Sassolini olimpici…

Vorrei chiudere il discorso sulle Olimpiadi con alcune precisazioni. La prima e la più ovvia è che queste saranno stati gli ultimi Giochi con 3 squadre europee e probabilmente anche con 2. Però, appunto per precisione, se quest'anno si fosse qualificata solo una squadra a casa sarebbe rimasta l'Olanda. Fino a prova contraria, nella qualificazione olimpica l'Italia ha vinto tutte le partite. E la Grecia era paese ospitante.

Vorrei anche parlare della copertura mediatica dell'evento, partendo dai giudizi di "spedizione fallimentare".
Ora, alla "Gazzetta dello Sport" c'è evidentemente qualcuno che vuole fare 'politica sportiva' attraverso i suoi articoli. Liberissimo di farlo, abbiamo capito che alla rosea non sta bene che ci siano "troppi" oriundi (ma non capisco perchè la presenza di Fiona Mey nel salto in lungo andasse bene: considerando quel che ha ottenuto, non c'era qualche ragazza 'fatta in casa' che poteva fare la stessa figura, ovvero non entrare neanche nella gara effettiva?) e che il concetto che esiste una legge sulla cittadinanza che consente ai discendenti di cittadini italiani di veder riconosciuta la nazionalità italiana proprio non passa.
Per come hanno insegnato a me, che vengo umilmente dalla gavetta, un cronista sportivo dovrebbe però curarsi di coprire un evento seguendo questo tipo di procedura.
1) Informarsi su come e da chi sono composte le squadre che lo giocano
2) Andare a vedere le partite
3) Scrivere delle partite citate cronache possibilmente fedeli (mi accontento di poco: che non ci si inventino punti e si attribuiscano i punti battuti a casa a chi non è ancora uscito, ad esempio)
4) Commentare i risultati ottenuti chiarendo bene quali sono le sue opinioni e quali le "verità rivelate".
Ecco, per quel che riguarda la copertura della "Gazzetta dello Sport" del torneo di baseball dei Giochi Olimpici ho come qualche dubbio che al punto (1) la procedura di cui sopra sia un attimo carente e quasi la certezza che i punti (2) e (3) non siano stati per niente osservati.
Sono ovviamente in fremente attesa di essere smentito da un così autorevole quotidiano.

Ho certamente molte colpe io, in quanto "front officer" dell'Ufficio Stampa FIBS. Evidentemente non sono riuscito a far capire il concetto che in questa Olimpiade avevamo la squadra meno avvezza al ritmo di una partita al giorno. E' un fatto: tutti i giocatori impegnati nell'Olimpiade, a parte 2 o 3 olandesi e i nostri, hanno disputato nel 2003 e disputeranno in questa stagione dalle 90 alle 140 partite di campionato. Chi gioca nel nostro campionato arriva (se gioca la Coppa Campioni e 10 gare di play off) a 70.
Con questo, sia chiaro, non è che si debba essere contenti di come è andata la spedizione olimpica. Alla fine sono i risultati che contano e battere l'Olanda e la Grecia sarebbe stato importante. Vogliamo dare un voto alla spedizione azzurra? Beh, '5' poteva bastare. Alzandolo a '5.5' per la nazionale di softball, che ha perso 4 partite con un punto di scarto e merita rispetto per quello che ha fatto.

Tornando al baseball, trovo comunque sconcertante che nessuno consideri com'erano andate le precedenti Olimpiadi di Sydney, nelle quali accusammo 3 sconfitte nette (Corea 2-10, Cuba 5-13, Giappone 1-6) 2 di misura (Olanda 2-3 e Stati Uniti 2-4) vincendo con il Sudafrica e (quella fu una bellissima vittoria) con l'Australia in 12 inning. Il livello era più basso (dice Liverziani: "Quella squadra quest'anno avrebbe avuto parecchi problemi") e anche allora avevamo gli 'oriundi' (Madonna e Simontacchi su tutti, ma anche Di Pace, La Fera, Sheldon, Newman, Perri…e forse qualcuno me lo scordo).
Trovo strano che nessuno ricordi che a Barcellona '92 battemmo solo la Spagna (e incassammo ben 3 manifeste: Cuba 18-1, Giappone 13-3, USA 10-0) e che ad Atlanta '96 (decisamente la nostra miglior Olimpiade di sempre) nella gara col Giappone che ci poteva dare l'accesso tra le prime 4 perdemmo 12-1.
Trovo insomma sorprendente che nessuno voglia rendersi conto dell'effettivo livello del nostro campionato (mi possono contraddire tutti i Navarro del mondo, ma il baseball di Triplo A è un'altra cosa), nessuno sia disponibile a riconoscere che abbiamo messo in campo lanciatori partenti al livello di baseball pro per la prima volta da tempo immemorabile (e forse per la prima volta in assoluto), nessuno intenda dare credito a Buccheri per aver vinto un guanto d'oro o a Liverziani e Chiarini per aver ancora una volta dimostrato che possono battere fuoricampo contro qualsiasi lanciatore.

C'è poi una cosa da dire ad alta voce: vincere una medaglia olimpica non è per niente facile. Il calcio torna a casa facendo passare un bronzo ottenuto alle spalle del Paraguay (il solo stipendio di uno qualsiasi dei nostri calciatori vale probabilmente l'intero budget della Federazione di questo paese) e peggio di noi ha fatto il Brasile, che non si è nemmeno qualificato; il basket è tornato a medaglia dopo un bel 24 anni (e a Mosca non c'erano gli USA); la pallavolo, sport nel quale siamo senza discussione il paese guida, l'oro non l'ha mai vinto e le ragazze (Campioni del Mondo in carica, se non ricordo male) sono uscite ai quarti; nella pallanuoto i ragazzi sono stati eliminati.

Chiudo con qualche altra pillola olimpica.

Della serie il baseball e il softball sono difficili: stavo seguendo una partita di softball ad Atene e sul campo la squadra in difesa non era riuscita, su azione di bunt, a fare nemmeno un eliminato. Alle mie spalle ho sentito questo commento in Inglese: "Qui almeno un out dovevano farlo". Ho alzato la testa e ho visto che il commento veniva da un bambino biondo, che poteva avere 5 o 6 anni.
Significa forse che il bambino americano medio è più intelligente di noi? O che esiste una predisposizione genetica alla comprensione di questo sport? Accetto altre ipotesi….

Gli americani (intesi come cittadini degli Stati Uniti d'America) erano una presenza riconoscibile alle partite di baseball (e anche softball) del torneo olimpico. Sempre informatissimi su quello che avviene fuori dai loro confini, 2 ragazzi e una giovane mamma mi hanno regalato questo dialogo durante la semifinale tra Giappone e Australia:
Giovanotto 1: "Bel torneo, però"
Mammina: "Già. Peccato non ci siamo noi…a proposito, come mai non partecipiamo?"
Giovanotto 1: "Mi trovi impreparato…(rivolgendosi all'amico) Come mai gli Stati Uniti non ci sono?"
Giovanotto 2: "Forse non siamo venuti per l'embargo a Cuba"
Visto che il dialogo stava scadendo nel paradossale, ed essendo portato a non farmi gli affari miei, sono intervenuto per dire che gli Stati Uniti erano stati eliminati. E-li-mi-na-ti. Avevano perso col Messico a Panama. E io avevo anche visto la partita.
La mammina non si è neanche girata. Il primo ragazzo ha sorseggiato pensieroso la sua birra. Il secondo ha mormorato: "E' tempo di mandare i giocatori di Major League".
Già, sembra di sì.

Riccardo Schiroli

Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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