Cosa restera' del World Baseball Classic?

Audience televisive alle stelle, vendite di biglietti oltre ogni ben piu' rosea aspettativa, lentusiasmo dei giocatori di 16 paesi unitamente ad una magica atmosfera in campo. Anche i piu' scettici si sono dovuti ricredere. Il primo World Baseball Classic e' stato davvero un autentico successo.
Dalla Florida a San Juan de Portorico, da Anaheim a San Diego, per 18 giorni le sedici squadre partecipanti hanno dato spettacolo. Ed e' stato un tripudio vissuto sia da chi ha potuto assistere di persona sia da chi ha visto le grandi giocate sullo schermo televisivo.
Qualche dato: piu' di 170.000 biglietti venduti per le sei gare giocate allAngel Stadium di Anaheim, tutto esaurito per ogni partita disputata allHiram Bithorn Stadium di San Juan Portorico. Senza dimenticare che lo scorso febbraio, piu' de 50% dei 126.000 biglietti disponibili per le due semifinali e per la finalissima al Petco Park di San Diego vennero esauriti gia' il primo giorno di vendita.
Anche in TV lo share e' stato elevatissimo: in base a quanto diffuso da ESPN, la media degli spettatori per le dirette del WBC e' stata pari a 1.4 milioni, con una punta di 2.5 milioni per il match tra USA e Messico.
Questo e' quanto accadeva al di la' delloceano, ma in Italia (dove il nostro movimento dovrebbe raccogliere qualche frutto derivante dalla partecipazione allo storico appuntamento) non ce' stato un simile riscontro. Anzi, il WBC oltre ad essere stato molto poco sentito dalle societa' (che avevamo peraltro interpellato a riguardo e che avevano gia' manifestato forti perplessita') ha dato ritorni dimmagine e mediatici ben lontani da quelli che ci si aspettava con nessuna iniziativa particolare. E solo una decina erano gli appassionati (tra cui il presidente del Parma, unico rappresentante della Serie A1) presenti negli States per seguire gli azzurri.
Intendiamoci, nessuno osa mettere in dubbio la straordinaria portata del World Baseball Classic, di quellevento che per la prima volta ha riunito sotto la stessa bandiera le grandi stelle del firmamento Majors e i giocatori dei campionati nazionali.
Ma il dato di fatto e' che i media italiani lo hanno letteralmente snobbato. A parte la consueta copertura della Gazzetta (a volte relegandoci tra le brevi), di qualche articolo su Il Giornale, Il Giorno e ilMessaggero, le notizie del WBC erano affidate esclusivamente al mezzo Internet, troppo poco per allargare il bacino d'utenza e catturare nuovi adepti come era nelle intenzioni. Le notizie dagenzia erano quasi sempre in lingua inglese, quelle in italiano con poche riprese dai quotidiani.
Basti pensare che con il WBC in pieno svolgimento, La Repubblica ha dedicato mezza pagina con foto alla notizia di Castro che vorrebbe convertire i cubani a cimentarsi nel cricket invece che nel baseball, considerato troppo USA.
Copertura televisiva: a poche ore dallesordio dellItalia, come anticipato da Baseball.it, si e' saputo che Sportitalia avrebbe trasmesso le sintesi delle tre partite contro Australia, Venezuela e Repubblica Dominicana, nonche' semifinali e finali.
Allora ce' da chiedersi, ma cosa restera' di questo World Baseball Classic 2005? Ai posteri lardua sentenza.
Non vogliamo entrare troppo nel merito degli aspetti tecnici della nostra partecipazione ma qualche considerazione va comunque fatta. La nazionale era pervasa da una robusta dose di concentrazione e da una vivacita' che poche volte era stata riscontrata. Merito di Piazza & co. o del clima festoso che avvolgeva tutte le squadre del WBC? Certo e' che quella squadra azzurra avrebbe dovuto fare spazio a qualche altro validissimo rappresentante del nostro campionato. In molti, appassionati e addetti ai lavori, lo hanno sottolineato in modo convinto: e' innegabile che per competere in questa manifestazione ci vogliono le superstar ma non si possono lasciare a casa le giovani promesse del nostro baseball e sperare poi che questo sport cresca.
Basta guardare a quanto ha fatto lOlanda: Eenhoorn ha allestito una formazione composta da moltissimi giocatori del campionato orange, rookies di 18 e 19 anni che hanno fatto vedere cose meravigliose. E stato lo stesso allenatore olandese a confessare di essere stato molto attratto dai professionisti con discendenze olandesi, ma che era anche molto orgoglioso di quella squadra che aveva brillato ai Mondiali 2005. E contro Panama in campo, accanto ai big-leaguers, cerano quasi tutte le posizioni occupate da rappresentanti del nostro campionato.
Abbiamo tempo per prepararci al meglio al prossimo World Classic e per riflettere su quali azioni e riforme intraprendere per elevare il tasso tecnico della massima divisione rivedendo anche le strategie di comunicazione e marketing. Si deve fare di piu', basta volerlo. La cosa peggiore che pero' potrebbe accadere e' ripresentarsi con altri 3-4 giocatori del nostro campionato. Quella migliore e' fare un bel salto di qualita' e giocare davvero alla pari con tutte le altre nazioni. Finendo possibilmente su tutte le pagine dei giornali.

Filippo Fantasia

Nato nel 1964 ad Anzio (Roma) è giornalista pubblicista dal 1987. Grande appassionato di sport USA, e in particolare di baseball e basket, svolge a tempo pieno attività professionale a Milano come Responsabile Ufficio Stampa e Relazioni con i Media italiani e internazionali presso importanti corporate. Nel corso degli anni, ha collaborato con diverse testate nazionali e locali tra cui Il Giornale, La Stampa, Il Resto del Carlino, Tuttosport, Guerin Sportivo, Il Tirreno, Corriere di Rimini, e con testate specializzate come Play-off, Newsport, Sport Usa, Baseball International e Tuttobaseball. In ambito radio-tv ha lavorato per molti anni come commentatore realizzando anche servizi giornalistici per diversi network ed emittenti quali Radio Italia Solo Musica Italiana, Dimensione Suono Network, RDS Roma, Italia Radio e Radio Luna. Ha inoltre condotto programmi e realizzato speciali legati ad importanti avvenimenti sul territorio per alcune televisioni locali. Nel 1998 ha ideato e realizzato il video "Fantastico Nettuno" dedicato alla conquista dello scudetto tricolore della squadra tirrenica di cui è stato per oltre un decennio anche capo ufficio stampa. Significative sono state anche le esperienze professionali negli USA, grazie agli ottimi rapporti instaurati con gli uffici di Media Relations di diversi club (in particolare dei Boston Red Sox) e con le redazioni dei quotidiani Boston Globe e Boston Herald che gli hanno permesso di approfondire i diversi aspetti legati alla comunicazione sui media del baseball professionistico americano. E' stato il primo Responsabile Editoriale di Baseball.it nel 1998, anno di nascita della testata giornalistica online, incarico che ha dovuto momentaneamente abbandonare per impegni professionali, tornando poi in seguito ad assumere il ruolo di Direttore Responsabile. Nell'ottobre del 1997, ha curato il primo “play-by-play” in diretta su Internet del baseball italiano durante le finali nazionali del massimo campionato. Nell'estate del 1998 ha fatto parte del team dell'Ufficio Stampa del Campionato del Mondo di baseball.

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