Nettuno, Mazzanti suona la carica

"A Bologna contava giocare per rimanere col ritmo partita, anche se erano delle partite ininfluenti dal punto di vista della posta in palio". Peppe Mazzanti, bomber e uno dei simboli di questa Caffé Danesi Nettuno, è alla vigilia della seconda finale scudetto della sua vita. La prima, quella malauguratamente persa lo scorso anno in garasette. Ce ne fu a dire il vero un'altra nel '99, quando però era veramente un "rookie" e non scese mai in campo. La voglia allora è quella di prendersi quanto sfuggito l'agosto scorso. Lui, come il capitano Igor Schiavetti, Leo Mazzanti, Massimiliano Masin, Marco Costantini, Renato Imperiali, lui insieme a tutti gli altri giocatori di Nettuno. Rappresentano il cuore della città che scenderà idealmente "tutta" in campo venerdì sera al Borghese con la propria squadra, e la seguirà partendo alla volta di Serravalle nella più classica delle "migrazioni di massa" che hanno caratterizzato negli anni i supporter verdazzurri. "Lo scorso anno giocammo sette partite splendide, perdemmo solamente all'ultimo inning e forse, se avessimo giocato in casa la settima, sarebbe andata in maniera diversa – continua – sono sicuro che in questo fine settimana ci sarà il pienone al Borghese. E il nostro pubblico è speciale, ci incita e ci segue con un calore incredibile, ci dà la carica. Non esiste niente di simile in Italia". 

E a Nettuno in questi giorni non si parla d'altro. Nei bar, nelle piazze, l'elettricità sale, la tensione pure, i muri cominciano ad essere tappezzati di manifesti, mentre pian piano si svuota dai villeggianti e si ritorna a ritmi più consoni ad una tranquilla cittadina di provincia di 45mila abitanti, con Roma abbastanza vicina per essere raggiunta ma anche sufficientemente lontana per non subirne il caos. Una cittadina che, passate le bufere amministrative (lo scioglimento del consiglio comunale e il relativo commissariamento) torna a quello per il quale è conosciuta nel mondo, l'onere e l'onore di essere la "Città del Baseball" in Italia. Con il calcio che milita nei campionati dilettantistici, solo la medaglia d'argento di D'Aniello a Pechino nel Double Trap ha distolto un po' l'attenzione dal baseball, una passione che è ormai parte integrante della stessa cultura nettunese. Ma anche l'olimpionico giocava a baseball anni orsono. Dunque tutto torna… Nasce tutto da qui, dal diamante.
E Peppe Mazzanti, soprannominato "The Natural", ostenta comunque un po' di sana sicurezza, quella dei combattenti nati. Giocare l'eventuale settima in casa è un vantaggio? "Io in cuor mio spero di non arrivarci. Ci sarà da lottare, perché San Marino è una squadra molto solida, soprattutto ci sono quattro o cinque elementi in battuta che trascinano la squadra. Ma, inutile negarlo, sulla carta siamo noi i favoriti. Se andiamo a vedere le individualità è così. Se giochiamo al meglio abbiamo un lineup che dal primo al nono impensierisce chiunque. Ricordiamoci però che il Rimini nel 2005 entrò nei play off come quarto e per il rotto della cuffia, e poi vinse. Dunque non sarebbe nemmeno il caso di lasciarsi andare a facili proclami. Certo, loro hanno anche perso Nyari, al quale faccio i miei migliori auguri di una prontissima guarigione". 
L'avvicinamento al match di venerdì non è stato diverso dalle altre settimane. "Ci siamoallenati tutti i giorni, con un po' di defaticante per riprenderci dallefatiche del viaggio di Bologna, e poi con i soliti ritmi. Abbiamo parlato tra di noi, siamo carichi e vogliamo vincere. Io in questa settimana hocercato di rilassarmi, di non pensare a niente". Bagialemani dovrebbe avere tutti a disposizione, anche Leo Mazzanti che non era partito alla volta di Bologna alle prese con qualche acciacco e che in settimana si è allenato regolarmente. 
Manca solo il play ball, a questo punto. A Nettuno non si aspetta altro. Che finite le vacanze estive i villeggianti romani tornino nella capitale, e lascino la città libera di seguire la squadra. La propria squadra.
Ascolta l'intervista a Ruggero Bagialemani, manager della Danesi Nettuno
Mauro Cugola

Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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Mauro Cugola

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