Sono in serio imbarazzo.
Non posso infatti far finta che il Mondiale juniores sia stato una competizione regolare e, allo stesso tempo, non voglio sentirmi dire che questa è un'osservazione che non dovrei fare, in quanto Addetto Stampa di una Federazione (vista la paranoia dilagante, conosco chi potrebbe inalberarsi perchè ho usato la 'F' maiuscola…in effetti, l'ho fatto di proposito).
Il punto è che il Mondiale juniores si è chiuso con la disputa di 2 quarti di finale, uno interrotto con la squadra in svantaggio (Panama, sotto 1-0 col Giappone) in rimonta, e con semifinali decise d'ufficio dai piazzamenti della prima fase. Nella sostanza, ha assegnato un titolo iridato che vale più o meno nulla. In questo senso: è probabile che Cuba (e lo dimostrerebbero anche le medie individuali) fosse la squadra più forte, ma se un torneo prevede i 'play off' e gli incontri ad eliminazione diretta non si giocano, dove sta il significato del torneo? Sarebbe come se, causa maltempo, avessimo assegnato nel 2002 lo scudetto al Bologna perchè era arrivato primo in 'regular season'. Bell'affare ci avrebbe fatto il Rimini, che lo ha poi effettivamente vinto imponendosi negli incontri ad eliminazione diretta con Grosseto e Nettuno, che aveva a sua volta eliminato Bologna.
C'è anche di più: io ho seguito di persona la Coppa Intercontinentale 2002 a Cuba e la Qualificazione Olimpica delle Americhe nel 2003 a Panama. Ebbene: entrambi i tornei hanno rischiato di fare la fine del Mondiale juniores a causa della pioggia.
Va bene tutto, ma comincia ad essere difficile credere alle casualità. Nessuno ha evidentemente preso in considerazione l'ipotesi che nei paesi tropicali durante la stagione che noi chiamiamo 'autunno' (e che in quei luoghi non esiste) piove. Piove forte, a dirotto e per giorni di fila. Nella fattispecie, il Mondiale juniores è stato oltretutto collocato in date che hanno reso problematico per gli Stati Uniti e il Giappone varare le migliori selezioni possibili, perchè nel frattempo gli anni scolastici ed accademici sono ricominciati. Giusto per andare a cercare i giorni più piovosi?
C'è un'altra ipotesi che nessuno ha preso evidentemente in considerazione: che il calendario internazionale così com'è sia troppo denso di avvenimenti. Un dato che dovrebbe far pensare è che gli unici paesi che organizzano 'volentieri' competizioni sembrano essere al momento Cuba e Cina Taipei. Il baseball, insomma, ha bisogno di una seria riflessione. Deve chiedersi se avere di fatto 5 Mondiali (assoluto, universitario, juniores, Coppa Intercontinentale e, presto, Mondiale Major League) oltre alle Olimpiadi possa avere un senso.
Dal nostro punto di vista di Italiani, il bislacco finale del Mondiale AAA potrebbe anche non essere del tutto negativo. In fondo ci troviamo in tasca un quinto posto (benchè a pari merito con Panama, Olanda e Taiwan) che non sarebbe stato facile conquistare sul campo.
Io dico inveve che è un peccato che questa squadra non abbia giocato fino alla fine. Avrebbe dimostrato tutto il suo valore al cospetto di formazioni che sono l'espressione della crema del baseball giovanile mondiale.
Io sarei poi stato particolarmente curioso di vedere come andava a finire la sfida con l'Olanda, che è avanzata alla seconda fase come quarta di un girone di 5 squadre (il Venezuela non si è presentato, esattamente come fece Guam al Mondiale 2003 e come fecero le Bahamas alla Qualificazione Olimpica americana…sigh!) e che ha battuto in questo Mondiale solo la Germania.
Mentre il destino della fase finale del Mondiale juniores si compiva, io ero a Tirrenia. In quel momento il baseball italiano stava compiendo un passo che lo cambierà per sempre. Da sabato 11 settembre ci sono 10 ragazzi che vivono al centro Coni e che sono giocatori di baseball a tempo pieno. Sono i pionieri del professionismo italiano nel baseball.
Non so se resteranno nella storia le loro imprese sportive, ma sono certo del fatto che verranno ricordati per avere avuto il coraggio (loro e le loro famiglie) di investire sul baseball.
E' un sogno? Non lo sappiamo. Di certo però non posso negare che, mentre li osservavo aggirarsi per i corridoi della loro nuova residenza, anche un po' smarriti nelle loro tute nuove, ho pensato che darei chissà cosa per poter vivere la loro esperienza.
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