nessuno. La strada l’ha tracciata lo stesso CONI, quando ha parlato di ‘giocatori di scuola italiana” e, dopo le riserve avanzate dalla UE, tirato fuori la distinzione fra tesseramento libero e presenza in campo – anzi iscrizione a referto – numericamente fissata.

Già. Giocatori di ‘scuola italiana”!

Insomma, adesso si tratta solo di essere onesti. Usare il concetto di giocatori di scuola italiana e dire che gli ‘oriundi” li si vuole, come scelta, libera, rispettabilissima. Perchè elevano il livello tecnico, perchè è quello che vogliono i club dell’A1, perchè rinforzano la nazionale. Avendo il coraggio di dirlo però. Senza nascondersi dietro ad alibi.
Oppure, se non è così, regolamentarne l’utilizzo in campo, sempre come opzione voluta, altrettanto degna, per tutelare i vivai (ai quali oltretutto lo svincolo potrebbe dare un brutto colpo).

Mino Prati

Mino Prati, giornalista dal 1979, ha scritto di baseball per 'Il Giornale Nuovo', la 'Gazzetta di Bologna', 'Stadio', 'Tuttobaseball' e 'Baseball International' e 'Agenzia ANSA' e 'Il Resto del Carlino', oltre ad essere stato il curatore del sito BaseballNow. É stato anche direttore responsabile, a livello bolognese, di diverse testate tra cui 'Fuoricampo', 'Baseball Time' e 'Baseball Oggi', nonchè addetto stampa della Fortitudo Bologna. Ha lavorato per l'Ufficio Stampa F.I.B.S. Ha pubblicato l'Almanacco del Baseball, per la Nuova Sagip, nel 1980. Oltre che giornalista, vanta un'esperienza anche dall'altra parte "della barricata": ex-tecnico, dirigente di società, a livello di categorie minori praticamente da sempre (dal 1972) a Minerbio (in provincia di Bologna dove è stato uno dei fondatori della società), e come Direttore Tecnico nelle Calze Verdi Casalecchio (Serie A2-1991) prima e nella Fortitudo Bologna (Serie A1-1992/93) poi. Più volte eletto negli organismi locali della Federbaseball a livello provinciale e regionale. E' stato il Responsabile Editoriale di Baseball.It nel 2002.

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