E' stata la campagna elettorale che ogni cronista vorrebbe se dovesse affrontarne una per le elezioni amministrative o politiche. Più silenzi che proclami, poche riunioni ufficiali, addirittura i programmi tenuti quasi segreti. Addirittura è stato pressoché impossibile avere notizie di Sellari, salvo quella che è candidato e arriva da Torino. Si vota domani per eleggere il presidente federale e il nuovo consiglio ed è stata una campagna elettorale sotto tono. Scaldata sul finire dal giro quasi"porta a porta" di "Patti chiari" che con Pasquale Donato cerca di detronizzare il presidente uscente Riccardo Fraccari, da qualche polemica a distanza che è nulla rispetto a quanto chi scrive è abituato a conoscere anche per un banalissimo comune. Ma tant'è. Forse per la contemporaneità con i play off, forse perché gli argomenti non si prestavano – ma ce ne sarebbero… – o perché l'attenzione era divisa tra il campionato italiano in diretta tv e le affascinanti semifinali della major league. Cosa c'è allora in ballo domani a Roma? La presidenza della Fibs in una situazione di limbo. Se qualche anno fa l'effetto mediatico legato a Dalla Noce e alla voglia di cambiamento aveva creato anche un certo dibattito, se fallita l'esperienza si era scelta una strada tutto sommato consolidata con chi era stato vice di Notari, adesso le società, quindi il nostro sport, sono davanti a un bivio: crescere o morire. Abbiamo assistito a finali per lo scudetto degne di tale nome, che sono state uno spettacolo per tutti, anche per quelli che facendo "zapping" e passando per Rai Sat hanno sgranato gli occhi e si sono detti "ma no, il baseball in diretta?". Magari quelli che sulla stessa rete divorano normalmente ore di repliche anche di improbabili gare di calcio di qualche serie sperduta. Abbiamo visto il pubblico sugli spalti, l'interesse mediatico intorno all'evento. Abbiamo avuto anche il torneo pre-olimpico e importanti amichevoli che hanno ridato entusiasmo intorno a questo sport. Di contro l'avventura olimpica è andata come sappiamo – ma era difficile pretendere di più nonostante avessimo messo in piedi le migliori nazionali possibili – e se andiamo a prendere le centinaia di gare di campionato restando solo all'A/1 di baseball si contano su una mano quelle affascinanti. Non sono un richiamo, allora, domandiamoci perché. Se lo domandino le società e cerchino nei candidati una risposta. Di certo il massimo campionato deve essere tale davvero e magari anziché pensare ad allargamenti si potrebbero anche ridurre le squadre, renderle di fatto di professionisti (è quello che Grosseto e Bologna hanno fatto), sfruttare in questo senso i rapporti con le major avviati. Perché intorno a questo si gioca il futuro, diversamente resteremo sempre i bravi e simpatici italiani – come ricordò Fraccari a inizio stagione – che giocano anche a baseball. Poi chiediamoci cosa deve essere la nazionale, se davvero dobbiamo andare a "pescare" ovunque per vincere o fermarci e creare la nostra "scuola" come si sta cercando di fare con l'accademia. Un campionato degno di tale nota, allora, è intanto un punto di partenza. Poi c'è una base da allargare andando realmente nelle scuole, quindi la necessità di mettere da parte qualsiasi "veleno" chiunque venga eletto.
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