Luci ed ombre del campionato, aspettando la vera IBL

nSessant'anni di campionato alla ricerca della formula migliore che non si è ancora vista o che magari ci è sfuggita per strada. Una lunga rincorsa che dovrebbe portarci, secondo gli auspici del presidente Fraccari, verso quel campionato professionistico o – più realisticamente – semiprofessionistico sostenuto dalle Major league. L'appuntamento è per il 2010, intanto stringiamo i denti e mandiamo giù questo microcampionato che rischia ancora una volta di passare inosservato ai più (intendo il grande pubblico) per durata (poco più di 4 mesi, playoff compresi) e diffusione geografica. n

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nCOSA FUNZIONA – La voglia di arrivare al traguardo della vera Ibl, la volontà di realizzare queste franchigie, il miglioramento delle strutture (certi impianti ormai sono di prim'ordine) e la professionalizzazione di molte società, non solo in campo ma anche negli uffici (stampa, marketing e altro), l'arrivo di tanti giocatori stranieri di qualità che faranno sicuramente crescere anche gli italiani. E poi il pubblico della finale, salvo che quella dello scorso anno non sia stata una fortunosa coincidenza, ma soprattutto la copertura televisiva che permetterà di seguire in diretta integrale praticamente una partita alla settimana, cosa che fino a qualche anno fa sarebbe stata impensabile. E non si dica che è "solo" sul satellite, perché ormai tutto lo sport che non sia nazionale di calcio, Formula 1, motomondiale o Giro d'Italia va solamente sul satellite. Chiedere agli appassionati di tennis per credere. n

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nBella l'idea della coppa Italia riservata ai giocatori italiani (quindi anche oriundi), ma il prossimo passo dovrebbe essere una coppa riservata ai soli giocatori ASI, cosa che consentirebbe di allargarla anche alle serie minori, per portare le grandi squadre anche sui campi di A2 o addirittura di B. Buona anche l'idea della riforma delle coppe europee, con l'introduzione di un'Eurolega come avviene in altri sport. E soprattutto un mondiale da sfruttare per rilanciare il baseball, anche in chiave olimpica: l'importante è non frammentare il torneo in cinquanta sedi diverse e cercare invece di portarlo in città "pesanti" (Torino, Milano, Firenze, Roma) come faranno nel resto d'Europa (Barcellona, Praga, Mosca, Stoccolma, Rotterdam) se si vuole attirare l'interesse dei membri del Cio. n

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nCOSA NON FUNZIONA –  Il campionato brevissimo (regular season di tre mesi) e ridotto all'osso (8 squadre, solo 3 in più di quelle che parteciparono al primo campionato nel 1948!): in Italia nessuno sport di squadra ha una serie A così striminzita  (anche l'hockey ghiaccio, che pure è sport circoscritto alle regioni alpine, ha una squadra in più: 9) e oltre tutto quella del baseball è anche concentrata geograficamente in una sola regione (5 squadre in Emilia-San Marino) e coinvolge centri che messi tutti assieme raggiungono appena appena 850mila abitanti, cioè la popolazione di Torino. Ma bisogna tenere conto che la metà di questi sono di Bologna… Con un bacino d'utenza così ridotto è difficile pensare di far presa sui grandi mezzi di comunicazione. E qui si arriva all'altra cosa che non funziona: bene la tv, bene internet, ma bisogna lavorare per arrivare a vedere almeno i risultati sui giornali generalisti, quelli che vanno in mano a tutti, dal Corriere a Repubblica alla Stampa. Come avviene per il rugby o la pallanuoto, nulla di più. n

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nGli orari e le date: giocare alle 21, quando spesso ci si imbatte ancora in partite troppo lunghe, è dannoso per il pubblico di neofiti da conquistare. Un papà che porta il figlio a vedere la partita non può riportarlo a casa dopo mezzanotte. E le finali andrebbero anticipate almeno alle 19-19.30 se si vuole avere la stampa, o addirittura al pomeriggio se si vuole avere il grande pubblico. In settembre (ma anche in ottobre) si può giocare il sabato pomeriggio o la domenica favorendo così lo spostamento del "popolo del baseball" verso le città dove ci si gioca lo scudetto, senza costringere la gente a tornarsene a casa alle 3 di notte. Ultima cosa: i play-off che scattano in coincidenza con le Olimpiadi in un momento in cui tutto il resto dello sport, soprattutto sui media, conta zero. n

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nPochi spunti buttati lì per riflettere in attesa del grande salto. Buon campionato. n

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Elia Pagnoni

Nato a Milano nel 1959, Elia Pagnoni ricopre attualmente il ruolo di vice capo redattore dello sport al quotidiano "Il Giornale", dove lavora sin dal 1986. E' stato autore di due libri sulla storia del baseball milanese.

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