Come spesso accade in tutti gli scenari in cui sono protagonisti dei cosiddetti poteri forti, anche nel baseball la verità sul doping non serve a cambiare le cose: la Major League Baseball era riuscita a varare un piano di lotta al doping nel 2003, da molti giudicato troppo morbido, ma che aveva comunque evidenziato che un problema doping c’era. Quest’anno si sarebbe dovuti passare ai fatti con le prime sanzioni ai giocatori che fossero stati trovati positivi per due volte. In questi casi si sarebbe dovuto anche rendere noti i nomi dei giocatori pizzicati due o più volte: nessun nome è stato reso noto e fonti ufficiali hanno confermato che nessuno è stato trovato positivo due volte. Secondo gli accordi questo doveva significare che si sarebbe dovuti tornare al regime del 2003 in cui i testo venivano resi anonimi ed utilizzati solo a fini statistici. Insomma alla fine di questa stagione sembrava che l’allarme doping fosse rientrato e che al limite si poteva parlare di poche mele nemmeno troppo marce. Ma tutti sapevano che non era così.
Poi Victor Conte, fondatore e presidente della Balco, è diventato un vulcano in eruzione e la sua lava ha sommerso un po’ tutti: da Marion Jones a Barry Bonds. Conte ha sostenuto che in tutti gli sport i sistemi per il controllo del doping sono aggirabili con una facilità impressionante e ovviamente parlava da esperto, nel senso letterale del termine di persona con una vasta esperienza. Come spesso accade nelle attività vulcaniche dopo il primo cratere se ne aprono altri.
Hanno cominciato i fratelli Giambi con una conferenza stampa in cui hanno ammesso di aver assunto steroidi con iniezioni sotto i muscoli pettorali. Viene cosi’ in mente che Giambi quest’anno ha avuto una stagione allucinante in cui è praticamente scomparso come giocatore. Poi Barry Bonds e Gary Sheffield hanno ammesso di aver utilizzato una pomata che conteneva steroidi ma di averlo saputo solo dopo. Il caso di Bonds è particolarmente, scusate il termine, patetico: lo slugger dei Giants sostiene infatti di ave assunto sostanze consigliato dal suo miglior amico e suo allenatore personale, Greg Anderson uno dei più grossi ‘piazzisti della Balco. Aggiunge Bonds, tramite il suo avvocato, di essere stato tradito. La verità è ben diversa: i giocatori che usano sostanze probabilente sono molti, come sostiene conte, ma lo scandalo e le ammissioni di pochi fanno molto più effetto, specie se sono i campionissimi.
Bud Selig, il commissioner della MLB, ha preso la palla al balzo ed ha chiesto al sindacato dei giocatori di trovare un accordo per una politica più severa, come del resto fa da anni. I giocatori hanno risposto che non sono mai stati contrari alla lotta al doping, che hanno smepre tenuto aperta la trattativa e che vogliono solo cercare un accordo equo che non renda i giocatori dei criminali. Sullo sfondo le minacce del senatore Mc Cain: il presidente della potentissima e influente commissione sul commercio, uno degli esempi più fulgidi di come funzionino le lobby economiche nella regolazione della vita politica di un paese, ha minacciato di introdurre una legislazione severissima se le parti non trovano un accordo entro gennaio per una efficace lotta al doping. Per salvaguardare la integrità del baseball, ovviamente.
Gioco delle parti abbiamo detto all’inizio e non ci sentiamo troppo severi perché, secondo noi, a questi signori della integrità del baseball importa il giusto, come dimostra il fatto che tutti si siano ricordati del problema solo perché è scoppiata l’ennesima bomba. Nel giudicare le mosse di ogni parte coinvolta dobbiamo sempre ricordarci che McCain agisce da uomo politico che persegue il suo interesse di allargare il suo potere di controllo e migliorare la sua immagine; Selig rappresenta la Major League e quindi le singole franchigie, che hanno tutto l’interesse a far emergere il doping per almeno due motivi di bieco tornaconto: in primo luogo far apparire i proprietari come buoni ed integri e giocarsi questa carta poi nelle successive contrattazioni economiche con il sindacato, che in buona parte si giocano sui media; in secondo luogo evitare che le prestazioni dei battitori crescano troppo, risparmiando così nei casi di arbitrato e nelle contrattazioni con i free agent: ricordiamoci che le sentenze sugli arbitrati si basano in buona parte sulle statistiche. Il sindacato giocatori, non meno colpevole, ha motivi esattamente opposti e inoltre non vuole che i suoi affiliati debbano pagare tutto lo scotto di questa sporca faccenda.
L’integrità del baseball ha lasciato il suo numero di telefono, è andata in vacanza ed ha chiesto di essere chiamata quando le parti in causa saranno pronte. Speriamo che non la mandino definitivamente in pensione.
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