Bologna-San Marino. Una finale decisamente inedita, che ha semplicemente confermato i valori della regular season e il fattore campo. Sicuramente il verdetto più giusto per le semifinali viste quest’anno. L’Italeri ha sfruttato tutte le armi a sua disposizione per fare la differenza contro la Telemarket: maggior solidità e compattezza di squadra, monte di lancio decisamente più attrezzato, line-up più concreto. Queste in sintesi le caratteristiche che hanno fatto la differenza. Bologna ha costruito la sua vittoria con il 2-0 nelle prime due sfide al Falchi, quando Matos e Cretis hanno tenuto a bada il line-up riminese, mai in grado di sfruttare le proprie, peraltro non poche, occasioni. A Rimini invece sono state tre bellissime e tiratissime partite, con i Pirati a giocarsi il tutto per tutto grazie alle fantastiche prove sul monte di Patrone e Trejo. In garatre è andata bene ai neroarancioni, in quaraquattro invece ci ha pensato un altrettanto fantastico Figueroa, capace di rifilare quindici strike-out e di non concedere punti al line-up romagnolo, incapace così di dare il minimo aiuto al suo pitcher e di riaprire la serie. Garacinque è stata il simbolo della semifinale: Bologna avanti facile, il cuore di Rimini a rimandare tutto agli extra-inning (sprecando l’ennesima chance di sorpasso) e colpo di coda definitivo dell’Italeri, con la rabbia riminese per l’assurda chiamata in prima di un De Angelis dimostratosi superficiale e incapace. Al 99,99999% la serie sarebbe finita ugualmente così, ma sia la Fortitudo che la Telemarket meritavano un epilogo regolare sul campo.
Ben altra sfida è stata quella tra San Marino e Nettuno, incerta e combattuta dall’inizio alla fine. La T&A ha vinto perché ha saputo sempre reagire nei momenti difficili, respingendo tutti gli assalti laziali. La Danesi ha perso perché per una volta non è stata in grado di sfruttare il fattore campo, perdendo due volte al Borghese come da tempo non le succedeva nei play-off. In garauno la falsa partenza di Sanchez Lopez si è rivelata decisiva, perché Montane ha giocato la sua miglior partita stagionale. In garadue invece il capolavoro lo ha firmato Costantini, un giovane su cui puntare ad occhi chiusi, mentre in garatre è stato Casseri a fare la differenza, nonostante il brivido finale procurato dal pessimo impatto di Nyari, salvato da Newman. Garaquattro è stata il canto del cigno di Nettuno, che ha sfruttato la serata difficile di Montane, psicologicamente in crisi per problemi familiari e distrutto già al primo inning. La sfida chiave infatti è stata garacinque, quando con tutta l’inerzia favorevole la squadra di Bagialemani si è scontrata con la prestazione monstre di Martignoni, una ‘three-hitter che ha cambiato gli equilibri, riportandoli dalla parte sammarinese. La T&A infatti non si è fatta pregare e ha subito sfruttato il primo match-point casalingo con Maestri, Newman e Nyari a fare la parte dei giustizieri sul monte, con il colpo di grazia inflitto da Sheldon. Tirando le somme, San Marino ha vinto perché ha saputo trovare quattro pitcher solidi e dominanti, Montane, Casseri, Martignoni e Maestri, ma soprattutto perché ha vinto la sua doppia scommessa Newman-Sheldon. Due giocatori ormai ‘vecchi ma sempre vincenti, capaci di dare quel salto di qualità decisivo ai titani: non è un caso che il mancino abbia firmato tutti i rilievi vincenti di la serie (garauno, garatre e garasei), e il terza base abbia battuto il fuoricampo della vittoria che è valsa la finale.
Riuscirà la T&A a continuare l’opera contro l’Italeri? Farà valere fattore campo ed esperienza la Fortitudo? Beh, ragazzi, calma, questa è davvero un’altra storia, magari ne riparleremo tra qualche giorno
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