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La Bundesliga apre le porte a Flavio Rinaldi

Dopo 4 stagioni trascorse negli Stati Uniti fra high-school e junior-college del Texas ed una borsa di studio offertagli da un college di seconda divisione dell’Oklahoma (sfumata all’ultimo per motivi extra sportivi), Flavio Rinaldi, ricevitore, 21 anni da Roma, sarà quest’anno il secondo italiano a giocare nella Bundesliga tedesca che scatterà sabato 7 Aprile (nel 2003 Francesco Vitocco, oggi in forza al Rovigo BSC, aveva vestito la maglia dei Gauting Indians).
La squadra è quella dei Mainz Athletics, ovvero dell’antica Magonza, capitale della Renania, una cittadina di 200.000 abitanti situata sul Reno a 30 km. da Francoforte, fra l’altro con una comunità di circa 6.000 italiani. L’ingaggio è stato definito nei giorni scorsi con il Direttore Sportivo, Ulli Wermuth, dopo una lunga trattativa iniziata ai primi di dicembre e conclusasi con un provino in Germania a metà gennaio. L’accordo prevede che, oltre all’ingaggio, vengano garantiti a Rinaldi vitto e alloggio presso una famiglia, nonché un corso intensivo di studio della lingua tedesca e l’opportunità di un lavoro part-time che lo tenga impegnato quindi solo al mattino e a disposizione della società, in campo, per il resto della giornata. Come giocatore, Flavio disputerà sia il campionato senior di Bundesliga sia il campionato juniores, per un totale di 4 gare settimanali; inoltre gli è stato richiesto di collaborare come assistano-coach per la squadra ragazzi.
L’anno scorso, dopo il finale di stagione nelle file del Rosemar in A2, pieno di luci ed ombre, Flavio aveva inoltrato il proprio curriculum a diversi club italiani di serie A1 e A2, nonché su Honkbalsite, il sito di baseball olandese che si occupa di intermediazione di giocatori a livello internazionale. La proposta più interessante è pervenuta via web proprio dal club tedesco di Mainz, anche perché Flavio si occuperà in futuro di turismo ed è molto interessato ad acquisire la padronanza, dopo l’inglese, anche della lingua tedesca.
I Mainz Athletics sono uno dei club storicamente più competitivi della Bundesliga e nonostante siano riusciti ad accedere ai play-offs per ben 13 stagioni consecutive, non hanno mai vinto lo scudetto tedesco. La società è nota in particolare per la qualità del settore giovanile, avendo in bacheca 13 titoli nazionali conquistati nelle varie categorie e dopo (la squadra juniores ha disputato le finali 2006). Attualmente sono 11 le formazioni schierate nelle diverse categorie del baseball e del softball. Il roster della prima squadra è molto giovane (il giocatore più ‘vecchio” ha 27 anni) ed è guidata da un coach americano. Al massimo campionato partecipano 16 squadre, suddivise in 2 gironi secondo il criterio geografico nord-sud con 2 gare a settimana – da aprile ad ottobre . Le prime 4 di ciascun girone accedono ai playoff per il titolo.
Sono ammesse esclusivamente mazze di legno e solo 2 stranieri nel lineup, mentre tutti gli altri devono essere cittadini dell’Unione Europea, per cui Flavio non rientrerà nella quota stranieri. Solo la seconda partita del ‘double-header” è riservata a lanciatori stranieri, e nella stessa gara non possono essere stranieri sia il ricevitore che l’interbase contemporaneamente. Secondo gli addetti ai lavori la qualità di gioco della ‘Bundesliga” può essere paragonata ad un alto livello di college; numerosi atleti tedeschi giocano proprio in college degli Stati Uniti e 4 giocatori tedeschi sono attualmente sotto contratto con le organizzazioni dei Minnesota Twins e dei Milwaukee Brewers.
Baseball.it ha intervistato in ESCLUSIVA Flavio Rinaldi alla vigilia di questa ennesima, appassionante avventura.

