Tutti più severi, con baseball e softball

Io proporrei al CIO e alla ISF di farlo su Mercurio, il prossimo torneo Olimpico di softball. Naturalmente sulla faccia esposta costantemente al sole.
La giornata delle semifinali di softball è stata da delirio. Dalle 9.30 alle 14.30 sotto il sole, senza un filo di vento (che qui c'è solo quando deve far volare i miei fogli da tutte le parti…) e con una temperatura alla quale sopravvivono solo alcuni micro organismi alieni. Però ne è valsa la pena.
Lo spettacolo che hanno messo in campo Cina, Giappone, Australia e Stati Uniti è stato davvero notevole. Gli Stati Uniti soprattutto mi sono sembrati, a proposito di alieni, una squadra di un altro pianeta. Ma quanto bene giocano? L'interbase Watley è così veloce che non gioca mai una palla di controguanto. E mani come le sue, io le ho viste solo con Ozzie Smith. L'esterno centro Berg rende superflua la presenza delle sue colleghe di destra e sinistra. E poi c'è Bustus, una mazza spaventosa. Nella finale ha colpito 2 fuoricampo, il secondo (non esagero) è atterrato ad almeno 100 metri da casa base. Cosa si può dire?

Tornando alla temperatura, e tornando serio, mi pongo questo dubbio: ma come si può sperare che il greco medio preferisca arrostirsi in tribuna rispetto a farlo in una spiaggia qui vicina? Non salti fuori poi il discorso che il softball ha avuto pochi spettatori (la finale era quasi esaurita, per la verità). Con questi orari, ci si auto condanna ad aver poco pubblico.
Il calendario del torneo di baseball non era molto meglio, da questo punto di vista. Con 4 partite al giorno, chiunque (persino un maniaco come me) è destinato a perdere il 50% degli incontri eliminatori. Meditiamoci, gente. Ne va del futuro del baseball e del softball olimpici.

Vorrei sapere se qualcuno mi può spiegare perchè le prestazioni della nazionale di baseball sono trattate con tanta severità.
Sento dire che il “nostro attacco non batte” perchè ha ottenuto solo una valida contro Chris Oxspring dell'Australia “che era battibile”. E poi vedo il Giappone (che, per inciso, non ha un monte stipendi di 400 milioni di euro, come incautamente dichiarato dagli organizzatori delle amichevoli alla stampa di Parma…non può, se no sarebbe l'Unione Industriali del G8, non una squadra di baseball…) delle stelle di Grande Lega che fa in battuta contro di noi circa la sua stessa figura e, dopo aver lasciato le penne contro l'Australia nella prima fase, perde la semifinale.
Sento parlare di Olimpiade 'deludente' perchè è arrivata solo una vittoria. Beh, per altri impegni professionali ho seguito le ultime 2 edizioni del “Sei Nazioni” di rugby e ho visto l'Italia vincere 2 partite in 2 anni (nei precedenti 3 credo ne avesse vinta una sola…) e tutti, addetti ai lavori e tifosi, a dire che si cresce. Anzi, la 'campagna' 2003 è stata salutata come “un successo”. Non trovo i motivi per cui invece l'Olimpiade nel baseball debba essere considerata un “fallimento”.

A baseball l'Italia è obbiettivamente un paese 'minore'. Se gli azzurri battessero il Giappone o Cuba alle Olimpiadi sarebbe come, che so, se il Paraguay ci battesse a calcio. E' giusto per fare un esempio, come quelle diciture “fatti realmente accaduti o persone realmente esistite non c'entrano”.
Io a vedere Italia-Paraguay c'ero. Ho visto 11 presuntuosi farsi battere da una squadra che non si poteva nemmeno paragonare a loro nè atleticamente nè tecnicamente.
Ho appena letto della lezione di calcio che gli 'azzurrini' hanno subito dall'Argentina e delle pietose giustificazioni: “non ci siamo preparati bene”. Ho letto anche di una domanda fatta a Gentile (l'allenatore) da un cronista argentino: “Ma i giovani calciatori italiani sono tutti così scarsi?”. Prendi su e porta a casa, direbbero dalle mie parti.
E adesso il calcio italiano, quello del 'campionato più bello del mondo', si gode una 'succulenta' finale per il terzo posto contro un paese guida in questo sport: l'Iraq.
So che ce la dobbiamo bere in televisione per forza, ma se non vincono la medaglia di bronzo, almeno scriviamo che è un 'fallimento'?

Ma c'è di più: ho ricevuto questa segnalazione dal sito Dagospia: “Mi ricorderò il softball per l'esilarante episodio legato alla nostra squadra maschile: eliminata al primo incontro, battuta per sospensione del match, causa manifesta inferiorità tecnica. Dico: cosa ci siete andati a fare? Quanto è costata la vostra mortificante esibizione?”.
Mica male, eh? Adesso chiediamo al mio collega Lanza, se è possibile, di fare un po' di chiarezza. Ad Atene si giocavano il torneo di softball femminile e di baseball maschile (esistono anche il softball maschile e il baseball femminile, ma non sono sport olimpici. Quindi, cerchiamo prima di tutto di capirci.
Escludendo che questo genere di farneticazioni meriti risposta (non fosse altro perchè le nazionali di baseball e softball hanno giocato 7 partite in totale), la metterei su questo piano: se Lanza ha visto la partita di softball tra Stati Uniti e Italia e ha scambiato le giocatrici in campo per uomini, mi preoccupo davvero per lui. Quel giorno lanciava Jenny Finch. E anche quando portavo le lenti a contatto non avrei scambiato Jenny Finch per un uomo. Neanche dopo essermi tolto le lenti a contatto.
Ci sarebbe infine da spiegargli che nei nostri sport, a livello internazionale, esiste questa 'mercy rule'. Un po' come nel pugilato esiste il k.o. e nel ciclismo esiste il 'fuori tempo massimo'.
Ha mai scritto Lanza che quelle di Cipollini che arrivava fuori tempo massimo al Tour erano “mortificanti esibizioni”? (Lo devono pensare gli organizzatori che non lo hanno più invitato, ma questo è un altro discorso…).
Da bambino ricordo che fui molto impressionato dal combattimento per il titolo mondiale dei pesi medi tra Monzon e il nostro Benvenuti. Durante “Canzonissima” si collegarono con lo spogliatoio del campione, poi fecero vedere la vittoria di Benvenuti su Griffith. Quindi iniziò il match vero, che durò 2 o 3 secondi perchè dall'angolo di Benvenuti venne gettato sul ring lo straccio che segnala il ritiro. Lo fecero per il bene di Benvenuti, che avrebbe rischiato la vita, contro una belva come Monzon.
Scrisse qualcuno che quella fu una “mortificante esibizione”?

La battuta dell'anno 2004. Stavo entrando oggi ad Hellinico quando uno dei volontari, un tizio dall'accento americano, mi squadra e mi fa: “Hai perso una scommessa”? Lo guardo sconcertato e chiedo perchè. Risposta: “E' l'unica ragione plausibile per indossare una maglietta dei Cleveland Indians”.

Riccardo Schiroli

Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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Riccardo Schiroli

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