Troppi 24 anni di attesa, dovevano vincere i St. Louis Cardinals. Era scritto che il 2006 sarebbe stato l’anno buono: quello della celebrazione delle World Series, in casa davanti al pubblico amico e nella prima stagione disputata al rinnovato Busch Stadium (biglietti esauriti in ogni partita per un totale di quasi 3 milioni e mezzo di tagliandi venduti).
Un altro segno del destino: quest’anno nella Hall of Fame del baseball è entrato Bruce Setter, il lanciatore che aveva permesso ai Cardinals di vincere proprio quelle ultime World Series (nel 1982 sui Milwaukee Brewers), il rookie Adam Wainwright ha effettuato l’ultimo decisivo lancio mettendo a segno lo strike-out che vale il titolo di campione.
E’ finita 4-2 la quinta partita di finale, 4 vittorie ad 1 per i St. Louis Cardinals che in casa non hanno lasciato spazio ai Detroit Tigers (ancora fallosissimi in difesa), 3 successi limpidissimi al Busch Stadium che esplode quando arriva il decimo titolo assoluto.
Tony La Russa, allenatore vincente, ha bissato un primato che fino ad oggi era detenuto solo da Sparky Anderson: unico managers ad avere vinto le World Series con squadre della Amercan e della National League. Anderson lo fece con i Cincinnati Reds nel 1975 e 1976, poi con i Detroit Tigers nel 1984. La Russa ha conquistato le World Series nel 1989 con gli Oakland Athletics e appunto nel 2006 con i St. Louis Cardinals.
Si è trattato di un piccolo, grande miracolo, tenuto conto che la sua squadra si era qualificata ai play-offs con la percentuale di vittorie/sconfitte più bassa (83-78 il record) fra le altre compagini della post-season. Un capolavoro per St. Louis che aveva superato 3-1 i San Diego Padres e 4-3 soffrendo i New York Mets in semifinale.
In gara-5 è stato Jeff Weaver il vero protagonista con 8 riprese stellari sul mound di lancio, 4 valide, 2 punti e ben 9 strike-outs. E pensare che il pitcher non era neanche nel roster all’inizio della stagione: Weaver, che iniziò la sua carriera proprio con i Tigers, è stato ingaggiato solo il 5 luglio scorso dagli Angels.
David Eckstein è stato, a ragione, nominato MVP della serie finale. Ancora una volta è stato utilissimo in attacco: ha colpito duro, 2 punti battuti a casa ed uno segnato, in una sola parola determinante. Yadier Molina, 3 valide e 2 punti nel paniere dei Cards. Due nomi soltanto ma è l’intera squadra che ha girato senza sbavatura, scoprendo i nervi degli avversari inguardabili in difesa.
Tra i Tigers, si è salvato soltanto Sean Casey che ha battuto un fuoricampo nella seconda partite consecutiva, una lunga battuta da 2 punti che solo per un attimo aveva riaperto le sorti della centoduesima edizione delle World Series.
Poco meno di tre ore per salutare i nuovi campioni di St. Louis, momento culminante di una stagione che ha visto stabilire, nella sua fase regolare, il nuovo record di presenze (76 milioni di spettatori).
Ieri al Busch Stadium il bagno di folla. L’abbraccio dei tifosi per La Russa ed i suoi sotto un cielo splendente ed una temperatura decisamente più alta rispetto a quella dei giorni precedenti. Si parla di oltre mezzo milione di persone.
Giocatori, coaches e tutto lo staff hanno prima sfilato in corteo per il centro di St. Louis per poi planare proprio sul diamante iridato in una parata mai vista, per quel decimo titolo delle World Series che tutti attendevano dal 1982.
This post was published on 30 Ottobre 2006 13:52
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