Una giornata intensa, vissuta spesso sul filo dei nervi per la posta in palio e per l'attesa dei risultati. Ormai lo sanno tutti, Riccardo Fraccari per altri quattro anni sarà il presidente della Fibs. Nel primo pomeriggio la vittoria sul principale antagonista, in serata dopo uno scrutinio lunghissimo e per fortuna accelerato da un macchinario elettronico anche l'affermazione tra i componenti del Consiglio.
Che Fraccari avesse sin dalla vigilia ottime possibilità di riconferma lo si era capito praticamente dalle prime ore della giornata. La scesa in campo della cordata “Patti Chiari” con a capo Pasquale Donato aveva fatto venire qualche piccolo ma pur sempre legittimo dubbio nei giorni immediatamente precedenti l'assemblea, quando è iniziato il dibattito prima della votazione per la massima carica questi dubbi si sono come d'incanto dissolti.
La verità è che gli antagonisti di Fraccari di argomenti ne avevano pochi. Già la decisione di presentare un politico era abbastanza opinabile, se è vero come è vero che la Fibs in questi ultimi anni ha fatto delle scelte abbastanza chiare, per certi versi epocali, sul proprio futuro. Cambiare guida in un momento di transizione così delicato, dove serve gente che appartenga a questo ambiente, non era auspicabile anche se pur sempre possibile.
Ma al di là delle considerazioni personali di ognuno, il livello del dibattito è stato pericolosamente basso. Si può criticare qualsiasi mossa, si possono muovere obiezioni di ogni tipo, perché ovviamente non tutti possono essere d'accordo con l'attuale gestione. Ma portando anche degli argomenti e delle alternative. Attaccare semplicemente per il gusto di farlo e spesso senza motivazioni, in qualche caso insultando, non serve proprio a nulla e sicuramente non porta acqua al proprio mulino. La serie di interventi nel dibattito dei sostenitori di “Patti Chiari” è stata la dimostrazione di quanto scriviamo. Un esempio su tutti, l'aver usato l'ultimo posto alle Olimpiadi del baseball, ovvero il risultato agonistico ottenuto sul campo, per poter screditare chi è al comando oggi, vale a dire la gestione federale. Cosa che peraltro è stata fatta, in altre situazioni e con identico livore, anche da tanti cosiddetti “tecnici da tastiera”. Il presidente aveva dalla sua, tanto per fare qualche esempio, un accordo con la Major League importantissimo sia a livello sportivo che economico, progetti per le giovanili validi (“Verde Azzurro”, Accademia, Nazionale P.O.). Chi era ancora indeciso si è fatto presto due conti su chi era e cosa rappresentava l'alternativa.
La vittoria di Fraccari, che ha sfiorato il 75 per cento, è schiacciante. Poche Federazioni possono vantare un presidente con un consenso così ampio, e anche la composizione del Consiglio Federale parla chiaro. C'è qualche new entry ma la gran parte sarà ancora lì per quattro anni.
Non deve essere questo un punto d'arrivo, ma di ulteriore partenza. Buon lavoro a tutti dunque, per il bene del baseball e del softball italiano, che speriamo veramente non debba affrontare più guerre di questo tipo.
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