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La storia di Jon Lester, “no-hitter” da sogno

nSe state cercando una storia da raccontare ai vostri figli o a qualcuno che sta cercando di combattere dei problemi di salute, quella di Jon Lester farà sicuramente al caso vostro. n

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nLanciatore mancino dei Boston Red Sox, Lester scopre alla fine del 2006 di avere un linfoma non-Hodgkin ed è costretto a saltare parte della stagione per sottoporsi a quattro diversi cicli di chemioterapia. Fortunatamente, il ventiquattrenne nativo di Tacoma, vince la sua battaglia contro la malattia e torna verso la fine del 2007 nella rotazione dei Bosox. Già vincitore morale per quello che è riuscito a fare, Lester non si accontenta e, chiamato a lanciare in gara 4 delle World Series 2007, con Boston avanti per 3 partite a zero contro Colorado, si rende protagonista di una grandissima prestazione che permette ai Red Sox di vincere il titolo di campioni del mondo. n

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nCosa si può chiedere di più ad una storia già così ispiratrice? Jon Lester è salito sul monte lunedì scorso ed ha trovato una risposta più che soddisfacente: un no-hitter. n

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nLester tiene a zero i Kansas City Royals, tirando il suo primo complete game, il suo primo shutout, e soprattutto il primo no-hitter nelle Majors dopo quello registrato dal rookie dei Red Sox Clay Buchholz nel settembre scorso. n

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nLester concede solo a due corridori di toccare il cuscino di base, commette un errore durante un pick-off in prima e lascia al piatto Alberto Callapso per concludere la partita, prima di alzare entrambe le mani in aria e lanciarsi nell'abbraccio del suo ricevitore Jason Varitek, il quale ha già ricevuto ben quattro no-hitter dall'inizio della sua carriera. n

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nNon vogliamo soffermarci sulle caratteristiche tecniche della partita, ma sulla ondata di emozioni che ne è scaturita. Emozioni forti che hanno investito anche il manager dei Red Sox, Terry Francona: "È un ragazzo fantastico, ma non perchè ha lanciato un no-hitter. Perché è un bravissimo ragazzo. Siamo sempre orgogliosi di lui, ma vederlo ottenere un risultato del genere è una cosa davvero indescrivibile. Ho cercato di trovare le parole, ma è difficile perchè…che storia!" n

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nFrancona, che solo il giorno precedente, aveva assistito alla cerimonia di diploma del proprio figlio, ha anche aggiunto:"Probabilmente non è giusto dirlo, ma mi sento come se mio figlio si è diplomato e un altro mio figlio ha tirato un no-hitter. Probabilmente è egoistico da parte mia, parlare in questo modo, ma penso che siano i palesi sentimenti che mi legano a questo ragazzo". Sentimenti che Lester ha confermato subito dopo: "Dopo tutto quello che ho passato negli ultimi due anni, Terry è stato come un secondo padre per me". n

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nDopo una serata come quella, dopo quanto ha passato Lester, ci si aspetterebbe che un giovane come lui si adagiasse per godersi il momento. No. Dobbiamo rivedere le nostre aspettative. Neanche il messaggio inviato dal pluri-vincitore del Tour de France Lance Armstrong ("A nome di tutti i sopravvissuti al cancro degli Stati Uniti e del mondo, ci congratuliamo con te") riesce a smuovere Lester: "Tra pochi giorni (quando ci sarà la sua prossima partita contro Oakland, ndr) voglio essere trattato come chiunque altro. Voglio solo salire sul monte per lanciare e spero per lanciare bene contro gli A's e continuare a lanciare contro il prossimo avversario". n

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nCon il passare dei giorni, il telefono di Lester squillerà di meno e riceverà meno messaggi, fino a tornare alla normalità, normalità che è esattamente quello che il lanciatore di Boston vuole: "Vorrei solo essere una persona normale e venire criticato per i miei lanci e non ricevere un trattamento speciale solo perchè ho avuto un tumore". n

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nTerry Francona sembra essere d'accordo con la linea di pensiero di Lester. Subito dopo la partita contro i Royals e dopo aver festeggiato in campo, il manager dei Red Sox si è assicurato che Lester si recasse in palestra per effettuare i suoi esercizi post-gara e Lester era già li. "Normalità significa fare le cose di sempre con la stessa costanza ed entusiasmo in ogni situazione" ha commentato Francona". Probabilmente è questo il segreto di Jon Lester e il lato più particolare della sua storia. n

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Fulvio Pannese

Nato 1978, scopre il baseball attraverso un libro e dopo aver giocato a Mel-Ball alle elementari. Non riuscendo a trovare una squadra dove giocare si dedica ancora all'atletica fino al 1992 quando scopre l'acquacetosa a Roma e si ammala definitivamente di baseball. Una passione così forte che gli fa divorare giornali, riviste, videocassette e tutto quello che parli di questo bellissimo sport. Nei bienni 1994/1995 e nel 1998/1999 si reca negli Stati Uniti per provare la strada del professionismo, ma senza successo. Tornato in Italia disputa diverse stagioni alla Lazio, poi nel Capanelle e ora è attualmente nelle file della Roma Baseball in serie B. Da sempre appassionato di Major League, ama analizzare statistiche e seguire le storie dei giocatori.

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