Marco Borri ci ha inviato nei giorni scorsi il resoconto, e qualche sua considerazione, su un camp tecnico svolto in Olanda e che ha visto due ragazzi italiani coinvolti. Pubblichiamo integralmente il suo scritto e successivamente alcune domande fatte via e-mail a Leonardo e Jacopo, i due protagonisti. Ringrazio personalmente Marco per aver affidato in esclusiva al nostro sito una breve sintesi di questa bella esperienza.
Alessandro Labanti
Era da un pezzo che volevo sperimentare un camp di baseball al di fuori dell´Italia. Ci ero andato vicino lo scorso anno, quando avevo messo assieme un bel gruppo di una dozzina di cadetti da varie parti d´Italia per andare ad un camp in Florida, poi tutto saltò per problemi di volo aereo.
Quella esperienza mi insegnò anche la lezione #1: mai cercare di mettere d´accordo troppo persone con esigenze e interessi non sempre coincidenti. Ragion per cui quest´anno ho provato a cercare in Europa, e solo per 2 ragazzi di sicuro affidamento; con una certa sorpresa ho scoperto che a due ore di volo aereo, in Olanda naturalmente, opera già da 10 anni la sede europea della Playball Baseball Academy -da 25 anni forse la più antica e nota academy al mondo- sede principale a Fort Lauderdale e filiali permanenti anche in Australia, Sud Africa e Giappone. Una rapida visita sul loro web site www.playballeurope.com e uno scambio di mail con il loro direttore, Karel Crouwel (noto catcher della nazionale olandese degli anni ´70), mi hanno convinto della bontà dell´operazione.
A proposito di costi, sei giorni di camp ad Amsterdam vengono a costare 235,00 a giocatore, tutto compreso -addestramento, vitto e alloggio- a cui ovviamente vanno aggiunti i costi di trasporto e di soggiorno per gli eventuali accompagnatori. Nel caso però l´accompagnatore sia anche coach, questi può vivere nel camp assieme ai ragazzi, alla medesima tariffa, e partecipare all´attività sul campo. Esiste anche l´opzione di partecipare solo al camp vero e proprio, ritirando il ragazzo ogni sera dopo le 18 e tornando al mattino successivo, in tal caso il costo è di 190,00 .
Il camp di anno in anno è itinerante attraverso il Paese, ma nelle ultime quattro edizioni si è sempre svolto ad Amsterdam, nel complesso sportivo di Osdorp Park dei Pirates: quattro campi affiancati (stadio principale, campo secondario, campo da ragazzi e campo da softball) raggruppati attorno ad una splendida clubhouse su 2 piani, bar, ristorante, patio che domina tutti i campi, una palestra di dimensioni enormi, gabbie di battuta e attrezzata per l´attività invernale, persino un incredibile museo con infinite memorabilia che ci raccontano il baseball europeo e mondiale degli ultimi 40 anni.
Questo lo scenario in cui ci siamo trovati al nostro arrivo, ma la parte più interessante riguarda l´attività vera e propria. 75 ragazzi iscritti (il numero massimo consentito per poter garantire un´adeguata attenzione ad ognuno di loro), dai 10 ai 17 anni, che subito vengono divisi in 3 gruppi in base all´età e alle capacità dimostrate nei test del primo giorno.
Un coaching staff fisso di circa una dozzina di istruttori, coordinati da Markus Torenstra, ai quali quotidianamente a turno si vengono ad aggiungere giocatori della nazionale e del campionato olandese il cui compito è quello di portare avanti istruzione specialistica evoluta. Ad esempio gli interni hanno avuto per tre giorni al loro fianco Michael Duursma e Roel Koolen, vale a dire l´interbase e il secondabase titolari della nazionale olandese che solo pochi giorni prima aveva sconfitto Cuba nella finale dell´Haarlem Week. Oppure, se eri un lanciatore, saresti finito sotto le cure di Nick Stuifbergen -pure lui nazionale olandese- o se eri un esterno avresti avuto come special instructor Rutger Veugelers dello Sparta Feyenoord, o avresti avuto modo di essere scoutato in battuta da Chico Jesurun, Scout Director per l´Europa dei Florida Marlins (colui che ha scoperto Andruw Jones per intenderci) o di essere valutato da Fred Ferriera, leggendario scout, ex Vice Presidente dei Florida Marlins e adesso facente parte di un´agenzia mondiale dedicata alla contrattazione e assistenza legale per atleti professionisti.
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Insomma, la qualità degli istruttori era al di sopra di ogni dubbio, come pure la loro dedizione al lavoro.
Il lavoro, appunto; sveglia alle 7.30, breakfast, vestizione e alle 8.45 puntuali in campo dove, fino alle 12 si tenevano le sessioni dedicate alla parte atletica e alla difesa. Un´ora per pranzo e relax e alle 13 di nuovo in campo, ancora per parte atletica e sessioni di battuta fino alle 16.30. Al termine un paio d´ore di partita. Tutto questo ogni giorno, che piovesse o ci fosse il sole, secondo un ferreo dictat comunicato dai coach all´arrivo: "discipline and fun".
Non vi sorprenderà se vi dico che già al terzo giorno i "miei" ragazzi -avvezzi alla blanda attività nostrale- erano notevolmente stanchi, ma un altro dei segreti se si desidera partecipare a questo tipo di camp è proprio quello di non mollare mai, allo scopo di testare quello che significa il lavoro continuo e assillante ogni giorno. E´ stato motivo di grande soddisfazione vedere uno dei miei due ragazzi premiato al termine come "Most Improved Player of the Camp", testimonianza che non eravamo venuti qui per turismo e che anche i nostri giovani, se realmente motivati, non avrebbero niente da temere da un regime di lavoro vigente in ambienti professionali.
Nei colloqui con il Direttore Karel Crouwel durante lo stage è emerso il vivo interesse della Playball Academy Europe ad espandere le sue attività con camp e seminari tecnici in Italia, magari già a partire dal 2007.
Marco Borri
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