Flavio, quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a questa nuova esperienza?
La prima è l’amore per il baseball. Uno sport che mi ha dato tanto e che consiglio sempre a tutti coloro che mi avvicinano per sapere come mai per il baseball abbia scelto di vivere, così distante da casa, la mia adolescenza. La seconda è che ho imparato che stando lontano posso lavorare bene senza quelle distrazioni che magari, come tutti i ragazzi della mia età, potrei avere in Italia. La terza è che in Germania sono stato ingaggiato per giocare nella Lega Primaria mentre in Italia non ho avuto proposte serie neanche per giocare in A2. L’ultima, ma non la meno importante, è che in Germania, come in Olanda, ci sono molti giocatori che hanno militato, o militano tuttora, nelle leghe professionistiche americane e asiatiche. Il che vuol dire scout in giro e quindi la possibilità di essere notati.

Consideri quello tedesco un campionato di passaggio per altre opportunità o sei pronto a giocarvi anche più di una stagione?
Sarà sicuramente un anno molto importante per me, dovrò lavorare parecchio per raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato e non sarà un’ impresa facile, ma ci sono abituato. Nel baseball d’altronde nessuno mi ha mai regalato nulla. Perciò adesso l’unica cosa che farò é lavorare sodo, poi a fine campionato tirerò le somme. Certo, non lo nascondo, il mio sogno e diventare un professionista nel baseball ma se proprio andrà male diventerò un professionista nel mondo del turismo. Proprio in questi giorni ho preso la patente che mi consentirà di fare l’accompagnatore turistico. Ma voglio provarci con tutto me stesso e questo può iniziare soltanto da una grande stagione con i Mainz A’s.

Ritieni che l’etica di lavoro acquisita nei 4 anni in Texas possa aiutarti concretamente nel nuovo ambiente?
Nei miei quattro anni in Texas ho avuto l’onore di essere allenato da grandi allenatori, da allenatori veri. Ho conosciuto e mi sono allenato con giocatori che ora sono in triplo A, che mi hanno insegnato la cultura del baseball, dentro e fuori dal campo, durante la stagione o d’inverno e certamente tutto questo mi sarà d’aiuto nella nuova avventura.

Che livello di competizione ti attendi dalla Bundesliga?
Non conosco il baseball tedesco, ma per quello che ho visto e letto mi aspetto un livello di media classifica di serie A1. Le loro squadre non sono piene di stranieri e finti tedeschi e tengono molto al vivaio giovanile. Scelgono con oculatezza gli innesti stranieri e hanno delle regole molto ferree al riguardo.

Hai qualche rimpianto, qualcosa che vorresti dimostrare in Italia?
A 21 anni non si dovrebbero avere già rimpianti ma sarei ipocrita se non lo ammettessi. Si, uno ce l’ho: non essere ancora riuscito a convincere un coach italiano, tranne un certo Giulio Glorioso, sulle mie qualità tecniche. In Oklahoma sono stato osservato da Ron Hill coach della ECU (College di IIa divisione) e mi è stata proposta una borsa di studio di 3 anni, poi per motivi extra-sportivi non ho potuto firmare. Sono tornato in Italia ed un famoso tecnico ha consigliato a mio padre di farmi smettere di fare il catcher perché in quel ruolo non ci ero portato. Vivrò per dimostrargli che si è sbagliato. Fino a quando degli allenatori come David Shepherd e Corey Mercer continueranno a dirmi che valgo, io andrò avanti per la mia strada, a costo di non tornare mai più in Italia. E poi ho fatto una promessa a me stesso e ad alcune persone molto importanti nella mia vita e ci devo riuscire costi quel che costi.

Marco Borri

Marco Borri, 50 anni, smette di giocare a baseball –forse per la gioia di qualcuno– appena ventenne per dedicarsi a studio e lavoro, decisione della quale molto si pente una volta raggiunta l’età della ragione. Rimane lontano dal baseball attivo per due decenni, tuttavia sempre seguendo dall’esterno sia le vicende italiane che MLB. Rientra nell’ambiente nel 1996, al seguito dei figli, rovinandosi così per la seconda volta l’esistenza. Insofferente all’ottusità e ai cialtroni, intollerante verso chi vorrebbe menare le persone per il naso, cerca sempre di fare del suo meglio e ritiene che non sia necessaria la garanzia di vittoria per dover lottare. Gli piace scrivere di baseball e ancor più fotografarlo.Dopo diversi interventi su Baseball.it come visitatore, nel dicembre del 2006 Marco accetta di seguire e analizzare per il nostro sito le problematiche legate al professionismo e in particolare per quanto riguardera' il batti e corri tricolore.

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